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Taranto ancora ultima in classifica in Italia per differenziata e verde

Un commento sulla "Classifica di attenzione all'ecocompatibilità", stilata per i comuni capoluogo di provincia italiani
18 agosto 2009
Comitato per Taranto

Nei giorni scorsi è stata diffusa dall'Istituto Nazionale di Statistica la relazione sugli "Indicatori ambientali urbani, anno 2008".

Nella "Classifica di attenzione all'ecocompatibilità", stilata per i comuni capoluogo di provincia italiani, Taranto risulta essere 52esima, con un calo di 11 posizioni rispetto al 2007, a fronte di una generalizzata tendenza al miglioramento.

Nelle singole tabelle dei fattori, per Taranto, si rilevano una serie di carenze più o meno gravi, dovute principalmente ad una gestione amministrativa inefficiente, che si ritorce a danno della salute pubblica e del territorio.

1) TRASPORTI.
Calo progressivo dal 2005 della domanda di trasporto pubblico;

2) ENERGIA.
Assenza di un Piano Energetico Comunale, assenza totale di sistemi solari o eolici per l'alimentazione di strutture pubbliche, incremento notevole del consumo di gas metano (+30% contro 7,5% nazionale) e di energia elettrica (1,9% contro 0,1% nazionale);

3) RUMORE.
Nessuna relazione biennale sullo stato acustico (dovuta per i comuni superiori a 50mila abitanti), assenza di un Piano di Risanamento Acustico o di centraline fisse di rilevamento, mancanza di interventi di bonifica per mitigare l'impatto del rumore (asfalto fonoassorbente o barriere acustiche);

4) VERDE.
Assenza di un Piano del Verde Urbano e di un censimento della consistenza del verde pubblico, calcolo della densità di verde per superficie mai effettuato, verde urbano stimato in 0,2 mq per abitante (stazionario dal 2000) che ci colloca all'ultimo posto assoluto in Italia (media nazionale di 93,6 mq x ab);

5) ACQUA.
Razionamento dell'acqua potabile e depurazione delle acque nere per il 90% della popolazione;

6) ARIA.
Diminuzione delle centraline di monitoraggio rispetto al 2006 (da 5,7x100kmq a 5,2xkmq), riduzione del numero di inquinanti rilevati (da 10 a 6), superamenti del limite di sicurezza per la popolazione prevalentemente nelle stazioni di rilevamento in area industriale (con buona pace dei fantasiosi teorici della matrice residenziale e veicolare dell'inquinamento a Taranto);

7) RIFIUTI.
La raccolta differenziata costituisce il 6,6% del totale dei rifiuti, con incremento rispetto all'anno precedente molto inferiore rispetto alla crescita media nazionale. Rispetto al 28,5% italiano, Taranto si colloca agli ultimi posti (in dettaglio i valori per tipologia di rifiuto in rapporto al dato italiano espressi in chilogrammi per abitante: carta 23,5 contro 65,4; vetro 5,2 contro 9,3; plastica 2,0 contro 9,3; metalli 0,3 contro 5,4; organici 2,6 contro 52; altro 6,5 contro 21,4).

Se alcuni di questi dati sono comunque diffusi più o meno generalmente soprattutto nelle regioni centro-meridionali, altri sono gravissimi e richiedono una risposta immediata da parte di chi negli ultimi anni ha vantato sensibilità ambientale senza produrre effetti significativi o peggiorando la situazione.

In particolare, in una realtà come Taranto è tragico rilevare che a fronte di un sistema industriale tra i più inquinanti al mondo si riduca il numero delle centraline e dei veleni rilevati anziché aumentare i controlli per la sicurezza dei cittadini e per la salubrità dell'aria. Non è un caso, infatti, che le uniche rilevazioni utili siano affidate molto saltuariamente all'ARPA e che nei ripetuti casi di incidenti segnalati dalla cittadinanza alle autorità, non si sia avuta alcuna informazione a posteriori, e men che meno allarmi o avvisi nel corso degli sversamenti di grandi quantità di sostanze tossiche in aria e acqua.

