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Sotto inchiesta il sindaco

Terni, produceva veleni killer. Il pm chiude l'inceneritore

Emetteva diossina, inquinava il fiume. Gli operai invitati a farsi visitare. Da stamattina i rifiuti portati nella discarica di Orvieto
17 gennaio 2008
Carlo Bonini
Fonte: La Repubblica - 15 gennaio 2008

TERNI - Indicano l'inceneritore come un animale da cui guardarsi, accucciato in una conca dove l'aria stagna anche nei giorni di tramontana, in via Ratini, un budello sterrato tra le ciminiere e i silos della zona industriale del Sabbione. E lo fanno a maggior ragione ora, che l'animale tace della sua rugginosa ferraglia. Che i suoi due camini non esalano più bave di fumo. Inceneritore

Un nastro bianco e rosso e una macchina del corpo forestale dello Stato tengono lontani i curiosi (che non ci sono) e gli operai, che qui non metteranno più piede. A lungo. Affissi al cancello di ingresso, due fogli dattiloscritti dell'Agenzia Speciale Multiservizi (Asm) datati 14 gennaio avvisano "il personale degli impianti di termovalorizzazione, selezione e trasferenza che, per cause di forza maggiore, gli stessi non sono accessibili e pertanto tutto il personale è posto provvisoriamente in libertà fino a nuova disposizione".

Comunicano che 32 operai, entro le prossime 48 ore, "dovranno recarsi presso lo studio medico del dottor Barconi, in via Pacinotti, per sottoporsi ad esame radiologico". La città già sa dal primo mattino. La Procura della Repubblica ha disposto il sequestro dell'impianto con un provvedimento che racconta una storia lugubre, un "disastro ambientale" nella civile, ordinata e pulita Umbria. Che vale nove informazioni di garanzia e accusa il sindaco di una giunta di centro-sinistra eletta al secondo mandato con il 70 per cento dei suffragi di aver avvelenato la propria gente. L'aria che respira, la terra che calpesta, il fiume di cui va fiera, il Nera.

Il pericolo era già stato denunciato pubblicamente da un gruppo di ragazzi nel 2006
Leggete questa lettera del 3 dicembre 2006 su AAM Terra Nuova... è illuminante.

Siamo alcuni ragazzi che stanno organizzando un comitato contro gli inceneritori a Terni

Terni è l’unica realtà in Europa in cui sono presenti tre inceneritori. Oltre ai due già attivati, lo scorso 30 ottobre il consiglio comunale di Terni ha approvato, senza avviare neanche un dibattito con la cittadinanza, la sperimentazione per un periodo di 18 mesi di un nuovo camino d’incenerimento, il Printer. La giunta ha preso questa decisione, attivata d’accordo con i privati dell’Azienda Speciale Multiservizi (ASM) e della società Printer, per ridurre l’ingente debito del Comune contratto nel corso degli anni precedenti, giustificandola affermando che in questo modo la quantità di rifiuti bruciati ed emessi dall’atmosfera scenderà da 150 mila tonnellate a 145 mila; in realtà, anche a fronte di un’effettiva riduzione della quantità di rifiuti inceneriti, che sono e restano tuttavia quantità a nostro avviso spropositate, è da notare che il nuovo impianto non andrà a biomasse, ma a combustibili solidi da rifiuto (CDR), che sono maggiormente nocivi per la salute. Inoltre l’impianto di nuova generazione ha anche il “pregio”, se vogliamo essere ironici, di incenerire tali rifiuti in particelle più piccole rispetto agli impianti vecchi, vale a dire in nanoparticelle che, proprio per la loro dimensione, sono più nocive per la salute, andando ad annidarsi fin dentro le cellule del corpo umano e potendo così provocare l’insorgenza di tumori.
Non a caso Terni è una delle realtà dove, rispetto alla media nazionale, si registra una più alta media di tumori. Il provvedimento rischia di inoltre di trasformare Terni nel famigerato polo unico d’incenerimento per tutta l’Umbria, in violazione, se non già della ragionevolezza, anche dello stesso decreto Urbani. Un rapporto dello stesso sindaco fa leva sul fatto che l’incidenza dell’incenerimento dei rifiuti sul totale del PM10 influisce solo per lo 0,8 % del totale, furbescamente evitando di prendere in considerazione un'analisi del PM 2,5 e del PM 0,5 dove le polveri da incenerimento realmente si concentrano. A dare man forte all’amministrazione comunale vi è Legambiente, unica realtà sedicente ambientalista che a livello nazionale si dichiara favorevole all’incenerimento di rifiuti.
I primi inceneritori furono aperti nel 1997 allora da Agarini e le mobilitazioni a nostro avviso tiepide che si ebbero allora, non furono in grado di scongiurare l’apertura degli impianti stessi. Varie realtà (il meetup locale di Beppe Grillo, un costituendo circolo libertario al quale tra l’altro anche chi vi scrive sta dando vita, individualità singole) da un mese e mezzo a questa parte, in occasione della prossima sperimentazione, ci siamo perciò attivati per la Costituzione di un comitato e abbiamo iniziato a discutere sul da farsi. Tra le varie idee che abbiamo in cantiere vi è quella di ampliare il costituendo comitato alle varie realtà ambientaliste locali (ProNatura, Wwf), fare dei momenti d’informazione attraverso gazebo e/o volantinaggio, ottenere un’audizione del professore Montanari, ricercatore vicino a Beppe Grillo che ha studiato l’effetto nocivo delle nanoparticelle, fare dei monitoraggi ambientali indipendenti che analizzino non il PM10, bensì il PM2,5 e PM0,5, sentire associazioni ambientaliste e mediche nazionali (Greenpeace, Vas, Aam Terra Nuova, Medicina Democratica) e altre realtà che hanno affrontato e stanno affrontando le stesse problematiche in diversi contesti così da realizzare un’effettiva e concreta solidarietà ed unità nelle lotte anche attraverso lo scambio d’informazioni, la partecipazione a future manifestazioni, la realizzazione di incontri/conferenze di sensibilizzazione.
Il nostro obiettivo sull’immediato sarebbe quello di impedire o far cessare la sperimentazione - dopo il voto favorevole del consiglio comunale, deve passare al vaglio delle assemblee provinciale e regionale - salvo chiaramente batterci per la chiusura anche degli altri impianti.

