Protesta dei familiari dei soldati in Ucraina: "Fateli tornare a casa"
Nel cuore di Kiev, nella storica Piazza Maidan, l'atmosfera è densa di tensione mentre i familiari dei soldati ucraini scendono in piazza ancora una volta, alle 11 del mattino, in una manifestazione che chiede disperatamente la "smobilitazione" dei loro cari attualmente al fronte. Questa protesta viene dopo una sanguinosa controffensiva finita male per l'Ucraina. Sono stati mesi di mesi di sacrifici e dei sofferenze da parte di coloro che hanno visto i propri cari impegnati in una guerra contro la Russia che sembra non avere fine.
La guerra in Ucraina ha causato una profonda divisione tra le famiglie e il governo. Molti soldati sono stati inviati al fronte nel febbraio del 2022 e da allora combattono ininterrottamente. Il peso emotivo e psicologico su di loro è immenso, e ora i loro familiari sono determinati a far sentire la loro voce.
Nel cartello che questa donna espone viene evidenziato che 650 mila uomini sono fuggiti all'estero per la guerra. Chiede il ritorno a casa di chi ha combattuto per 18 mesi.
Ma che cosa pensa di fare il governo ucraino? Ha accettato la sfida suicida della Russia di una guerra all'ultimo uomo. E l'ha rilanciata con l'illusione di ottenere una vittoria che non si sta realizzando.
Il governo ucraino, di fronte all'esercito russo che sta premendo, cerca di compensare l'inferiorità numerica schierando altri 500 mila soldati: ma fatica a trovarli. Vi sono casi di reclutamenti forzati, brutali. Fanno discutere perché assomigliano a veri e propri rapimenti di civili che vengono inviati al fronte. Tanti giovani e meno giovani sono barricati in casa o si nascondono per non andare in guerra. Altri rischiano la vita attraversando fiumi pericolosi e cercando di fuggire all'estero.
Il nuovo tentativo di nuovo reclutamento forzato suscita rabbia e timore nella società ucraina.
Ma oggi è il giorno dei familiari dei soldati al fronte. Sono stanchi della continua assenza dei propri cari, chiedono a gran voce la smobilitazione di coloro che hanno già prestato servizio per oltre 18 mesi.
Lo slogan della protesta è chiaro: "Ritorno a casa". Le famiglie reclamano il diritto dei loro cari di tornare alla vita civile, di rivedere le proprie mogli, abbracciare i propri figli e ritrovare una qualche normalità dopo mesi di guerra e sacrifici.
Uno dei dati più sconcertanti emersi durante questi mesi di conflitto è la fuga in Europa di 650.000 uomini in età di combattimento. Secondo i dati ufficiali dell'Unione Europea riportati dalla BBC, questa cifra potrebbe addirittura essere più alta, considerando che molti rifugiati potrebbero non essere ufficialmente registrati o potrebbero aver scelto altre destinazioni come gli Stati Uniti o il Canada.
La protesta non è solo una sostanziale richiesta di fine della guerra, ma anche una denuncia contro la gestione della crisi da parte del governo. I familiari si sentono traditi e trascurati, mentre la fuga di così tanti uomini in età da combattimento mette in luce la disillusione e la sfiducia nel governo ucraino.
In un momento in cui l'Ucraina affronta sfide senza precedenti, la protesta dei familiari dei soldati diventa un grido disperato per la pace, la smobilitazione e il ritorno alla normalità. La situazione continua a evolversi, ma ciò che è certo è che la voce di coloro che sono direttamente coinvolti nel conflitto deve essere ascoltata e tenuta in considerazione nella ricerca di una soluzione duratura per la crisi ucraina.
Il nostro compito di pacifisti è di essere accanto a questa donna che espone un cartello sulla guerra in cui è scritto in Ucraino: "E' per sempre?"
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