Il coraggio di Enrico che dirà NO alla guerra
È fatto benissimo.
I ragazzi sono rimasti incollati al documentario fino all'ultimo minuto. E' la storia vera di come nel novembre del 1983 un'esercitazione militare (una simulazione di attacco nucleare della Nato) venne percepita dal Cremlino come la copertura per un attacco reale, un "primo colpo". Straordinaria occasione per discutere anche della crisi attuale fra Usa/Nato da una parte e Russia dall'altro. Perché anche oggi - rovesciando i ruolo del documentario - un'esercitazione militare (della Russia) può essere percepita come un'azione di preparazione della guerra se si alimenta (come nel 1983) il clima del sospetto e della diffidenza reciproca.
Oggi sono entrato nella sala docenti e ho chiesto a bruciapelo a voce alta ai miei colleghi: "Che ne pensate della guerra?"
Mi hanno guardato, presi alla sprovvista.
Attimi di silenzio.
E dopo un po' una collega di matematica ha detto: "Sono preoccupata, dovremmo fare qualcosa. A scuola ci perdiamo in tanti dettagli e poi non ci occupiamo di questo".
Ho colto la palla al balzo per dire: "Guardate qui". Sul cellulare, che tenevo in alto con la mano, appariva la scritta:
"Questa animazione mostra come un singolo attacco scatenerebbe una guerra nulcleare Nato-Russia"
Si era creato un piccolo capannello di docenti. Nessuno ha fatto finta di niente. Anzi. Me li trovavo vicini a guardare attoniti il video con lo scambio di testate nucleari della simulazione militare.
È suonata la campanella, ognuno il classe. Io a fare educazione alla pace e, entrando, a dire: "Oggi ci vaccineremo contro la guerra. Faremo educazione alla pace".
Dalle risposte incredibilmente positive di docenti e studenti - nel test spontaneo di oggi - ho potuto capire meglio che dobbiamo fare qualcosa, che abbiamo il dovere morale di farlo.
E ho potuto così apprezzare ancora di più la caparbia determinazione di Enrico Peyretti che sabato prossimo - anche da solo - alle ore 12 sarà davanti al Municipio di Torino con un cartellone, e su scritto: "Torino, devi gridare: NO alla guerra".
A chi gli ha obiettato se non fosse troppo presto scendere in piazza, lui ha risposto: "Sulla mia agenda è già scritto da ieri: sabato 5 febbraio alle 12".
La sua forza d'animo interiore mi ha stupito e entusiasmato.
Non ha paura di rimanere da solo per fare comunque una cosa giusta e urgente.
PeaceLink sarà a disposizione di tutti, anche di Enrico, per dare la massima visibilità a chi farà la cosa giusta in questo momento.
I soldati sono già schierati, e noi pacifisti?
Dobbiamo sapere perché gli Stati Uniti abbiano abbassato un po' i toni (procedendo tuttavia nel dispiegamento militare), non usando più l'aggettivo "imminente": era giorni e giorni che si parlava di "invasione imminente" dell'Ucraina.
Perché non usano più l'aggettivo "imminente"?
Perché la crisi si sta risolvendo o attenuando?
No, non è così. E' avvenuto che l'Ucraina ha tirato le orecchie a Biden e alla Nato, che con la loro comunicazione sulla "imminente invasione" farà ora spendere tra i quattro e i cinque miliardi di dollari dalla riserva nazionale per stabilizzare la valuta nazionale, destabilizzata dalla comunicazione militare. (1)
Quindi non illudiamoci: la macchina della guerra va avanti. E andrà avanti fin quando non sarà sciolto il nodo di fondo: l'ingresso dell'Ucraina nella Nato.
(1) Già il 25 gennaio scorso il presidente Volodymyr Zelenskyy aveva invitato alla calma i suoi concittadini, e pochi giorni dopo, in una telefonata definita tesa da alcuni media, lo stesso presidente si sarebbe lamentato con Biden per il continuo riferimento a presunti imminenti attacchi da parte della Russia. Per il leader ucraino, l'allarmismo "occidentale" sta minando la fiducia degli ucraini nel governo e alimentando il panico economico in tutta la nazione. "Leader di Paesi rispettati" hanno lanciato messaggi allarmistici e avvertito di una potenziale guerra imminente, generando "panico nel mercato, panico nel settore finanziario", ha affermato Zelenskyy. Come riporta l'agenzia Efe, Kiev dovrà ora spendere tra i quattro e i cinque miliardi di dollari dalla riserva nazionale per stabilizzare la valuta nazionale, ha annunciato il presidente. “È il prezzo che paghiamo per una politica informativa sbilanciata”, ha ammonito. (Fonte: https://europa.today.it/attualita/usa-no-invasione-russia-imminente.html)
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