Solo i bianchi sostengono che la pessima risposta a Katrina non sia segno di razzismo

Storia di una manifestante solitaria per le strade di Seattle
12 settembre 2005
Kirsten Anderberg (http://www.kirstenanderberg.com)
Tradotto da per PeaceLink

Non ho visto alcuna persona di colore, da nessuna parte, in nessun notiziario o speciale TV, in nessun articolo della stampa, e nemmeno per le strade, dire che la risposta a Katrina nella città di New Orleans “non ha avuto niente a che fare con la razza”. Già solo il fatto che SOLO persone bianche lo affermino mi dice tutto. Ieri sera ho visto il sindaco di Houston, che ironia della sorte si chiama White, cercare di mascherare il lato razzista del tutto. C’è qualcosa di assolutamente improbabile nel sentire il sindaco bianco di Houston dire che sollevare la questione razziale a proposito dell’uragano Katrina sia solo “fonte di divisioni”. E altrettanto vale per il ragazzo bianco Bush , che dice che qualsiasi menzione dell’origine razziale del massacro di New Orleans sarebbe solo un intervento dei suoi oppositori sull’”agenda politica”. Sono sicura che Bush stia cercando in ogni modo qualche faccia nera che sostenga la sua posizione, ed ecco perché la comparsa di Condy Rice.
In tempi come questi puoi vedere quanto sia razzista un paese osservando quanti bianchi girino in tondo per cercare di nascondere l’ovvio.

Ieri mattina sono scesa in strada e ho scritto con un gessetto su un muretto di fianco alla mia casa “Fermiamo il genocidio di New Orleans SUBITO! Impeachment per GWBush!”. Ho trovato terribilmente interessante il fatto che mentre lo facevo un ventenne bianco si è avvicinato e mi ha ditto “Se tu non fossi una donna ti riempirei subito di botte” “Perché? Per la scritta?” ho risposto; e lui “Se un’ignorante. Non sai neanche cosa sia un genocidio.” “Scusi signore, veramente sono laureate in Scienze Politiche all’Università di Washington e ho superato i test di accesso per un corso in legge, quindi so benissimo cosa vuol dire genocidio”. E gli ho citato la definizione del Webster Collegiate Dictionary: "la deliberata e sistematica distruzione di un gruppo razziale, politico o culturale”. A questo punto gli fumavano le orecchie, il suo petto si è gonfiato e la sua presenza è diventata fisicamente minacciosa. Gli ho detto “Come puoi vedere sono grossa due volte te, e potrei diventare matta se mi tocchi. “. Se n’è andato con la coda tra le gambe, ma mi è rimasto lo stupore di aver visto un uomo bianco che stava per PICCHIARMI per aver scritto quelle cose…

E non è stato certo l’unico. Mentre continuavo con le mie scritte diversi uomini bianchi mi hanno fisicamente minacciato perché usavo la parola genocidio.
Poi ho deciso di uscire per strada con un grosso cartello con la scritta “Basta al genocidio RAZZISTA e CLASSISTA di New Orleans. Impeachment per Bush” Appena salita su un autobus un nero mi ha subito detto “Ha ragione, sorella.”, e mentre ne aspettavo un altro un uomo delle consegne nero che stava scaricando lì vicino si è avvicinato e ha detto che avevo ragione al 100%. Quando sono risalita in autobus, mi sono seduta e un anziano nero seduto nel posto davanti si è girato, dicendomi che avevo ragione e domandandosi com’era successo che una ragazza bianca come me fosse finita a protestare contro il razzismo.Abbiamo parlato un po’, poi sono scesa in centro a Seattle.

Ho tristemente notato di essere l’unica a protestare nelle strade della città. Ho cominciato a camminare nel Mercato e un uomo d’affari cinquantenne bianco ha iniziato a chiamarmi “Signora..signora…” Io ho continuato a camminare, temendo che volesse prendermi a male parole, ma lui mi ha rincorso e mi ha fermato battendomi sulla spalla e dicendo “Volevo solo ringraziarla per quel cartello” Un bel cambio di rota dopo le cattive maniere della mattina, ma non certo duraturo. Un altro bianco, un sessantenne di classe media, mi ha detto “Ha del fegato. Ma nessuno la sta ascoltando”. Innervosita gli ho risposto “No, è a lei, vecchio capitalista bianco, che nessuno dà ascolto, e penso che si metta sulla difensiva perché lo sa.””Attenta a quello che dici ragazzina” “C’è libertà di parola in America e io le dirò in faccia maiale capitalista quanto voglio”. Arrabbiato, è andato a chiamare la polizia; io me ne sono andata ridendo e ho continuato a camminare e parlare.

