Dall'ambiente al pacifismo, le voci di Marghera per un'altra sinistra possibile
Cinque anni fa, mentre a Cernobbio si teneva l'appuntamento annuale dell'élite economica e finanziaria del paese, l'ex acciaieria di Bagnoli, a Napoli, vide arrivare qualche centinaio di persone con l'ambizione di fare una contro-Cernobbio: dare voce ai perdenti, stabilire legami sociali, cercare alternative. Si partiva da uno dei luoghi-simbolo del declino industriale e dei problemi sociali del paese e si tenne subito una sessione che legava l'avventura di Bagnoli, raccontata nel libro (ora anche film) di Ermanno Rea «La dismissione», con la storia del Petrolkimico di Marghera (raccontata nel libro di Gianfranco Bettin) e con la Torino della Fiat raccontata da Marco Revelli. Ora la quinta edizione del Forum «L'impresa di un'economia diversa» lanciato dalla Campagna Sbilanciamoci sbarca sotto le torri di raffreddamento, sulle rive povere e inquinate della Laguna di Venezia (proprio mentre sull'altra riva, scintillante di stelle, c'è l'élite dello spettacolo alla Mostra del Cinema).
Una doppia azione parallela, che continua un viaggio che ha toccato la Parma dello scandalo Parmalat, la Roma della periferia di Corviale, le contraddizioni del sud a Bari. Un viaggio che al Forum di Marghera partirà dalla crisi - industriale, occupazionale, ambientale - della grande chimica, per toccare le grandi opere più controverse (il Mose, la Tav, la base Usa di Vicenza) e guardare da vicino alla crisi parallela del piccolo Nordest, quello sviluppo basato su microimprese di nicchia, tecnologie di recupero, un'immigrazione spremuta in fabbrica ed emarginata fuori dai cancelli, una società ripiegata su se stessa. Una dimensione locale esasperata, resa vulnerabile dalla globalizzazione e che si è fatta protagonista di un forte decentramento produttivo nell'est europeo, alla ricerca di salari ancora più bassi.
Se sono questi gli esiti a cui hanno condotto le scelte delle grandi e piccole imprese e la politica locale e nazionale, al Forum di Marghera (il programma completo si può trovare sul sito http://www.sbilanciamoci.org) si ritroveranno le associazioni, i sindacati, i gruppi locali, gli esperti che pensano che qualche cosa di diverso si potrebbe fare, tutti insieme. Piccole opere per costruire servizi e difendere il territorio, solidarietà nelle politiche sociali, altraeconomia, una politica economica fondata sulla giustizia fiscale (come si legge qui accanto), uno stato che investe sui beni comuni. Un fitto programma di alternative, presentato ogni anno da Sbilanciamoci! in occasione della Legge finanziaria, che avrà un importante verifica, dopo un anno e mezzo di governo di centrosinistra, nel confronto-scontro annunciato tra i ministri della «sinistra radicale» (e diversi sottosegretari) e la platea di attivisti, organizzazioni sociali, sindacati. Sono voci che finora non si sono sentite tra gli strepiti mediatici della polemica politica, voci di una società sempre più distante dai partiti e dai palazzi, ma con una (quasi) intatta capacità di protesta e di proposta.
Proprio sulle proposte i rappresentanti del governo sono attesi a rendere conto, a dire se e quando arriverà il «secondo tempo» della politica di governo: la redistribuzione, la ricostruzione di quello che sviluppo distrugge, un po' più di democrazia, un po' meno guerre, armi e basi militari.
Mentre la politica appare sempre più divisa, frammentata e litigiosa, il Forum di Marghera manda un segnale di rafforzamento delle alleanze sociali: accanto alla quarantina di associazioni di Sbilanciamoci!, alla fitta rete di gruppi locali, ci saranno la Fiom di Rinaldini, la Cgil di Maulucci, anche la Cisl di Baretta. E poi i lavori del Forum si intrecciano alle attività del centro sociale Rivolta, dove si terrà una discussione comune sulle strategie dei movimenti globali. Un dialogo più fitto, in autonomia dalle logiche della politica.
Tutto questo con un occhio al di fuori dei confini, agli scossoni mondiali (borse in caduta e guerre perdute) di questo incerto tramonto del neoliberismo, e ai movimenti globali che propongono alternative. Per l'economia si guarderà, con Naomi Klein, agli scenari della globalizzazione, con Aruna Roy alle comunità dell'India, con José Abelli alle fabbriche autogestite argentine; per la pace si guarderà con Mustapha Barghouti alla Palestina e con Luisa Morgantini alle politiche dell'Europa di fronte ai conflitti.
E' solo un anticipo, perché un mese dopo Marghera l'Assemblea dell'Onu dei popoli a Perugia (dal 4 al 6 ottobre) e la marcia Perugia-Assisi di domenica 7 ottobre completeranno le iniziative della società civile e dei movimenti sul fronte della pace, dei diritti umani e sociali, della democrazia internazionale. Duecento rappresentanti della società civile di tutto il mondo viaggeranno nelle città italiane a raccontare le loro storie e discuteranno a Perugia che cosa chiedere al governo italiano, all'Europa, alle Nazioni Unite.
Inizia un mese pieno di cose da fare, di scossoni che la società e i suoi movimenti possono dare a un sistema politico sempre più ripiegato su se stesso. Un mese che coincide con la guerra per bande tra la prossima nomenklatura del Partito democratico, l'indurirsi della contrapposizione tra moderati e radicali nel governo, il continuo degrado dello scontro tra Unione e Casa della libertà. Marghera e Perugia offrono un altro modo di discutere, di persona anzichè come spettatori televisivi, sentendo voci e proposte di realtà e movimenti che continuano a tessere legami sociali e pratiche di partecipazione. Le stesse voci e proposte che potranno animare la manifestazione del 20 ottobre per una svolta sociale (e pacifista) della politica del governo dell'Unione.
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