Saluto cordialmente ringraziandovi per l’interesse

Moreno Esposto, via Cavour 119, 05100 Terni - 349 4914533 - simplyumbria@virgilio.it


P.S. Altre notizie che so ora fornire è che l'impianto è situato nella zona Industriale di Maratta, in via Flagiello. Il Printer è un impianto da 10 megawatt per un totale di 25mila tonnellate di biomasse - ed è già in funzione. L'attuale sperimentazione mira a converire l'incenerizione dalle 25mila tonnellate attuali di biomasse a 20mila tonnellate di CDR. Per quel che riguarda il sito, si può prendere a riferimento il meetup locale degli amici di Beppe Grillo, che tuttavia rappresenta solo una delle realtà che compongono il costituendo comitato: http://beppegrillo.meetup.com/258/boards/

Vecchio di trentadue anni, l'inceneritore ha ruminato e bruciato sino al dicembre scorso (quando ne era stato disposto dal comune un fermo temporaneo per lavori di manutenzione straordinaria) oltre il 50 per cento dei rifiuti urbani della città e della sua intera provincia producendo, sin quando è economicamente convenuto, energia elettrica (5 megawatt l'ora). Ma in uno scambio diabolico, a leggere le sette pagine con cui il pubblico ministero Elisabetta Massini avvisa gli indagati dello scempio di cui li ritiene responsabili.

Perché la pulizia della città ne avrebbe significato di fatto la lenta e silenziosa intossicazione. A cominciare dal 2003 e fino a qualche settimana fa. I liquami dell'inceneritore - scrive il magistrato - venivano scaricati nel Nera in disprezzo dei limiti di concentrazione fissati dalla legge per il mercurio, per i residui dei cosiddetti metalli pesanti (selenio, cadmio, cromo totale, nichel, piombo, manganese, rame, zinco). E i responsabili dell'Asm (la municipalizzata che controlla l'impianto) ne sarebbero stati a tal punto consapevoli da tentare di "diluirli" nel tempo "aggiungendo acque di raffreddamento provenienti dalle torri dell'impianto".

