Ecuador, cellulare per tutti
Anche il cellulare è un diritto, almeno in Ecuador. E proprio la repubblica sudamericana è stata la prima ad ammettere pubblicamente questa necessità di natura sociale - prima ancora che tecnologica - e a richiedere alle aziende private un'opera concreta di finanziamento, cioè la creazione di un fondo finalizzato all'acquisto di cellulari a basso costo da donare alle persone più povere del paese. Il segretario nazionale delle telecomunicazioni ha chiamato in causa gli operatori mobili dell'Ecuador, invitandoli a versare l'un per cento dei propri guadagni nel fondo e a ridimensionare le tariffe telefoniche, per garantire ai cittadini migliori servizi a un minor costo. Proprio in questo periodo il governo dell'Ecuador deve rinnovare le concessioni agli operatori mobili, il cui mercato è guidato principalmente dal duopolio composto da Porta, proprietà di America Movil, e Movistar di Telefònica, che insieme raggiungono il 96 per cento del totale nazionale. I termini sono chiari e le aziende di telecomunicazioni non sembrano avere alcuna possibilità di manovra: il Presidente dell'Ecuador Rafael Correa ha infatti specificato che, nel caso non venga raggiunto un accordo, gli operatori sono invitati ad andarsene dal paese, senza appello. Il fondo è quindi solo una parte della manovra governativa che non vuole porre il cellulare davanti ad altri bisogni, ma che cerca di piegare il mercato alle necessità dell'Ecuador. E non è la prima battaglia che Correa intraprende in nome delle tecnologie aperte: in passato si era schierato per la diffusione del free software, abbandonando le licenze commerciali nelle pubbliche amministrazioni locali, in favore dell'open source.
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