Possono servire a «conoscere le preoccupazioni del popolo e a risolverne i problemi», afferma "Il Quotidiano del Popolo"

La rivoluzione dei microblogger in Cina

La Cina sta vivendo una rivoluzione dei microblog. In pochi mesi, servizi di microblogging (weibo) simili a Twitter hanno sviluppato nel paese una forza sociale esplosiva che mette in difficoltà il Partito comunista
19 agosto 2011
Fonte: Bluewin

Bandiera cinese

I «Weibo» fanno tremare il monopolio statale dell'informazione. I sudditi diventano microblogger: dei 485 milioni di utenti di Internet in Cina quasi uno su due utilizza tali piattaforme per diffondere informazioni, mentre alla fine dello scorso anno solo uno su dieci lo faceva. L'ondata di indignazione per come le autorità hanno gestito l'incidente avvenuto tra due treni ad alta velocità, che ha causato 40 morti e 200 feriti, dimostra il potenziale dei «Weibo». «Hanno senza dubbio un influsso enorme», dichiara il redattore capo di un organo di propaganda comunista in via confidenziale. «I nuovi media hanno messo in moto notevoli cambiamenti sociali.» E vede addirittura avvicinarsi una «nuova era». «I primi a diffondere la notizia della sciagura sono stati i passeggeri dei treni.» Come affronta il Partito questo fenomeno? «I Weibo sono nuovi», risponde il redattore capo con una certa perplessità. «Dobbiamo ancora valutare il loro influsso.» Ma il proprio compito lo definisce con chiarezza: «Sta a noi guidare l'opinione pubblica.» Dato che Facebook, Twitter e YouTube in Cina sono bloccati, i microblog di portali a grande diffusione, come Sina e Tencent, hanno colmato questa lacuna. È vero che la risposta cinese a Twitter viene censurata comunque, ma le possibilità offerte sono maggiori: gli interventi possono essere trasmessi con i propri commenti e dare il via a discussioni. Con i soli 140 caratteri ammessi dai blog, la lingua cinese consente di scrivere circa quattro volte tanto, dato che ad un carattere può corrispondere una parola. Inoltre per questa via possono essere diffusi video e foto. La censura viene aggirata trasformando i testi in immagini oppure diffondendo gli screenshot di interventi già cancellati. Nel gioco a gatto e topo i «guardiani dell'opinione pubblica» statali a stento riescono a tenere il passo. I «Weibo» diffondono le informazioni più ampiamente e spesso più velocemente rispetto agli interventi della censura. Con l'aumento repentino degli utenti, i microblog hanno raggiunto una «massa critica», delineando una situazione che ricorda un antico detto cinese: «Chi cavalca una tigre difficilmente può scendere» È ancora aperta la questione dell'atteggiamento che il Partito terrà verso la minaccia rappresentata dalla propria opinion leadership. Alcuni commentatori nei media statali deplorano «voci» e «informazioni false» e chiedono un severo controllo dei microblog. D'altro canto, lo stesso organo di stampa del Comitato centrale del Partito, «Il quotidiano del popolo», osserva che i «Weibo» potrebbero servire a «conoscere le preoccupazioni del popolo e a risolverne i problemi». (fonte: Bluewin)

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