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25 giugno 2006

A proposito dell'articolo

Autore: Alessio Gaeta

E' interessante osservare le estrapolazioni dell'autore, che con tanta facilità trasforma una nave che trasporta gas in una specie di super-bomba nucleare.
Il fatto è che probabilmente l'autore non si intende molto di fisica (non che io sia un luminare, ma studio ingegneria ed un po' mastico l'argomento), quando fa crescere il raggio d'azione di una bomba FAE linearmente con il suo peso. Cerco di spiegarmi meglio: l'autore afferma che se una bomba di 500 Kg ha un raggio d'azione di 300 m allora una bomba di 1000 Kg ne ha uno di 600 m; quindi 140.000 t spazzano via 84 Km. Questo sarebbe vero se vivessimo in un mondo ad una dimensione. Ma il nostro mondo è a tre dimensioni, quindi il raggio d'azione cresce con la radice cubica del rapporto delle potenze delle bombe. Ancora una volta un esempio: se una bomba di 500 Kg distrugge per 300 m, allora una bomba di 1000 Kg distrugge per [300 m * radcubica(1000/500)] = 378 m; non 600 m. Allo stesso modo, l'esplosione di 140.000 t di gas avrebbe un raggio di azione di circa 19,5 Km, e niente affatto 84 Km, come si sostiene nell'articolo. E, se non vado errato, si tratta di un raggio inferiore alla zona di sicurezza prevista per l'impianto dalla direttiva Seveso, sotto la quale l'impianto stesso ricade. Naturalmente si tratterebbe dell'incidente più catastrofico (e quindi meno probabile) che potrebbe accadere.
E questo senza contare che una vera esplosione nucleare produce radiazioni e causa l'inverno nucleare, la contaminazione di terra e acqua e tutto quello che consegue ad una bomba nucleare vera (ci siamo dimenticati di Chernobyl? Un'esplosione nucleare credo sarebbe peggio...).
Inoltre, una bomba è costruita per esplodere nel modo più violento possibile, una nave (si spera) ha criteri di costruzione opposti; del resto, lo stesso autore riporta che una bomba FAE può detonare così efficacemente solo se "stimolata in modo corretto da una fonte di energia abbastanza potente". E fornire abbastanza energia (ovvero calore) da causare un'esplosione a qualcosa che si trova a -160,5° C è davvero difficile. Suppongo, infatti, che il vero rischio di incidenti si ha nella violenta evaporazione del gas, che può avvenire solo se lo si mette improvvisamente in contatto con l'aria; ma a questo punto verrebbe meno la compressione dei gas esplosivi, quindi si ridurrebbe anche la forza e il raggio del'onda distruttiva (per intenderci, facendo una estrema semplificazione, da prendere con le molle: avete mai dato fuoco alla polvere di un petardo aperto? Grossa fiammata, ma nessuna esplosione: la polvere non si infiamma in compressione).

E' importante sollolineare che con queste righe non voglio affatto sostenere il rigassificatore a Taranto, non è un argomento che ho approfondito abbastanza per permettermi di prendere una posizione definita. Ma proprio per questo, proprio perché non ho una conoscenza profonda dell'argomento, non mi sognerei mai di fare del terrorismo psicologico (perché questo si fa nell'articolo: terrorismo psicologico), basandomi su scarsa conoscenza dell'argomento ed usando procedimenti surrettizi che nulla hanno di scientifico e che portano a risultati di nessun valore.

Grazie, e scusate l'intromissione.

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