Perché non ci convince l'ordinanza del Sindaco di Taranto sull'ILVA
Comunicato Stampa
Oggetto: ILVA, ordinanza sindacale del Sindaco di Taranto
Oggi 27 febbraio 2020 il Sindaco di Taranto ha firmato l'Ordinanza n. 15 per sembra prefigurare la prospettiva di un fermo degli impianti inquinanti dell’ILVA nel caso in cui non vengano risolte delle criticità indicate nell’ordinanza stessa.
In questa ordinanza due punti non ci convincono.
PRIMO PUNTO
In primo luogo si affida ad ArcelorMittal e all’ILVA spa in Amministrazione Straordinaria il compito di diagnosticare i propri mali e di guarirli. Ampi sono quindi i margini discrezionali per arrivare alla ovvia conclusione che i soggetti accusati possano "discolparsi" con relazioni tecniche con cui potranno ampiamente dimostrare che hanno messo in atto tutti gli accorgimenti perché i fenomeni emissivi non abbiano a ripetersi.
Al termine dell’Ordinanza infatti il Sindaco di Taranto “ordina alla Società ArcelorMittal Italia SpA nonché all'ILVA SpA in Amministrazione Straordinaria - Stabilimento di Taranto, ciascuna per quanto di competenza e di responsabilità, di individuare gli impianti interessati dai fenomeni emissivi”. E poiché vi è ampia possibilità di palleggiarsi le responsabilità, fra ArcelorMittal e ILVA in Amministrazione Straordinaria (quest’ultima è infatti ancora proprietaria degli impianti, che tuttavia non gestisce), è intuibile quali possano essere gli esiti di un’ordinanza che si rivolge a due soggetti che fra l'altro sono in disaccordo fra loro per le note vicissitudini. L'esito è che - in questa situazione confusa -potremmo avere dau sue soggetti due verità in contraddizione fra loro, quando invece il Sindaco potrebbe ordinare un’ispezione sugli impianti che accerti la verità, punto e basta.
SECONDO PUNTO
Ma questo non è l’unico aspetto che non ci convince di questa ordinanza che ha come oggetto il "rischio sanitario derivante dalla produzione dello stabilimento siderurgico". Il Sindaco infatti lamenta a pagina 4 che gli studi predittivi sulla Valutazione del Danno Sanitario con diversi scenari emissivi "risultano essere ancora in corso di espletamento".
Nella manifestazione di ieri lo abbiamo detto e ripetuto anche dal palco: esiste una recente VIIAS (Valutazione Integrata di Impatto Ambientale e Sanitario) che ha già certificato un rischio sanitario inaccettabile agli attuali livelli produttivi di 4,7 milioni di tonnellate/anno di acciaio.
E, ci teniamo a sottolinearlo, il Sindaco di Taranto - assieme alla Procura della Repubblica - è stato ufficialmente informato dell’esistenza della VIIAS e del rischio sanitario inaccettabile con un messaggio Posta Elettronica Certificata. Tale messaggio è stato inviato da PeaceLink al Comune in data 7 febbraio 2020.
In quel messaggio certificato PeaceLink scriveva al Sindaco: “Che l’attuale livello di produzione (4,7 milioni di tonn/anno) costituisca un rischio inaccettabile per la salute degli abitanti del quartiere Tamburi lo ha ufficializzato chi ha realizzato la valutazione predittiva dei danni sanitari futuri (la VIIAS, Valutazione Integrata di Impatto Ambientale e Sanitario), recentemente pubblicata su Epidemiologia e Prevenzione (2019; 43 (5-6): 329-337), a firma di Ida Galise, Maria Serinelli, Angela Morabito, Tiziano Pastore, Annalisa Tanzarella, Vito Laghezza, Alessandra Nocioni, Roberto Giua, Lisa Bauleo, Vito Bruno, Carla Ancona, Andrea Ranzi, Lucia Bisceglia e Gruppo Collaborativo VDS”.
Il messaggio era inviato al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e per quanto di sua competenza al Sindaco di Taranto. Nella PEC scrivevamo: “E' bene che lei sia pienamente informato e consapevole che la decisione di forzare ArcelorMittal a produrre sta sottoponendo la popolazione del quartiere Tamburi a un rischio sanitario inaccettabile. In Italia si può essere processati e condannati anche per reati di pericolo senza dover necessariamente documentare il danno. Lo scopo della presente lettera è proprio quello di avvisare chi di competenza di questa situazione”.
Prendiamo atto che tutti i nostri sforzi per informare sulla VIAS (e sulla connessa certificazione del rischio sanitario non accettabile) non sono andati a buon fine. Invitiamo pertanto il Sindaco a prendere atto che da anni il quartiere Tamburi è sottoposto a un rischio sanitario che la scienza ha definito “non accettabile” e a trarne le logiche conseguenze in quanto massimo responsabile della salute pubblica.
Chiediamo al Sindaco di Taranto: perché migliaia di persone continuano ad essere esposte a Taranto a un rischio sanitario “non accettabile”? Perché nell’ordinanza non si fa alcuna menzione alla VIIAS, da noi segnalata al Comune tramite PEC, che certifica il rischio sanitario non accettabile?
Inviamo questo comunicato stampa anche all'indirizzo email istituzionale del Sindaco di Taranto, sperando che quell'indirizzo email venga letto da qualcuno.
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
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