Ho proseguito il mio percorso nella First Avenue, pensando che magari avrei trovato qualcuno con una coscienza che protestava davanti al Palazzo Federale. Ma mentre camminavo un cowboy bianco ha iniziato ad osservarmi, poi a camminarmi di fianco al mio stesso passo, poi a rimproverami perché sostenevo che fosse un problema di razza. Ho fatto finta di non sentirlo e ho continuato a camminare, fino al Palazzo federale dove ho purtroppo scoperto di essere l’unica manifestante. Sono rimasta lì a protestare per un po’, ma poi ho deciso di spostarmi in un posto più trafficato, il Westlake Center.

Arrivata al Westlake Center l’ho trovato pieno di gente che faceva acquisti. Disgustata ho iniziato a dire a voce molto alta, stringendo il mio cartello “I vostri bambini prima o poi vi chiederanno cosa avete fatto per cercare di fermare il genocidio di New Orleans del 2005, e voi sarete costretti a rispondere che siete andati a fare shopping! Potete convivere con questo?” i neri mi guardavano con grandi smorfie mentre lo dicevo. Tre ragazze nere si sono avvicinate e mi hanno detto che anche la loro zia diceva le stesse cose; abbiamo parlato un po’ del perché questo sia evidente razzismo. Volevao protestare, e io ho detto loro che anche una sola persona che protesta può fare la differenza e che come potevano vedere anche io stavo ottenendo delle reazioni.

Mentre me ne stavo lì in piedi, alcuni poliziotti si sono avvicinati con le loro biciclette. Sono arrivati giusto davanti alla mia faccia,e uno di loro, in uniforme di servizio completa, ha fatto segno che ero matta. E, ovviamente, era bianco. No mi stupisce più la mancanza di professionalità delle forze dell’ordine a Seattle, ma il gesto mi è parso molto inappropriato.

Molti uomini e donne neri sono venuti da me durante la protesta, dicendomi che avevo ragione, ringraziandomi, etc. Invece i maschi bianchi, uno dopo l’altro, indicavano la parola “razzista” sul mio cartello e mi chiamavano pazza, cagna, e in molti altri modi volgari. La polizia si manteneva nei paraggi per controllarmi, pronta ad arrestarmi ad ogni mossa sbagliata. Tre uomini in fila mi hanno minacciato con violenza, e io ho iniziato ad alzare la voce per sentirmi sicura. i poliziotti si sono avvicinati. Poi si è aggiunto un quarto uomo bianco con la moglie. La polizia si è messa a distanza di orecchio, ad un paio di piedi da noi. Sapevo che aspettavano solo di arrestarmi per turbamento dell’ordine pubblico o magari farmi passare per pazza. Ma quando si sono avvicinati hanno sentito il quarto uomo dire “Dov’è il problema con questi uomini che le stanno urlando contro? Ha assolutamente ragione e ha anche coraggio” Ooops, certamente non quello che i poliziotti volevano sentire. i due mi hanno detto di essere insegnanti canadesi, e che devono spiegare cosa succede ai ragazzini e lo trovano impossibile senza tirare in mezzo le questioni di razza e classe. La polizia, annoiata, se n’è andata.

Tornata a casa dopo la mia giornata da manifestante solitaria, ero davvero esausta. Cercavo di spiegarmi PERCHE’ creavo così tanta agitazione nei maschi bianchi. Non so se dovrei essere così onesta, ma la mia conclusione è stata che questi uomini bianchi VOGLIONO il genocidio, VOGLIONO che i neri di New Orleans muoiano. Non si può dire che sono neutrali sull’argomento. E cercheranno di ridurre al silenzio chiunque s’impegni contro quanto sta succedendo. Non può essere una coincidenza che nessun nero mi abbia detto niente di male ieri, mentre una serie di uomini bianchi mi hanno insultata o minacciata. Come si spiega?

(…)

Katrina ha mostrato il razzismo e il classismo così prevalenti oggi in America e ha mostrato che sono intenzionali, ecco cosa penso. Quelli che difendono il razzismo o cercano di negarlo in un certo senso vogliono il genocidio di poveri e gente di colore. Lo penso seriamente. Solo i bianchi sostengono che la pessima risposta a Katrina non sia segno di razzismo. (E con questo non voglio dire che tutti i bianchi negano il razzismo, ma piuttosto che sono solo i bianchi a farlo, almeno per quanto ho potuto sperimentare finora). Vedere che si arrabbia con te quando cerchi di combattere il razzismo spesso ti dice da dove cominciare. E allora andate a far impazzire qualche razzista oggi!

Note: Tradotto da Chiara Rancati per www.peacelink.it
Il testo può essere liberamente riutilizzato a fini non commercali citando la fonte, l'autore e il traduttore.

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