Usa: The Big Fix - Il grande accomodamento

I gangster sono al potere, e niente e nessuno potrà sfidare il loro dominio, essi stanno portando avanti una guerra aggressiva per cementare la loro posizione e quella dei loro alleati: i baroni dell’energia, i mercanti d’armi, le lobby edilizie e dei servizi, i banchieri degli investimenti.
10 aprile 2005
Chris Floyd
Fonte: Moscow Times

Yakuza Gangster E ora affrontiamo i fatti. Ormai lo spettacolo è finito e noi, la comunità di tutti coloro che credono nella realtà, i credenti nella democrazia genuina e nella legge, gli eredi di Jefferson e Madison, Emerson e Thoreau, i lavoratori e i sognatori, tutti gli uomini che vogliono sollevarsi al di sopra della bestia che è in noi, noi che cerchiamo di plasmare il brutale caos dell’esistenza in qualcosa di più alto, più ricco e pieno di significato, ebbene, abbiamo perso.

Il mondo migliore che avevamo creduto fosse la vera vittoria sul sangue e l’orrore della storia, un mondo illuminato che aveva spesso trovato la sua realizzazione migliore negli ideali e nelle aspirazioni della Repubblica Americana, è perduto. E’ stato ingoiato dall’oscurità, dall’avidità più rapace, da animi bestiali e da ostinati primitivi che oggi hanno in mano schiaccianti strumenti di potere e dominio.

Questa è la banda che è riuscita con mezzi illeciti nel 2000 a prendere il controllo del governo americano, e che ha mantenuto quel controllo nel 2004 grazie alla corruzione dilagante. La rielezione del Presidente George W. Bush del novembre scorso è stato un procedimento vergognoso che ha visto l’esclusione in massa di gruppi di votanti per l’opposizione; risultati non verificabili raccolti da macchine facilmente manipolabili da pirati informatici che venivano attivate da gruppi di sostenitori schierati con il partito dominante, e infine delle divergenze tra i risultati degli exit poll e i risultati finali che si sono rivelate addirittura più ampie di quelle che hanno portato alla condanna per frode delle elezioni in Ucraina e Georgia. In effetti una commissione di studiosi di statistica ha dichiarato la settimana scorsa che le probabilità che delle differenze così ampie potessero verificarsi in maniera naturale erano di 950.000 a 1, secondo quando riportato dall’Akron Beacon Journal.

La fitta documentazione sulle frodi di Bush continua a crescere. Il mese scorso un gruppo di esperti, servendosi delle macchine elettorali realmente usate e dei risultati effettivi delle elezioni del 2004 ha dimostrato al Congresso come un solo pirata informatico avrebbe potuto alterare di 100.000 voti i risultati di un distretto senza lasciare traccia. Più di 40 milioni di voti in 30 stati sono stati assegnati con questo genere di sistema informatico, ha notato BlackBoxVoting.

Alla fine dell’anno scorso, il Congresso ha ascoltato la testimonianza sotto giuramento di un programmatore della Florida, Clint Curtis, che nel 2000, dietro richiesta di Tom Feeny, factotum della famiglia Bush, aveva creato un software per manipolare i voti. Secondo quanto riportato dall’investigatore Brad Friedman, Feeny volle che Curtis, suo collega di partito, e il suo datore di lavoro, la Yang Enterprises, producessero programmi in grado di “controllare il voto” secondo le necessità e che fossero impossibili da rintracciare. Feeny raccontò anche a Curtis dei piani di Bush di “sopprimere il voto dei neri” per mezzo di “liste di esclusione”. Questo è esattamente ciò che è poi accaduto. Greg Palast, investigatore della BBC, ha dimostrato che decine di migliaia di legittimi votanti Afro-Americani sono stati deliberatamente “epurati” dalle liste da una società privata controllata dai repubblicani ingaggiata dal Governatore della Florida Jeb Bush. In seguito, Feeny, che si scontrava con Jeb nella prima campagna per la carica di governatore, fu premiato per il suo fedele servizio con un favoloso seggio al congresso.

