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Veleni, è allarme Stanic "La falda è già inquinata"

Superati i livelli, scatta il piano dei controlli. La fabbrica chiusa dal 1976 è ancora pericolosa: aperta la procedure per i metalli pesanti. L'Assessore: La Regione ha chiesto ufficialmente all´Eni di adoperarsi per risolvere la situazione.
25 novembre 2008
Paolo Russo
Fonte: Repubblica

- BARI - La Stanic continua ad inquinare. L´ex raffineria Eni, ormai inglobata nel centro di Bari, non è solo un brutto monumento di archeologia industriale. Questa fabbrica chiusa dal 1976 continua a produrre veleni. Lo attestano le analisi condotte dall´Arpa e rese note ieri. Rispetto ai test compiuti nel 2001 il livello d´inquinamento della falda e dei terreni a ridosso del villaggio del Lavoratore sta drammaticamente aumentando.

Per questo motivo ieri l´assessorato regionale all´Ecologia ha disposto un intervento di "Messa in sicurezza d´emergenza". La procedure "Mise" è stata ufficialmente aperta per impedire che i metalli pesanti e gli altri inquinanti presenti nella falda possano scivolare all´esterno della raffineria.

Sono questi drammatici risultati emersi ieri dalla prima riunione del comitato regionale che ha il compito di valutare la richiesta di caratterizzazione ambientale richiesta nei mesi scorsi dall´Eni. L´iter per la bonifica della raffineria Stanic, avviato timidamente sul finire degli anni Novanta, nel 2001 ha conosciuto il suo ultimo passaggio ufficiale.

Ma la procedura, senza ulteriori sollecitazioni da parte della multinazionale italiana dell´energia, si è arenata tra le pastoie burocratiche. Nel frattempo - la bomba ecologica che si pensava a riposa da oltre 30 anni - ha continuato a disperdere nell´ambiente i suoi veleni. E nuove inquietanti scoperte sono state fatte all´interno di quella ciminiera che molti consideravano una sorta di vulcano spento. Il magma di veleno dello Stanic, invece, continua a ribollire.

Nel 2004, all´interno della raffineria, furono rinvenuti più di cento sacchi di amianto, abbandonati in vecchi capannoni o lasciati all´aperto. Un campanello di allarme che portò nei mesi successivi, ad una scoperta ancora più nefasta: centinaia di metri di tubature interrate della raffineria sono realizzate con l´eternit. Per questo il processo di bonifica di questa bomba ecologica è diventato molto più complesso. "E´ una situazione problematica", ha commentato l´assessore regionale all´Ambiente, Michele Losappio.

La commissione regionale che si è riunita ieri ha espresso la necessità di una intensa campagna di monitoraggio. La Regione ha chiesto ufficialmente all´Eni di adoperarsi per mettere in atto una bonifica del suolo e della falda, poiché, si legge nel fascicolo esaminato ieri dai tecnici ambientali dell´ente, oltre il 50 per cento dei campioni di terreno prelevati dall´Arpa sono risultati contaminati. Una percentuale cresciuta rispetto ai campionamenti eseguiti nel 2001. "bene ha fatto la regione a disporre la messa in sicurezza d´emergenza - ha commentato il direttore regionale dell´Arpa, Giorgio Assennato - perché una fabbrica così inquinata in piena città è un vero pericolo pubblico".

E´ stata la stessa Eni a richiedere alla Regione di aprire la procedura per il piano di caratterizzazione. Un atto formale propedeutico all´avviamento di un processo di bonifica. Probabilmente, la multinazionale italiana dell´energia vuole conoscere il prezzo da pagare per far ritornare "disponibile" la vasta area che occupa al confine tra il centro di Bari e il quartiere San Paolo. L´ipotesi più accreditata è che l´Eni abbia ricevuto un´offerta per l´acquisto del suolo. In passato erano emerse le più disparate proposte di riconversione, dal parco giochi alla nuova Fiera del Levante. Per il momento, la Stanic resta solo, un pericolo ambientale.

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