Si ha l'impressione che l'Europa sia, sotto alcuni punti di vista, sul punto di 'implodere'. Le parole chiave per capire questa implosione sono 'Grecia' e 'Belgio'.
La Repubblica Socialista Sovietica del Transdniester non esiste sulle carte d’Europa, resta una di quelle eredità del disfacimento dell’impero sovietico che ancora pendono sui destini dell’Europa.
La Transdniestria è una repubblica virtuale, un’entità statale non riconosciuta, inesistente nelle carte geopolitiche della nuova Europa che guarda ad est; ma il mancato riconoscimento degli altri stati del mondo, non ha però impedito che sia stata riconosciuta dai grandi trafficanti di armi, droga e denaro sporco, come un paradiso dell’illegalità.
Giorgia Meloni, durante la comunicazione alla Camera sul Consiglio europeo, ha attaccato il Manifesto di Ventotene confermando la sua avversione ai valori antifascisti e la visione nazionalista del governo che presiede.
Sulla sua pagina Facebook la Fondazione esprime forte disappunto per il clima di ostilità subito nella piazza "pro-Europa" convocata da Michele Serra. Ma la scelta di partecipare all'evento ha ricevuto molteplici critiche.
Oggi, mentre gli Stati Uniti cercano canali di comunicazione con Mosca, c'è chi in Europa reagisce con isteria mentre occorre solo gioire perché si sta allontanando lo spettro della guerra nucleare, pericolosamente sfiorata nel 2022.
"Interdizione" non è sinonimo di "interposizione". Non siamo di fronte a un'operazione di pace, ma a un intervento che, per la Russia, equivale a una dichiarazione di guerra. L'invio di truppe occidentali in Ucraina sarà considerato un atto ostile, con conseguenze militari imprevedibili.
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