Diossina, l'ILVA frena sui limiti "impossibile rispettarli subito"
Il ministro Fitto e la dirigenza Ilva: sono le uniche voci che si sono alzate contro la legge antidiossina. Ma il provvedimento di Vendola, che salva Taranto dai suoi veleni, non sarà impugnato dal governo Berlusconi. A sconfessare le voci che davano per imminente il ricorso alla Corte costituzionali contro il testo appena approvato dal consiglio regionale, è stato il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto.
L´ex governatore pugliese, che negli ultimi mesi ha portato alla Consulta numerose altre leggi di tutela ambientale della Regione Puglia, non vuole cadere in quello che considera un tranello politico.
Non condivide il provvedimento che impone all´Ilva di abbattere le emissioni di sostanze nocive. Giudica "inefficace" le legge che salva Taranto, la città più inquinata d´Europa, dai suoi veleni. Ma, almeno per il momento, non porterà davanti alla Consulta la legge voluta dal suo nemico politico per eccellenza.
A sconsigliare al ministro di Maglie l´impugnazione immediata del provvedimento votato anche da un pezzo di Forza Italia, è una questione di opportunità: "Questa è una legge che ha una chiara finalità politica - ha dichiarato ieri Fitto - la sinistra vuole scagliare la gente contro il governo". Per questo il provvedimento antidiossina non dovrebbe essere impugnato. Il ministro Fitto si è riservato una valutazione più approfondita della legge. Ma ieri ha anticipato: "Da una lettura superficiale fatta anche con i ministeri competenti non mi sembra che ci siano grandi problemi di incostituzionalità". Ciò che più teme l´ex governatore si chiama "effetto boomerang".
Dalla manifestazione che nelle scorse settimane ha portato in piazza decine di migliaia di tarantini al dibattito che ha preceduto il voto di due giorni fa, è emerso con evidenza che questa legge che impone all´Ilva l´abbattimento delle diossina ha unito tutti i pugliesi. Piace ed è stata votata dalla sinistra come dai consiglieri tarantini di Forza Italia che hanno disobbedito al ditkat imposto dallo stesso Fitto via telefono durante la pausa prima del voto finale in consiglio.
Anche i suoi fedelissimi del Pdl, traghettati da Rocco Palese, prima di astenersi hanno dichiarato il proprio apprezzamento nei confronti della legge e delle sue finalità. Chiedendo, addirittura, un improbabile anticipo dei termini entro i quali l´Ilva dovrà abbattere le emissioni di inquinanti. Una netta inversione di tendenza rispetto alle piccate dichiarazioni del ministro dell´Ambiente di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo, esplicitamente contraria a questa legge della giunta Vendola.
Per questo Fitto, ieri, ha bacchettato i suoi: "Non ho molto condiviso la posizione dei gruppi regionali di opposizione in Puglia - ha detto - non si poteva consentire a chi vuole strumentalmente e demagogicamente fare questa battaglia di poter dire che l´approvazione di questa legge abbia rappresentato una giornata storica per la Puglia". Ma il ministro è stato lasciato solo in questa battaglia.
L´unica altra voce - a parte quella di Fitto - che ieri si è alzata contro il provvedimento antidiossina è stata quella dell´Ilva. Il gruppo Riva ieri ha espresso preoccupazione per il provvedimento che impone al siderurgico più grande e inquinante d´Europa di abbattere le emissioni di sostanze nocive. Ma per la dirigenza del siderurgico: "I limiti alle emissioni di diossine così come indicati dalla legge approvata dal consiglio regionale sono tecnicamente irraggiungibili nei tempi stabiliti dalla stessa legge e questo preoccupa profondamente l´Ilva".
L´Ilva considera prematura la scadenza del prossimo 31 marzo 2009, data entro la quale dovrà ridurre al di sotto dei 2,5 nanogrammi per metro cubo le emissioni di diossina. E giudica "tecnicamente impraticabile" l´ulteriore riduzione del valore limite a 0,4 nanogrammi per metro cubo entro il 31 dicembre 2010. Ma queste due tappe sono state suggerite alla Regione dall´Arpa sulla scorta di uno studio scientifico e da un´analisi di altre esperienze simili nel mondo. La tesi del gruppo Riva è che il caso Ilva non può essere replicato: lo stabilimento più grande d´Europa sarebbe troppo grande per essere messo a norma nel giro di appena due anni.
Ma gli esperti avvertono "interventi non difficili"
La «tesi dell´Ilva sulla inapplicabilità tecnica della legge regionale non ha una ragione da un punto di vista scientifico. E a dimostrarlo sono loro stessi». A sostenerlo è il direttore generale dell´Arpa, Giorgio Assennato, uno dei padri della norma antidiossine approvata ieri. «Le tre misure che furono fatte a giugno scorso proprio ai camini dell´Ilva dimostrano infatti come utilizzando l´urea il limite di 2,5 nanogrammi è raggiungibile. Anzi è stato già raggiunto: i tre dati furono di 1,9 - 2,3 e 3,4. Anche il più alto è nella norma visto che c´è il trenta per cento di "incertezza scientifica"» spiega il direttore dell´Arpa.
Toccherà ora proprio all´agenzia regionale per l´Ambiente vigilare d´ora in avanti sulla corretta applicazione della legge. La legge prevede infatti che «entro sessanta giorni dall´entrata in vigore, i gestori degli impianti già esistenti dovranno elaborare un piano per il campionamento in continuo dei gas di scarico». Questo dovrebbe avvenire quindi intorno a fine febbraio, al massimo per i primi giorni di marzo. «Questo piano - dicono i tecnici - dovrà essere presentato all´Arpa per la validazione e la definizione della tempistica. Tutti gli oneri sono a carico dei privati». A questo punto l´Agenzia per l´ambiente provvederà ad effettuare verifiche a campione per valutare l´effettiva attuazione dei piani di campionamento e la relativa efficacia. L´Arpa già quest´estate dovrà quindi verificare se il limite di 2,5 è superato o meno.
«In caso di superamento - spiegano ancora - verrà data immediata comunicazione all´assessorato all´Ecologia che diffiderà il gestore dell´impianto che abbia determinato tale superamento a rientrare, entro 60 giorni, nei limiti previsti. Se il gestore non adempie dovrà immediatamente bloccare la produzione, per poi riprenderla soltanto dopo l´approvazione in conferenza di servizi».
A essere interessata alla legge non sarà soltanto l´Ilva. Ma anche le cementerie e tutte quelle aziende che emettono diossine nell´aria. Il limite dello 0,4 verrà invece imposto subito a tutti i nuovi impianti: se qualcuno volesse cioè realizzare in Puglia un inceneritore dovrà da subito adeguarsi a quello che l´Ilva definisce oggi «un limite impossibile». «Questa impossibilità anche per il siderurgico tarantino non ha però alcun fondamento scientifico - conclude il direttore dell´Arpa - Non esiste infatti alcuno studio specifico che ci indichi l´impossibilità a scendere oltre quella soglia».
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