Nel 2002, Raymond Lemme, un ispettore del governo nello Stato della Florida, si è occupato delle dichiarazioni di Curtis, tra le quali vi erano anche altre accuse di corruzione che coinvolgevano Feeny, la Yang Enterprises e un impiegato della Yang accusato di contrabbandare tecnologia militare ai Cinesi. Nel giugno del 2003, Lemme disse a Curtis che aveva “seguito questi fatti di corruzione fino ad arrivare alla cima” e che “la vicenda sarebbe scoppiata in poche settimane”. Il primo giugno del 2003, Lemme fu trovato morto in una camera d’albergo della Georgia, appena oltre il confine della Florida.

La polizia locale decretò che Lemme, un uomo felicemente sposato che in quel periodo era tutto preso dai piani per il matrimonio di sua figlia, aveva deciso improvvisamente di tagliarsi i polsi. Da principio dissero che non c’erano foto del luogo di ritrovamento del cadavere, ma poi sono venute fuori delle foto su internet e la polizia ha dovuto confermare con imbarazzo la loro autenticità. Le foto erano chiaramente in contraddizione in diversi punti con la relazione originaria sul suicidio, ad esempio offrivano le prove che Lemme era stato picchiato prima della sua morte.

L’indagine venne riaperta dopo la testimonianza di Curtis al Congresso, ma poi è stata chiusa bruscamente dopo che la polizia locale ha parlato con un “qualcuno” nel governo dello stato della Florida, per altro mai identificato.

Inutile dire che non è stato fatto nulla per chiarire le oscure circostanze di una morte tristemente ad hoc come quella di Lemme. Neppure è stata fatta alcuna azione per correggere il degrado, assai fruttuoso per qualcuno, dei procedimenti elettorali in America, al di là della nomina di un ennesima “commissione d’alto profilo” scelta tra i notabili dell’Establishment per supervisionare la “riforma elettorale”. Sfortunatamente basta leggere il nome dell’incaricato a co-presiedere questo tentativo per capire quanto sia seria questa iniziativa: si tratta di James Baker, noto trafficone e aggiustatore della famiglia Bush (e portaborse Saudita) che capeggiò il sabotaggio del voto del 2000 in Florida. Con la presenza di Baker nella commissione è sicuro che nulla sarà fatto per diminuire il morso soffocante dei potenti in carica.

Perciò non illudiamoci. I gangster sono al potere, e niente e nessuno potrà sfidare il loro dominio, essi stanno portando avanti una guerra aggressiva per cementare la loro posizione e quella dei loro alleati: i baroni dell’energia, i mercanti d’armi, le lobby edilizie e dei servizi, i banchieri degli investimenti. Questi blocchi di potere gestiscono risorse enormi e profitti inimmaginabili, possono rilevare, comprare o seppellire qualsiasi forza si opponga loro. Nel frattempo dispongono del bottino ricavato dal sequestro della Repubblica, il suo sangue e il suo tesoro, usati come carburante per la loro macchina da guerra in continua espansione: Bush ha ora una “lista di controllo segreta”, essa comprende altri 25 paesi che sono considerati obiettivi maturi di nuovi interventi militari, secondo quanto riportato dal Financial Times.

E nello stesso momento in cui nuovi crimini di guerra vengono compiuti, il mese scorso Bush ha reso pubblica una “Strategia di Difesa Nazionale” ufficiale che dichiara apertamente che i “processi giudiziali” sono uno dei nemici che gli Stati Uniti devono affrontare, e li paragona perfino al terrorismo, secondo quando riportato dalla Associated Press. La legge è “una strategia del debole”, dice la Dottrina Bush facendo eco in maniera agghiacciante alla hitleriana “machtpolitik”: il Potere crea il diritto. Al corso della giustizia non deve essere permesso di “frenare o plasmare” il comportamento americano in alcun modo, hanno dichiarato i gangster.

Pensateci: la Legge adesso è il nemico. La democrazia, come abbiamo appena visto, è il nemico. E questo, il folle codice di criminali e di tiranni, è diventato la dottrina dominante degli Stati Uniti – sostituendo la Costituzione, sostituendo la nobile battaglia per la libertà e per un mondo illuminato con l’urlo della bestia, con un freak show fatto di cupidigia e di morte.

Note: Tradotto da Paola Merciai per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte, l'autore e la traduttrice

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