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Comunicato stampa

WWF: “Il Ministro dell'Ambiente ritiri le autorizzazioni rilasciate all'impianto"

WWF ribadisce che le attività possono riprendere solo alla luce di un serio rispetto dei limiti di emissioni e comunque nell’ottica di una bonifica e riconversione dello stabilimento”
2 agosto 2012
WWF Puglia

 

Tre elementi a sostegno del nesso tra inquinamento ambientale e patologie: difformità tra le emissioni registrate di giorno e di notte, una bonifica mai partita, approccio precauzionale assente 

Condizioni essenziali per la ripresa delle attività: serio rispetto dei limiti di emissioni inquinanti, bonifica e riconversione dell’area industriale 

“Il Ministero dell’Ambiente ritiri in autotela l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) rilasciata dal Governo precedente allo stabilimento Ilva di Taranto e preveda la sospensione delle autorizzazioni ambientali antecedentemente rilasciate e sostituite dall’AIA”. E’ la richiesta del WWF Italia al Ministero dell’Ambiente in merito allo stabilimento Ilva di Taranto. “L’intervento della magistratura - prosegue l’associazione - dimostra inequivocabilmente che come sostenuto dal WWF, che a tale proposito ha presentato ricorso e che dal 2001 s’interessa con i propri legali dell’inquinamento dell’Ilva di Taranto, non esistevano i termini per il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale. Ora, cogliendo spunto dal sequestro degli impianto, il Ministero può rivedere la valutazione sull’AIA e porre ben altre condizioni a garanzia dei lavoratori, dei cittadini e dell’ambiente per la ripresa delle attività”.  Targa "Ennesimo decesso per neoplasia"

“Il WWF Italia ricorda inoltre al Ministero dell’Ambiente, semmai ce ne fosse bisogno, che già nel 2001 la Procura di Taranto aveva ordinato con un sequestro preventivo la chiusura degli impianti dell’Ilva, individuando così già da allora la responsabilità dei vertici dell’azienda. E’ quindi paradossale che dopo oltre 10 anni la questione dell’inquinamento ambientale e dei relativi impatti sulla salute debba essere riportata alla ribalta ancora una volta dalla magistratura penale e che nel frattempo la politica non abbia operato per una soluzione reale del problema”.

“Sostenere che l’attuale attività dell’Ilva non avrebbe incidenza diretta sugli impatti ambientali e sulle patologie a questi connesse riscontrate sul territorio è quantomeno ‘avventuroso’ almeno per tre motivi: 1. Da tempo si è riscontrato che le emissioni di notte sono difformi rispetto a quelle registrate di giorno2. L’insieme dello stabilimento è causa d’inquinamento dovuto ad attività pregresse ed è davvero difficile calcolare l’entità complessiva dei rilasci, per prevenire i quali da tempo è stata predispostaun’azione di bonifica mai partita3. Le attuali emissioni si aggiungono dunque a quelle pregresse e, in assenza di certezze sull’assoluto e puntuale rispetto dei limiti previsti dalla legge, occorre adottare un approccio precauzionale totalmente mancato negli ultimi 20 anni”.

“L’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata dal Ministero dell’Ambiente ignorava infatti del tutto il pregresso e le responsabilità, un pregresso che il Ministero avrebbe ben dovuto riconoscere, visto che l’area dell’Ilva prima di essere Sito d’Interesse Nazionale (SIN), era già stata dichiarata dal Ministero stesso ‘area ad alto rischio ambientale’”.

“Se è vero che, anche a seguito di ammodernamenti tecnologici, le emissioni di oggi non sono quelle di 20 anni fa, è altrettanto vero che l’attività inquinante è rimasta costante e quella di bonifica non è mai partita. Se non si vuole tornare ai tempi delle miniere,il diritto al posto di lavoro non può prescindere dalla tutela della salute connessa alle attività produttive e quindi anche alla tutela della salute di tutti coloro che vivono in prossimità di uno stabilimento industriale. A Taranto tutto ciò è mancato e pertanto il WWF ribadisce che, se da un lato la magistratura non va isolata dalla politica rispetto all’atto dovuto che ha fatto, dall’altro le attività possono riprendere solo alla luce di un serio rispetto dei limiti di emissioni e comunque nell’ottica di una bonifica e riconversione dello stabilimento”.

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