Feltri e Maroni: Siamo proprio sicuri che sia Bruxelles a dover andare all’inferno?

Breve commento sulle parole di Roberto Maroni e Vittorio Feltri sull'emergenza dei migranti nord-africani.
16 aprile 2011
Matteo Adduci

Asini. Questa è la prima parola che il cervello mi ha suggerito quando ho letto le dichiarazioni di Roberto Maroni sull’inutilità dell’Europa e, a strascico, quelle di Vittorio Feltri su Libero del giorno dopo, a supportarne la fondatezza.

Essendo io, per di più, membro del Movimento Federalista Europeo, laureato in Scienze Diplomatiche e in procinto di prendere un Master in Studi Europei, rabbia, nausea e sconforto hanno annebbiato le mie facoltà analitiche, lasciandomi in balia di quell’ultimo e unico pensiero: gli asini. E il loro rauco ragliare.

Pertanto, incapace di visualizzare altro, mi soffermerò su tale bucolica figura - estremamente, genuinamente e coerentemente padana in un certo qual modo -, per esprimere qualche commento sulla doppietta Maroni – Feltri dei giorni 12 e 13 aprile, 2011.

Asino da wikimedia commons

(Figura . Asino tradizionale)

Infuriato per l’esito del meeting straordinario su partnership in tema di immigrazione e mobilità, che ha respinto la proposta italiana di assegnare permessi di soggiorno temporanei ai migranti tunisini appena sbarcati a Lampedusa - poiché palesemente in contrasto con le direttive europee - l’asinello Bobo sbotta: “Mi chiedo se ha senso rimanere nell'Unione Europea. Meglio soli che male accompagnati”.

Dimenticando che l’Unione non dispone di una efficiente politica comune di gestione dell’immigrazione solo ed esclusivamente perché i governi nazionali si oppongono ad essa (vedi la mancata approvazione della direttiva sui rimpatri, 2008/115/CE), essendo questo considerato come un tema fondamentale della loro intangibile sovranità, Bobo, imbrigliando l’asino per la coda, attribuisce all’Europa colpe che, invece, sono da ricercarsi nell’ottusità dei suoi stati. All’euroscetticismo populista dei leghisti eravamo già abituati: chiedere loro di essere obiettivi l'è come daga 'n biscutì a'n asen.

Anche a Feltri siamo abituati, ormai. Tuttavia la lectio magistralis che ci regala tra le righe del suo editoriale, supera ogni più fantasiosa aspettativa. Trottando a testa basta e tra le polemiche di questi giorni, – “Maroni ha ragione, Bruxelles vada all’inferno” -, il direttore scalcia fuori un'analisi che ha del comico. No. Del ridicolo. Nemmeno. Del grottesco. I punti in cui la sua analisi si articola sono, semplicemente, senza alcun senso. A parer suo, l’unica ragione della nostra permanenza in Europa – “abbiamo un debito pubblico mostruoso” – che ci costringerebbe ad accettare - “umiliazioni come quella inflittaci da Francia, Germania e Inghilterra sui profughi” – senza riceverne nulla in cambio, non solo sembra dettata da una logica autarchica di respiro nazionalista, ma dimostra anche una piuttosto seria ignoranza di ciò che rappresenta l’importanza economica dell’UE per i suoi stati e per l’economia mondiale.

Basta infatti farsi un giro per Bruxelles per rendersi conto del crescente volume degli scambi commerciali, delle negoziazioni politiche ed economiche tra rappresentanti di grandi, piccole e medie imprese e i cosiddetti “euro-burocrati”; del moltiplicarsi di lobbies e gruppi d’interesse, portanti la voce non solo delle compagnie e gruppi commerciali o industriali, ma anche dei diritti dei lavoratori, dei cittadini, degli stati, del pubblico e del privato; si è sviluppata una rete di attività e di interdipendenze di settore e tra i settori, a livello europeo, che non può più essere ignorata, e di fatto ormai quasi nessuno lo ritiene possibile. Questo, a dimostrazione del fatto che l’Europa, anche se concepita solo ed esclusivamente nei canoni dell’economia, vada ben oltre le dinamiche del debito pubblico. Trovando pure lo spazio per prendersela con Prodi, asinello Vito si butta sul popolar-populista, sostenendo dapprima che l’Europa che sostenemmo entusiasticamente in passato si chiamava Mercato Unico, non Unione Europea, dimenticando - o non sapendo – che siamo sempre stati il paese che più di ogni altro ha spinto per una più forte collaborazione politica (ricordate De Gasperi?); poi passa all’attacco brandendo l’arma più affilata dell’anti-europeismo: l’aumento dei prezzi causato dalla moneta unica.

Non credo ci sia bisogno di elencare, per l’ennesima volta, quelli che sarebbero stati i risultati di una nostra esclusione dalla moneta unica e dunque, quelli che sono i suoi effettivi vantaggi. Riporto soltanto una riga di Sergio Romano contenuta nel Corriere della Sera del 13 aprile scorso: “agli euroscettici che parlano con leggerezza di una tale prospettiva [uscita dall’UE, ndr.] chiedo se si rendano conto di ciò che l'Italia perderebbe in termini di stabilità monetaria, di credibilità finanziaria e di autorevolezza politica... Sono certi, gli euroscettici, che saremmo meglio in grado di negoziare gli accordi sul controllo dell'emigrazione con i Paesi dell'Africa del Nord?”.

Roberto Maroni Vittorio Feltri

(Figura . Metaforici Asini Postmoderni)

Infine, tenta di stimolare un genuino e sano sentimento europeo, scrivendo “… ridono degli italiani in genere, giudicandoli pasticcioni, bontemponi senz’arte né parte. Aggiungete che le amministrazioni locali del Mezzogiorno non sono in grado di attingere ai fondi a loro disposizione per realizzare opere infrastrutturali, e il quadro è completo. Da imbecilli ci comportiamo e imbecilli siamo ritenuti”. Europa, Italia, Sud Italia: anti-solidarismo multilivello.

Leggete, per favore, il passaggio conclusivo: “mezza Africa è in ebollizione e si attrezza per invaderci e islamizzarci. Quando anziché ventimila extracomunitari, ne sbarcheranno qui - e giuro che succederà - duecentomila o due milioni, che faremo? Il cuscus”. La battuta merita applausi. E già mi immagino altri asini riderne ragliando. A me, tuttavia, non riesce di scherzare più. E quando l’odio, di stampo razzista, è veicolato dall’idiozia e dalla leggerezza di frasi come questa, mi viene solo da rabbrividire.

Asini, calzati e vestiti.

Note: - Editoriale di Vittorio Feltri su Libero del 13 aprile 2011. HA RAGIONE MARONI L`EUROPA VADA ALL`INFERNO. Dalla Ue solo fregature e umiliazioni, dal cambio capestro lira-euro alla gestione degli immigrati. Possiamo uscirne, però dobbiamo dimezzare il debito pubblico

http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=58777184

http://www.libero-news.it/news/714555/Feltri_sta_con_Maroni___Bruxelles_vada_all_inferno_.html

- L'Italia non recepisce la direttiva sui rimpatri:
http://immigrazione.aduc.it/articolo/immigrazione+italia+non+recepisce+direttiva_18670.php

- La direttiva sui rimpatri 2008/115/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
http://www.retenirva.it/PDF/Direttiva_Rimpatri%20115-CE-%2016-12-08.pdf
Licenza: Pubblico Dominio

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