Nucleare in Italia Le 50 bombe dimenticate di Aviano
Tra quelle stoccate nella base americana friulana, ci sono pure alcune unità della terza versione delle B-61, ordigni che sprigionerebbero, una volta deflagrati, una potenza dieci volte quella subita dalla popolazione di Hiroshima. Tutto alla luce del sole e a fianco di cittadini ignari dell'ipotetico pericolo. Aviano, Italia , che oggi pomeriggio aprirà la gara di Visioni ambientali al festival Officinema organizzato dalla Cineteca di Bologna, è il documentario del ventottenne ferrarese Daniele Bonazza sulla quotidianità di questo evento straordinario e la relativa protesta del comitato "Via le Bombe".
Un reclamo civile che dondola tra le richieste del rispetto del diritto rintracciabile a chiare lettere nel trattato internazionale di non proliferazione (proibizione per gli stati firmatari "non-nucleari" di procurarsi tali armamenti e per gli stati "nucleari" di fornirgli tecnologie nucleari belliche) e la più semplice necessità psicologica di non ritrovarsi con l'incubo giornaliero dell'atomica che sta per saltare. Insufficienti le parole della tranquilla moglie di un soldato americano, con prole, che si sente sicura perché le bombe atomiche «sono tenute con cura». Perché non è una questione di cautela o di avvedutezza, ma di un contrasto logico che tiene, nonostante la fine della guerra fredda, ancora sotto scacco i destini del mondo.
Gli Stati Uniti conservano in Europa circa 450 testate nucleari (stima del 2005) e lo stesso Putin l'estate scorsa ha affermato che la crisi internazionale sullo scudo spaziale era vicina ai livelli di guardia della crisi dei missili a Cuba del ‘62. Emblematico a questo proposito il materiale d'archivio che Bonazza ha scovato sul web: video seppiati di esercitazione antinucleare per i posati e sorridenti americani anni '50. Tra di essi la tartaruga Bert dal motto "Duck and Cover" («abbassati e copriti») e la famigerata invenzione grafica del Doomsday clock, l'orologio del giorno del giudizio, che tra quell'epoca ed oggi meno delle 23 e 50 non ha mai segnato.
«Paradossalmente per il diritto internazionale l'Italia potrebbe essere denunciata come paese "canaglia", esattamente come la Corea del Nord o l'Iran», afferma Bonazza, ex allievo di Giuliano Scabia, «non avendo vissuto per motivi anagrafici l'epoca della guerra fredda pensavo che il pericolo nucleare riguardasse tempi passati, ma girando il documentario mi sono accorto che la questione è ancora aperta: in Italia si sa troppo poco del pericolo nucleare che corriamo e soprattutto ci ritroviamo ad essere un paese senza la certezza della propria sovranità nazionale».
Duemila euro di budget raccolti con la prevendita degli acquisti del dvd, sette giorni di riprese, Aviano, Italia è qualcosa di più di un indagine sul campo o di un reportage giornalistico: «è un documentario di propaganda che vuole imporre il proprio punto di vista in modo consapevole e convinto - conclude Bonazza -. In un'epoca in cui l'informazione ufficiale dimentica i fatti, tutto ciò che proviene dal documentario anche amatoriale, dal web, ecc… segna e fa ricordare momenti della storia dell'Italia che altrimenti andrebbero persi».
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