VOTO USA

Il trionfo che non c'è

6 novembre 2004
Fabrizio Tonello
Fonte: Il Manifesto

Il presidente più votato, battuto anche Reagan» recitava il titolo di un grande quotidiano l'altroieri, a commento della vittoria «storica» di George W. Bush. Certo, Bush ha ottenuto 59 milioni di voti, che sono più dei 54,4 milioni di Reagan nel 1984: magari sarà stato un po' aiutato dal fatto che la popolazione in età di votare, quest'anno, era 217,7 milioni di persone, contro i 163 milioni circa di vent'anni fa. Con una calcolatrice di quelle che danno in omaggio con Amica si può scoprire, per esempio, che Reagan ebbe il consenso del 33% degli elettori potenziali, mentre Bush figlio ha dovuto accontentarsi del 27%. Chi ha fatto meglio? L'attuale Presidente avrebbe superato tutti i suoi predecessori nel voto popolare, ci viene detto. Meglio di Kennedy? Nel 1960, JFK ebbe il suffragio del 30% degli americani maggiorenni e, nel 1932, Roosevelt raccolse il 29,6%, quindi entrambi furono più votati, in relazione alla popolazione, di quanto sia stato Bush. A meno che non si voglia sostenere che quest'ultimo ha avuto più consensi anche di Theodore Roosevelt (quando non votavano le donne) Abramo Lincoln (quando non votava il Sud) e George Washington (quando non votava nessuno, tranne i grandi elettori nominati dai singoli stati).

Facciamo una piccola lista di presidenti che si presentavano per la rielezione e vediamo quali percentuali dei votanti (non degli elettori) hanno ottenuto: 2004: Bush jr., 51%; 1988: Reagan 58,8%; 1972: Nixon 60,7%; 1964: Johnson: 61%; 1956: Eisenhower, 57,4%. Bush è stato, dal punto di vista del consenso, il peggiore tra i presidenti repubblicani rieletti e ha rischiato seriamente di perdere.

Nella fretta di etichettare come «trionfale» la rielezione di Dubya, i giornali italiani hanno un po' trascurato i numeri. Per esempio, ci è stato spiegato che la scomposizione del voto è stata la seguente: 54% donne, 46% uomini. Improbabile, ma tecnicamente possibile. Si aggiunge, poi, che il 54% delle donne e il 47% degli uomini hanno votato Kerry. La solita calcolatrice in omaggio ne dedurrebbe che oltre il 50% dei votanti ha scelto il candidato democratico. Il contrario di quanto ci veniva detto nella stessa pagina, dove si parlava di 59 milioni a Bush e 55,4 a Kerry. Chi ha ragione?

Si sostiene, inoltre, che Kerry ha vinto nel Nordest (58%), nel Midwest (50%), nell'Ovest (53%) e avrebbe perso soltanto nel Sud degli Stati Uniti (44%). Probabilmente è vero, ma anche in questo caso, la somma delle percentuali (ponderate rispetto alla popolazione delle diverse aree) dà Kerry vincente e Bush perdente.

Un altro problema di numeri: tutti i commentatori hanno sottolineato il fatto che «l'affluenza alle urne è stata spettacolare», che si vedevano lunghissime code per votare, che i seggi hanno dovuto prolungare l'orario di apertura e, infine, che questa partecipazione si è tradotta in un maggiore consenso per Bush, non per Kerry. I numeri variano alquanto da quotidiano a quotidiano, ma si collocano fra 115 e 120 milioni di votanti: il 60% degli aventi diritto, secondo Angelo Panebianco sul Corriere.

In realtà i conteggi non sono ancora terminati ma, per il momento, i 59 milioni di Bush, sommati ai 55,4 milioni di Kerry e circa 1 milione ai candidati minori fa 115 milioni che, come percentuale della popolazione in età di votare, fa piuttosto il 53% che non il 60%. Basta, infatti, andare a guardare la pagina del Census Bureau per trovare che la popolazione «over 18» è 217,7 milioni di persone. Se così fosse (in molti stati i conteggi sono in corso e talvolta i criteri non sono nemmeno omogenei) la partecipazione sarebbe solo marginalmente superiore a quella del 2000, quando votarono 105,5 milioni di americani, ovvero il 51,3% dei potenziali aventi diritto.

Il 53% di quest'anno sarebbe un modestissimo incremento rispetto a quattro anni fa e resterebbe al di sotto del 55,2% del 1992 (quando fu eletto Bill Clinton), del 55,2% del 1972 (quando fu rieletto Nixon) e del 62,8% del 1960, nella storica elezione che portò John Kennedy alla Casa Bianca. Un trionfo per Bush? La certezza di un vasto consenso popolare per i valori tradizionali? La prova di una profonda capacità di mobilitazione della società americana da parte dei repubblicani? Piuttosto il contrario: nonostante l'incertezza sul risultato, i miliardi di dollari spesi e gli sforzi dei due campi, quasi metà della popolazione è rimasta indifferente. Circa 30 milioni di americani che erano registrati, e quindi avrebbero potuto votare, hanno scelto alla fine l'astensione.

Può darsi che, dopo aver contato tutti i provisional ballots e gli absentee ballots, i numeri aumentino di qualche frazione di punto, ma non certo in misura sufficiente a cambiare i trend fondamentali. Il giudizio sull'elezione del 2004, basato sui numeri, dev'essere quindi assai più prudente: non c'è stato alcun plebiscito a favore di Bush che, come Gore nel 2000, avrebbe potuto perdere pur avendo un maggior numero di voti popolari, se l'Ohio fosse andato a Kerry.

Articoli correlati

  • Pace

    Guerra e crisi

    Da libri di Mondher Kilani, Roberto Escobar e Philip Hammond, nasce uno scritto che prova a interpretare la realtà.
    27 gennaio 2009 - Leopoldo Bruno
  • Appello per il giornalista iracheno che ha lanciato due scarponi verso Bush
    Pace
    Liberate Muntazer al-Zaidi. Firma la petizione!

    Appello per il giornalista iracheno che ha lanciato due scarponi verso Bush

    Sette anni per il lancio di due scarponi: incredibile ma vero. Ecco la "democrazia" esportata in Iraq!
    18 dicembre 2008 - Alessandro Marescotti
  • Bush: «Più petrolio e subito, via i divieti alle trivelle in mare»
    Ecologia

    Bush: «Più petrolio e subito, via i divieti alle trivelle in mare»

    Ci vuole più petrolio, subito. Per ottenerlo bisogna puntare sulle trivellazioni offshore, e cioè in mare aperto. E' questa la prima ricetta del presidente degli Stati Uniti George W. Bush per far fronte alla volata dei prezzi di petrolio e benzina. Il presidente degli Stati Uniti ha detto che «nel lungo periodo la soluzione sta nello sfruttamento delle energie alternative, ma nel breve termine si deve ancora fare affidamento sulle risorse petrolifere».
    20 giugno 2008
  • L'eolico ha sorpassato il nucleare
    Ecologia

    L'eolico ha sorpassato il nucleare

    Nel 2007 tutti e due i dati a favore del vento. Il 2007 è stato l'anno del sorpasso: a livello globale, dal punto di vista dei nuovi impianti. E tra il 2008 e il 2012 la produzione effettiva sarà di due volte e mezza superiore. Negli Stati Uniti, il 30 per cento della potenza installata viene dall'eolico. In attesa dei reattori di quarta generazione il contributo dell'atomo scenderà
    23 maggio 2008 - Antonio Cianciullo
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.15 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)