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Comune denominatore: perseveranza e giustizia!

Viaggio tra i pensieri della famiglia Fornaro, rovinata dalla diossina che ha contaminato la masseria

Si tirano le somme alla masseria Carmine dopo la manifestazione del 28 novembre, e sono ancora troppe le questioni irrisolte ad un anno dal disastro: dalla crisi economica e occupazionale, alle bonifiche ancora lontane, fino alle scadenze dichiarate e mai rispettate.

10 dicembre 2009
Mariangela Franco

Non è vero che in Italia non esiste giustizia, al massimo la si cerca all’indirizzo sbagliato come da un giudice per esempio. L’esperienza di un anno infatti, ci ha mostrato l’importanza di rivolgersi ai deputati, ai ministri, a coloro insomma che hanno ben chiaro in mente cosa vuol dire “conflitto d’interessi”.
Tutti cercano qualcosa, tutti vogliono la propria parte, anche chi apparentemente sembra arreso o semplicemente seduto perché stanco di promesse che non si avverano o di strade che finiscono nel niente.
Speranza e tanta, tanta rabbia per il nulla di un anno hanno motivato la famiglia Fornaro nel partecipare alla manifestazione di Altamarea, sfilando in mezzo a gente di ogni età che gareggiava per lo slogan più accattivante o per il cartellone fatto meglio.
Ancora una volta il silenzio e la compostezza sono stati il loro baluardo e il loro biglietto da visita in un corteo rumoroso e carnevalesco, gremito di cori unanimi e di scatti fotografici. Manifestazione Altamarea, 28 novembre 2009

Impossibile oggi, ancora reduci da quella marcia e proiettati verso gli effetti immediati che ha prodotto o che si sperava producesse, anestetizzare il senso di smarrimento facendo finta che le cose procedano bene, nel verso giusto, che le strade fin’ora intraprese bastino.
La cosa interessante è che le stesse motivazioni sembrano accomunare tutti quanti, come la stessa spinta a manifestare contro l’inquinamento, contro uno Stato che ci dimentica, contro manovre economico-politiche che sotterrano la gente insieme all’intero territorio, dando vita così quasi alle stesse sofferenze, alle stesse aspettative, agli stessi ragionamenti per tutti.
Ricerca di giustizia, desiderio di giustizia sono il pane quotidiano della masseria Carmine, lo stesso pane che il 28 novembre è stato condiviso per le strade di Taranto, con dosaggi diversi ma senza sconti per nessuno.

La perseveranza è più che la speranza ora, potremmo dire che è la speranza al quadrato, ossia radicata, ben rafforzata, che osa sfidare il tempo e tutte le sue difficoltà, perché in questo momento il problema non è difendersi dai ricatti o dalle intimidazioni, sarebbe altrimenti una fatica vana, ma nel rafforzare la determinazione e la tenacia nel voler perseguire i propri obiettivi.
Questo è il cuore della manifestazione per gli allevatori di Taranto, il bandire ogni scoraggiamento per perseverare in una battaglia fitta senza esclusione di colpi, la battaglia dei propri diritti, perché non si pretende il di più ma il giusto, il giusto per tutti, per chi vuole un ambiente più sano, per chi ha perso tutto, per chi ha perso i propri cari e soprattutto per i piccoli che erediteranno questo territorio.
Insieme si vince, è un gioco di squadra questo che esige una autentica corresponsabilità sugli obiettivi da parte di tutti coloro che in qualsiasi maniera sono e si sentono impegnati nella lotta contro ogni forma di inquinamento, sia sociale che ambientale, affinché la legge possa davvero essere uguale per tutti, come d’altronde sta scritto in ogni aula di tribunale.

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