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Incidente nell' Eni

«In emergenza bloccare l'impianto è un dovere»

Il sindaco Stefàno si dice pronto ad agire come il suo collega di Civitavecchia
Gianni Svaldi
Fonte: Corriere del Giorno - 09 aprile 2010

«In caso di emergenza o di forti dubbi sulla sicurezza è un atto dovuto per un sindaco bloccare un impianto industriale», il primo cittadino di Taranto Ezio Stefàno chiede chiarezza in merito all'episodio avvenuto l'altra sera all'interno della raffineria Eni. Di più: si dice pronto a percorrere gli stessi difficili passi che hanno portato il suo collega di Civitavecchia a sospendere con un’ordinanza la centrale di Torre Valdaliga Nord dove poche ore prima era avvenuto un incidente sul lavoro mortale. -
Il sindaco di Taranto, inoltre, evidenzia oltre allo scoppio un innalzamento dei valori di pm 10 in coincidenza con l'incidente, due episodi questi che potrebbero essere in qualche modo collegati: «Possiamo parlare di un mancato disastro. Per ora sono tranquillo perché ho sentito il procuratore capo e l'assessore alla Sanità Sebastiano Romeo i quali si sono recati sul luogo dell'incidente. Ma mi pongo la domanda, chi paga questo danno seppur limitato, quali garanzie abbiamo per il futuro?».

In Prefettura esiste uno specifico piano di intervento aggiornato a poco più di un anno fa: quando l’incidente riesce a superare la barriera e finisce al di fuori di uno stabilimento, si attivano una serie di misure raccolte in uno strumento chia- mato Piano di emergenza esterna (Pee) che mira a salvaguar- dare le persone che possono es- sere colpite dagli effetti dell’in- cidente e che vivono nelle vici- nanze dell’impianto. È compito del Prefetto predisporlo, fino all’attuazione dell’art. 72 del D. Lgs. 31-3-1998 n. 112. Il Piano, però non è scatto. Per l'incidente avvenuto martedì sera è “bastato” il primo livello di intervento: il piano di emergenza interna (Pei) dello stabilimento, che comprende tutti i sistemi di protezione per evitare che in caso di incidente, i suoi effetti si “sentano” al di fuori dello stabilimento.Tuttavia nessuno degli scenari ipotizzati nel piano conservato nel cassetto del prefetto di Taranto Carmela Pagano prevede che fiammate o gli effetti di un’esplosione che avvenga nella zona industriale raggiunga le prime case della periferia taran- tina. A spiegarlo è il comandante dei Vigili del Fuoco di Taranto Maurizio Lucia. «In questo caso non ci sono stati risvolti all’esterno. Si tratta tuttavia di un incidente particolare e meritevole di approfondimenti»,ha detto l'ingegnere.

«L’impianto in questione non è nuovo, ha dei fermi periodici e l'incidente è avvenuto durante il riavvio. Quello che abbiamo visto durante il sopralluogo non lascia un’indicazione certa sull’origine del fenomeno. L'Ispesl (Istituto superiore prevenzione e sicurezza sul lavoro) sta conducendo approfondimenti di laboratori per comprendere cosa ha indebolito il tratto, tenuto conto che non risulta che il tubo sia stato interessato da urti o da lavori». Per Lucia quindi «potrebbe
esserci stato un principio di esplosione anche se i danni nella zona, a parte il pezzo di tubazione, sono modesti».
La possi- bilità di uno scoppio che raggiunga le palazzine secondo i prognostici è remota. Ma abbiamo chiesto al comandante Lucia comunque un consiglio: «Nel caso di uno scoppio è sempre meglio non uscire dalle proprie abitazioni».

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