I forni bruciavano senza autorizzazione, anche ciò che non avrebbero potuto - si legge ancora - lasciando che le ciminiere alitassero nell'aria "acido cloridrico" e "diossine", liberate da una "combustione" tenuta al disotto dei limiti (850 gradi) e dissimulata da false attestazioni dei cicli di lavorazione. Ancora: avrebbero bruciato anche rifiuti radioattivi. Come dimostrerebbero cinque "incidenti" registrati lo scorso anno. Il 16 marzo 2007 - scrive il pubblico ministero - viene dato ingresso nell'impianto a legno e carta provenienti da Monza e risultati radioattivi. Il 27 giugno, una nuova "positività". Anche se questa volta i rifiuti sono ospedalieri. Arrivano da dietro l'angolo. Dal "Santa Maria di Terni". E non sembra un'eccezione.

Perché il 4, il 9 e il 24 ottobre sono ancora "rifiuti sanitari" a far muovere gli aghi dei rilevatori di radiazioni. Va da sé - accusa il pubblico ministero - che agli operai che lavorano nella pancia dell'inceneritore venga taciuto in quale crogiolo di veleni siano immersi.

A quale sorgente cancerogena siano esposti, "nonostante, già nel 2002, uno studio commissionato dalla stessa Asm avesse accertato come ragionevolmente prevedibile il rischio di contaminazione". Nell'impianto nessuno sembra preoccuparsene. Peggio: nel reparto di "trasferenza", dove i rifiuti vengono separati e compattati, i filtri sono a tal punto ostruiti che "gli operai, per poter respirare, sono costretti a tenere aperte porte e finestre dei locali, provocando continue immissioni nell'aria di polveri nocive, da carta, nylon e altri rifiuti leggeri".

Paolo Raffaelli, il sindaco, parla con un nodo alla gola. Alle tre del pomeriggio, di fronte al magnifico palazzo Spada, la casa municipale, attraversando una piazza che brilla come uno specchio, c'è chi lo ferma e lo abbraccia scoppiando in lacrime. È stato nel Pci e nei Ds. Sarà nel Partito democratico. È stato fino al '99 parlamentare. È un uomo intelligente e non gli sfugge cosa significhi l'avviso di garanzia che ha ricevuto qualche ora prima insieme all'intero vertice della municipalizzata che gestisce l'inceneritore (il presidente dell'Asm Giacomo Porrazzini, anche lui ex parlamentare europeo dei Ds; i consiglieri di amministrazione Stefano Tirinzi, Antonio Iannotti, Attilio Amadio, Francesco Olivieri; il direttore generale Moreno Onori; i delegati per i servizi di igiene e prevenzione Giovanni Di Fabrizio e Mauro Latini).

Dice: "Stavo già passando settimane umanamente terribili per la Thyssen, che qui ha il suo stabilimento madre. E non sarei sincero se ora sostenessi che sui rifiuti sono tranquillo perché nel merito di questa vicenda ritengo che, nel tempo, siano state fornite alla magistratura tutte le controdeduzioni tecniche necessarie a far cadere gli addebiti gravi e direi pure infamanti che ci vengono mossi.

La verità è che questo sequestro non solo sporca la mia immagine politica, ma fa riprecipitare in tutto il Paese e nella sinistra la discussione sullo smaltimento dei rifiuti a un'antica e improduttiva guerra di religione: "inceneritore si", "inceneritore no". A Napoli, Bassolino e la Iervolino sono stati "impiccati" per non averlo ancora costruito. Io, da tempo, vengo "impiccato" dalla destra e da settori dell'ambientalismo per averlo fatto funzionare in un quadro integrato di raccolta differenziata, termovalorizzazione, uso delle discariche, sviluppo di nuove tecniche di bioriduzione.

Una cosa sola è certa. Questo sequestro non riuscirà a sporcare la città, anche perché, sensibilizzata dal prefetto, la magistratura ha compreso che per evitare che Terni sia sommersa di rifiuti nel giro di quattro giorni, almeno i reparti di raccolta dei rifiuti dell'impianto possano continuare a funzionare come snodo di smistamento".

A un costo, però. Che apre un nuovo capitolo dell'emergenza trecento chilometri a nord della linea del Garigliano. Da questa mattina, tutti i rifiuti urbani di Terni e della sua provincia saranno avviati "tal quali" (così si definisce in gergo l'immondizia non separata) nelle "crete" di Orvieto, la discarica che, sino ad oggi, ha raccolto solo il 20 per cento degli scarichi del ternano. Il cielo umbro respira. La sua terra comincia a gonfiarsi. Al veleno non sembra esserci rimedio. Neppure qui. Tra ulivi e colline smeraldo che il mondo ci invidia.

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