Se la notizia è già nota

Il punto di vista diventa l'elemento decisivo per qualificare l'informazione quando le notizie - attraverso la tv, la rete o le radio - sono ormai patrimonio pubblico. Le alternative? Un quotidiano che insegue i lettori, o una selezione via software del già scritto o detto
5 dicembre 2004
Franco Carlini
Fonte: Il Manifesto

«Las Ultimas Noticias» è il giornale più letto in Cile e secondo il suo editore, Augustine Edwards, questo primato è dovuto all'Internet. Come racconta il Cristian Science Monitor, il quotidiano ha deciso di ascoltare più attentamente le preferenze dei lettori e di adeguarsi ad esse con scrupolo. Come? Il sistema è semplice: come la gran parte dei giornali «Las Ultimas Noticias» è dotato di un sito web (www.lun.com), ma in questo caso i clic dei lettori durante la giornata vengono controllati attentamente dai capiredattori, i quali così si rendono conto, ora per ora, di quali fatti del giorno appaiono più interessanti ai navigatori; sulla base di queste statistiche decidono dunque come impaginare il giornale del giorno dopo, quali argomenti approfondire e quali invece trascurare. Così, in occasione dell'incontro internazionale svoltosi a Santiago, i lettori sono risultati particolarmente interessati a cosa aveva mangiato il segretario di stato americano Colin Powell (couscous e gamberetti) e a quale delegazione avesse dato le mance più generose alle cameriere (quella giapponese, con foto di accompagno delle ragazze in abiti succinti).

All'estremo opposto, quello di un giornale solo di bit, c'è da tempo Google News (http://news.google.com): il noto motore di ricerca offre una compilation delle notizie più importanti del mondo (e anche dei singoli paesi). In questo caso siamo di fronte a un vero prodigio del software: senza l'intervento di alcun giornalista umano, il software di Google esamina 4mila fonti giornalistiche, ne estrae le notizie più rilevanti, le mette in pagina e offre i link per andare alle molteplici fonti originali: ieri mattina, per esempio, Google News Italia (http://news.google.it) offriva ben 41 diversi articoli sulla manovra finanziaria del governo, tutti leggibili con un clic.

Nel panorama dell'informazione quotidiana online dalla fine di novembre c'è poi un'altra novità, per ora appena agli inizi, ma promettente. E' un'iniziativa figlia di Wikipedia (http://www.wikipedia.org), la grande enciclopedia in rete ormai arrivata a 413 mila voci. Wikipedia è una grande impresa collettiva e volontaria, dove chiunque può scrivere una voce o editare quelle già esistenti (nel senso di modificarle, aggiungere o togliere testo). Di ogni voce è disponibile una «history» e cioè la successione delle diverse versioni di quel lemma, di modo che ognuno, in piena trasparenza, può vedere come l'interazione multipla dei lettori-autori l'ha modificata. Sull'onda di questo successo i fondatori di Wikipedia hanno deciso di fare un altro passo, aprendo, in versione sperimentale (beta) anche il giornale quotidiano Wikinews (http://www.wikinews.org). La decisione è avvenuta con una votazione online tra i membri del progetto; il 12 novembre si sono chiuse le urne con una larga maggioranza di favorevoli e immediatamente è stato lanciato il nuovo quotidiano.

A differenza di Google news, Wiki è scritto solo ed esclusivamente da persone e il software serve solo per trasmettere i pezzi, per editarli e metterli a disposizione dei lettori. L'obbiettivo dichiarato del progetto è di «raccogliere in maniera collaborativa notizie su tutti gli argomenti da un punto di vista neutrale». E qui nascono appunto i problemi: come si garantisce indipendenza e neutralità? Wikinews conta sulla serietà dei suoi collaboratori volontari, ma offre agli autori una possibilità in più, quella di chiedere esplicitamente agli altri di rivedere e controllare i propri testi (il processo che nei giornali scientifici si chiama «peer review»); un articolo «revisionato» in questo modo ha un'etichetta verde, per indicare che esso è stato sottoposto a tale processo da parte della comunità.

Lo scopo di tutto ciò, scrivono i membri del gruppo, è di «promuovere l'idea del giornalista civico (citizen journalist) poiché riteniamo che ognuno possa dare un utile contributo alla grande rappresentazione di quanto avviene nel mondo attorno a noi. E' venuto il momento di creare una fonte libera di notizie, da parte della gente e per la gente (by the people and for the people). Vi invitiamo a unirvi a questo sforzo che ha la possibilità di cambiare il mondo per sempre».

E' uno scenario tecno-utopico quello disegnato da questi tre casi di giornalismo? Non è detto e anche gli editori tradizionali, di carta, ci stanno riflettendo. Per esempio Vittorio Colao, il manager passato nello scorso agosto da Vodafone Italia alla guida del gruppo Rcs. La sua lezione agli studenti della Bocconi, il 23 novembre, era dedicata alla «Convergenza delle comunicazioni» e in quella occasione Colao notava come nel passato «la stampa campava essenzialmente vendendo informazione e formazione» (fatti e opinioni, ndr), mentre ora, per effetto delle tecnologie digitali e convergenti, «i detentori di contenuti e notizie possono essere sempre di più venditori delle stesse ... parte del valore aggiunto è migrata a monte». I quotidiani insomma si trovano «depauperati di parte del valore del proprio prodotto una parte del quale diventa soggetto al `lo so già'». Lo sanno già grazie alla televisione, grazie a Internet, grazie ai cellulari con le breaking news. E allora? La strada del giornale cileno, di cui all'inizio, sembra democratica, ma è col trucco, dato che le notizie web da cliccare per fare il giornale del giorno dopo qualcuno in redazione pur le sceglie e le mette in pagina, e in ogni caso sia «Las Ultimas Noticias» che, ancora di più, Google News, esplicitamente rinunciano a quel ruolo civile di informazione-formazione che i giornali hanno storicamente svolto.

Secondo Colao c'è un rischio, se le tecnologie portano a «una minore diffusione nella società di formazione delle idee e dell'opinione». I media in effetti plasmano la loro visione della realtà non solo con gli editoriali, ma usando «i principi della selezione, dell'enfasi e della presentazione» dei materiali (lo scrisse a suo tempo Todd Gitlin, professore di giornalismo alla Columbia university). Con queste tecniche decidono (o almeno propongono) «che cosa esiste, che cosa accade e che cosa è importante». Ma oggi non sono più soli e l'universo dei siti wiki e dei blog, comincia a costituire per i giornali di carta sia una fonte che un elemento di controllo e verifica. I giornali non muoiono per colpa della Rete, ma si devono confrontare con lettori che usano anche altri media e che proprio per questo hanno un grande bisogno non tanto di notizie che «già sanno», ma anche di «altre» notizie e di altri e divergenti punti di vista.

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