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Una riflessione dei consiglieri regionali Mineo e Costantino

Nel nostro mare privilegiamo le attività turistiche non il petrolio

L'uso delle coste ioniche per prospezioni petrolifere: I decreti ministeriali di autorizzazione (Ministro del PdL Prestigiacomo) appaiono delle pericolose aperture senza contropartita all'industria petrolifera.
24 dicembre 2009
Fonte: Corriere del Giorno - 23 dicembre 2009

trivelle in azione «La costa jonica è ideale per la balneazione. Lo confermano le analisi effettuate da aprile a settembre 2009 dal Dipartimento di Taranto dell'Arpa, l'Agenzia Regionale di
Protezione Ambientale».

A ribadirlo sono il vicepresidente del Consiglio regionale, Luciano Mineo ed il consigliere Paolo Costantino, entrambi del Pd. «I campionamenti mensili effettuati in
questo periodo secondo la Legge n°362 del 1999 - scrivono in una nota - hanno dato risultati eccellenti in tutti gli 11 comuni rivieraschi della provincia di Taranto. Da Marina di Ginosa fino a Maruggio, passando per Castellaneta Marina, Leporano, Lizzano, Manduria Massafra, Palagiano, Pulsano, Torricella e infine Taranto per un totale di 864 prelievi, le acque ioniche sono risultate sicure.

Su queste basi la Regione Puglia con Delibera di Giunta Regionale n° 2487 del 15 Dicembre 2009 ha approvato l'elenco delle zone idonee certificando così in 72 punti di prelievo (in corrispondenza dei lidi e delle aree più frequentate) la assoluta salubrità per i bagnanti delle acque del Golfo di Taranto. I sindaci possono predisporre per tempo ogni utile provvedimento. Sono risultati assolutamente tranquillizzanti che però non devono far abbassare la guardia in merito ai controlli di ogni potenziale fonte inquinante, per proteggere i cittadini ma anche per dare certezza alle attività economiche legate al turismo».

Secondo Mineo e Costantino questi dati «suscitano profonde riflessioni in merito all'uso delle coste ioniche per prospezioni petrolifere. I decreti ministeriali di autorizzazione (Ministro del PdL Prestigiacomo) appaiono delle pericolose aperture senza contropartita all'industria petrolifera. Tuttavia questi no della Regione possono essere considerati un controsenso, in tempo di crisi economica e di alti prezzi dei carburanti , anche per la tassazione imposta dallo Stato. Soprattutto quando si insiste su aspetti peculiari della protezione ambientale (protezione delle posidonie e del corallo) scissi dal contesto economico problematico nel quale molti pugliesi vivono. Citiamo l'esempio Basilicata.

Secondo dati pubblicati pochi giorni fa, il petrolio della Basilicata non ha dato affatto la ricchezza sperata a quella Regione e lì il petrolio c'è per davvero. La Basilicata riceve in royalties solo il 7% del petrolio estratto. 70 milioni di euro l'anno contro il miliardo e 100 milioni incassato dallo Stato. I pochi paesini abbelliti grazie alle royalties non hanno i giovani a goderne perché questi continuano ad andare via .

Sono questi i dati che ci inducono a frenare su queste possibilità, gli indotti
propagandati spesso esistono solo sulla carta. Riteniamo invece che è il momento per Taranto e la sua Provincia di disegnare con forza il proprio possibile futuro, rifuggendo da scorciatoie illusorie».

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