I diritti globali dei popoli del sud del mondo
La giornata Mondiale dedicata alla denuncia si chiude, infatti, con un bilancio particolare il cui consuntivo annuale ha registrato un’impennata straordinaria nella visibilità della campagna, strappando un risultato inedito: quello di una commissione d’inchiesta indipendente, composta da realtà associative, sindacali, istituzionali che avrebbe dovuto verificare in loco, negli stabilimenti della Company in Colombia, le condizioni di lavoro e morte dei sindacalisti del Sinaltrainal.
Avrebbe dovuto, perché di quest’impegno, assunto pubblicamente nel novembre 2005 dalla Coca Cola di fronte a quei Municipi romani che avevano, con la loro adesione, dato clamore ed eco alla campagna di boicottaggio, la società di Atlanta ne ha fatto un esercizio di stile, ottenendo la sospensione della campagna per la durata della kermesse olimpica, viaggio della torcia compreso, per poi sottrarsi a qualsiasi ulteriore confronto, disattendendo tutti gli impegni presi.
Una multinazionale che tradisce le promesse, per qualcuno era un esito scontato, per altri invece è stata una vera e propria beffa; ma oggi, a diversi mesi di distanza dallo stop subito dalle trattative, sono in molti a pensare che il tempo non sia passato invano: la questione dei diritti dei popoli del sud del mondo ha continuato a camminare e a sedimentare nelle sensibilità più vive del paese, entrando persino in quei luoghi, come gli enti locali, finora impermeabili a battaglie così “militanti”. Nella conferenza stampa di ieri, tenuta a Roma, si è riaperto uno spiraglio; dal Campidoglio, infatti, sono giunte novità rilevanti, è tornata a prendere vita l’ipotesi della costituzione di una commissione d’inchiesta, che ribadiamo, deve essere indipendente ed aperta alle realtà associative e sindacali; qualora invece la commissione di verifica fosse di natura esclusivamente istituzionale, chiediamo, per non fare di questa battaglia una barzelletta, che accanto alla Coca Cola sia presente il Sinaltrainal. Non possiamo non essere disponibili a questa riapertura delle trattative, e quindi staremo a vedere, verificando quest’ennesimo impegno preso pubblicamente. Abbiamo imparato una grande lezione dagli Indios chiapanechi: la pazienza.
Aspetteremo ancora, ma con la determinazione di voler andare fino in fondo. Aspetteremo senza disarmare le proteste della società civile. E’ una battaglia centrale per ribadire con i fatti la necessità di contemplare tra i diritti globali anche quelli dei popoli del sud del mondo, cominciando con la denuncia delle responsabilità di chi sfrutta e specula sulla loro miseria. Si faccia l’inchiesta quindi, perché per fare giustizia bisogna cominciare col fare verità.
Articoli correlati
- Mentre centinaia di donne manifestavano
Guatemala approva legge sessista e antiabortista
Demonizzata la diversità sessuale e aumentate le pene per l’interruzione della gravidanza. Una legge regressiva e fortemente contestata.10 marzo 2022 - Giorgio Trucchi - Il presidente Giammattei ha inviato l’esercito e imposto lo stato d’assedio
Guatemala: la resistenza di El Estor alla miniera di nickel
La miniera è di proprietà della svizzera Solway Investment Group, che il 7 dicembre 2021 ha replicato a questo articolo21 novembre 2021 - David Lifodi - Per un Guatemala senza corrotti e plurinazionale (II)
La scommessa della rifondazione dello Stato dal basso
Intervista ad Anabella Sibrián2 settembre 2021 - Giorgio Trucchi Per un Guatemala senza corrotti e plurinazionale (I)
Mobilitazioni e proteste in tutto il paese30 agosto 2021 - Giorgio Trucchi
Sociale.network