La Grecia siamo noi! Siamo tutti europei!
Noi vogliamo che la Grecia resti nell’Eurozona.
È un’illusione pensare che “Grexit” possa salvare l’euro e l'UE. Lo stesso vale per le draconiane misure di taglio indiscriminato della spesa pubblica, dove investimenti, spesa sociale, sprechi e malgoverno sono messi tutti sullo stesso piano, con effetti devastanti sulla vita di milioni di europei e sulle loro aspettative per il futuro.
Alla paura del futuro occorre sostituire la coesione e la democrazia sovranazionale. Il popolo greco è la prima vittima del malgoverno e della corruzione di molti politici ed attori economici, oltreché della mancanza di un vero governo europeo. Ma per porre davvero un rimedio a questo grave avvitamento, occorre che l’UE giochi una parte ben diversa rispetto a quella proposta dal duo Merkozy, dal FMI e dalla Commissione. L’UE deve scegliere se affossare se stessa e tornare a un’epoca rischiosa dei tutti contro tutti o rilanciare il progetto di un’Unione federale a partire da un governo democratico europeo, con un bilancio corrispondente alle sue ambizioni, che possa emettere eurobonds e sia responsabile di fronte al Parlamento.
Il primo, fondamentale banco di prova è cosa verrà fatto per e con la Grecia in questo delicato periodo prima delle elezioni del 17 giugno. Sta anche all’UE e ai suoi Stati membri dare un segnale positivo, subito.
La battaglia verte oggi intorno al Memorandum sottoscritto dal Governo greco, dall'UE e dal FMI. Siamo convinti che l’imposizione pura e semplice, nei termini previsti, del Memorandum così com’è, sia inaccettabile e controproducente.
Chiediamo allora che le istituzioni europee, in primo luogo, si attivino per:
1. riaprire la discussione sui punti più socialmente devastanti del Memorandum stesso;
2. definire scadenze realistiche e fattibili per la messa in atto delle riforme necessarie che non possono però continuare a scardinare lo Stato sociale, lasciando inalterate le spese militari e i privilegi della Chiesa e non ripartendone equamente i costi.
3. Lanciare subito un piano di aiuti economici e finanziari per la Grecia, basato non sui soliti progetti di infrastrutture faraonici e fallimentari , ma su un Green New Deal che descriva un percorso centrato sulla riduzione della dipendenza dalle fonti fossili, sulla riconversione ecologica della Grecia, ma anche su una dura battaglia alla corruzione e un uso efficace dei Fondi europei. Occorrono poi garanzie europee per permettere di
congelare tutti i programmi di armamento, e un deciso sostegno dell'UE per ottenere dati dettagliati sui depositi greci nelle banche svizzere e di altri paesi.
Ma non basta “salvare” la Grecia. E’ l’intero progetto dell’UE che oggi è a rischio, ferito dall’ideologia neo-liberista, dall’egoismo dei governi nazionali e dall’illusione che per riportare la fiducia sia necessario smantellare lo Stato sociale e ricostruire le frontiere. Questa ricetta, imposta non solo alla Grecia, ma anche a numerosi altri paesi dell’Europa meridionale e orientale, non funziona.
Per superare la crisi occorrono due azioni parallele.
La prima che superi la logica repressiva del “Fiscal Compact” e lo renda del tutto inoperante, attraverso il lancio, a partire dal Parlamento europeo e dalla Commissione europea, di una nuova serie di misure che ri-orientino le risorse europee verso un piano europeo di sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibile – finanziato con la tassa sulle transazioni finanziarie, con la carbon tax e con project bonds. In secondo luogo, dobbiamo fare pace con la democrazia e organizzare, in vista delle elezioni europee del 2014, una mobilitazione per un’Assemblea costituente, con il compito di redigere una Costituzione federale da sottoporre al giudizio dei cittadini europei tramite un referendum pan-europeo.
Non possiamo lasciare la responsabilità nelle sole mani dei governi e della Commissione europea. Il Parlamento Europeo deve riprendere l’iniziativa lanciando un urgente dibattito pubblico intorno a concrete proposte di nuove leggi per affrontare la crisi e avviando un nuovo processo costituente.
E’ ora di agire. Non c’è più tempo da perdere.
Europa, 31 maggio 2012
Organizza un evento (flash mob, sit-in, ecc.) nella tua città.
Scrivi a genova@mfe.it , tel. +39.347.0359693
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/WeareallGreeksandEuropeans
La lista delle città impegnate il 9 giugno:
https://www.facebook.com/events/374904629223431/
Scarica l'appello in formato pdf adatto alla stampa:
http://www.mfe2.it/genova/grecia/LaGreciaSiamoNoi-WeAreAllGreeks-31-05-2012.pdf
Primi firmatari (*)
Monica Frassoni (presidente Verdi Europei), Nicola Vallinoto (Movimento federalista europeo), Barbara Spinelli (editorialista Repubblica), Virgilio Dastoli (presidente consiglio italiano Movimento Europeo), Pietro De Matteis (presidente, European Federalist Party), Lorenzo Marsili (direttore, European Alternatives), Gianni Pittella (vicepresidente del Parlamento Europeo), Flavio Lotti (coordinatore Tavola della Pace), Gennaro Migliore (responsabile esteri Sel), Brando Benifei (vicepresidente, Ecosy), Francesca Lacaita (Mfe/Sel UK), Terry Reintke (portavoce, Federation of Young European Greens), Peter Oomsels (presidente, JEF-Belgium), Paolo Acunzo (vicesegretario Mfe), Francesco Martone (forum politiche internazionali, Sel), Yves Gernigon (presidente, European Federalist Party), Chiara Tamburini (Sel Belgio), Andrea Pisauro (Sel UK), Enrico Calamai e Damiano Torretti (Sel), Eliana Capretti (Mfe), Michele Ciavarini Azzi (President UEF Belgio), Hans Mund (founder of Citizen-E), Samuele Pii (Mfe), Giacomo Filibeck (Partito Democratico, Coordinatore Dipartimento Affari Esteri e Relazioni Internazionali), Antonio Padoa Schioppa (Mfe), Jean Francis Billion (Fedechoses),
(*) aggiornamento al 5 giugno 2012
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