Come non condannare la congenita mancanza di spazi verdi per i cittadini e di piantumazioni nel territorio comunale (e la devastazione delle poche superstiti fatta ad opera di manutentori incompetenti) che ci fa essere vergognosamente ultimi rispetto ad una media quasi cento volte superiore? Come non parlare di una città che fino ad oggi continua a speculare sul mattone e condanna i cittadini a vivere in una gabbia di cemento senza possibilità di respirare e di godere dei minimi standard urbani di vivibilità?

Una nota particolare - senza dimenticare però le gravi inefficienze nei trasporti pubblici, nell'energia e nella fornitura e depurazione idrica - va, infine, al tema scottante della gestione dei rifiuti.
I numeri della raccolta differenziata parlano chiaro della politica speculativa di un'amministrazione che, da un lato condanna l'inquinamento e dall'altro brucia e sotterra materiali preziosi distribuendoli nella terra, nell'acqua e nei polmoni dei suoi cittadini. Il raggiro alla città, operato dei gestori e dei loro consulenti, viene smascherata da dati numerici assoluti che chiariscono (si vedano i dati bassissimi di raccolta differenziata dei materiali "infiammabili ad alto rendimento" come plastica, carta e organico) come l'orientamento comunale, non solo contrasti con la riconosciuta capacità di generare benessere e posti di lavoro di una raccolta porta a porta seria, ma incentivi le speculazioni economiche dei gruppi lobbistici che intascano le tasse (tra le più alte d'Italia) pagate dai cittadini per seppellire e incenerire rifiuti diffondendo polveri sottili, diossine, liquami e altri veleni.

L'abitudine ai dati sconfortanti e ad un rapporto imbarazzante con le capacità amministrative nazionali, non devono produrre rassegnazione e assuefazione nei tarantini.

Per questa ragione, il Comitato per Taranto chiede che le amministrazioni comunale e provinciale rendano conto di quanto fatto negli ultimi mesi per invertire la tendenza al dissesto ambientale e l'aggravarsi del distacco già evidente rispetto a comuni e provincie virtuose nazionali.

In particolare, chiediamo che il Comune di Taranto, non si celi dietro il paravento di un apparente dialogo, manifestamente interessato e opportunista, con la cittadinanza (si veda, ad esempio la conferenza stampa organizzata in fretta e furia senza promozione e consultazione reale, in occasione dell'annuncio della riapertura forzata dell'inceneritore AMIU, un impianto cancerogeno e tossico osteggiato da tutti i cittadini nella manifestazione del 29 novembre). Chiediamo che gli amministratori adottino autentiche politiche virtuose di consultazione e partecipazione. Questo vuol dire che, nel caso della raccolta differenziata, invece di permettere a consulenti esterni di dichiarare che le associazioni ambientaliste sono oligofreniche e che i cittadini sono incivili, si parta innanzitutto dal rispetto della cittadinanza tutta e si convochi una serie di incontri per discutere pubblicamente luci e ombre di una gestione disastrosa dei rifiuti urbani.

Una gestione sottosviluppata come quella attuale dei temi ambientali nella "città dei veleni" produce inevitabilmente malcontento e reazioni a volte incivili da parte di cittadini sottoposti ad un ambiente frustrante e malsano. La svolta può venire soltanto riconoscendo e promuovendo un rapporto sincero e trasparente: una realtà ancora troppo distante dal nostro Comune che auspichiamo cambi al più presto.

Firmano per Il Comitato per Taranto

Antonietta Podda

Luigi Oliva

Angelo Miccoli

Alessandro Marescotti

Giulio Farella

Peppe Cicala

Note: Il sito del Comitato per Taranto è http://comitatopertaranto.blogspot.com

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