Burkina Faso, la gente “fa il vuoto” ai golpisti
Burkina Faso, la gente “fa il vuoto” ai golpisti
Venerdì 18 settembre 2015, ore 3.50
La notte sta trascorrendo tranquilla, il coprifuoco è stato rispettato. Qualche barricata e molti copertoni bruciati per la strada. Ma la gente è rimasta tranquilla. Le ronde militari hanno trovato “il vuoto” . C’è un silenzio che rimbomba dentro e latrati di cani, i veri padroni di questa città fantasma. È un buon segno. In questo momento, lo sussurro e lo urlo da ieri, la priorità è quella di evitare il massacro. L’orgoglio, la fierezza, l’amore per la vita e l’intelligenza di questo popolo sembrano farsi strada nell’assurdo di quello che è successo. È troppo presto per dirlo, ma la speranza è forte e i segnali incoraggianti.
Il governo golpista sta delirando. Emette comunicati strampalati dicendo che tutto è sotto controllo, che tutto l’esercito lo appoggia, che c’è spazio per trattare con i partiti politici e sindacati, che le forze internazionali sono intenzionate a seguire il loro processo rivoluzionario di difesa della democrazia. Questo fa arrabbiare, ma è il segno di una grande debolezza. Cercano di fare leva sull’ignoranza e la disinformazione delle persone, ma non hanno capito che i tempi sono cambiati, che il mondo è cambiato.
Stiamo assistendo agli ultimi colpi di coda di un regime putrefatto dalla propria prepotenza, dall’egoismo e dalla corruzione. Jengerè, da 27 anni uomo ombra di Blaise Campaoré, responsabile di tutte le più gravi nefandezze di quell’epoca, è uscito allo scoperto e non ha più scampo. Certo la guardia presidenziale ha le armi e soprattutto ha gli ostaggi. Ma per ora trova il vuoto davanti a sé.
Vediamo come si risveglia la città. Noi saremo impegnati a fare le scorte, a cercare riso, pasta, acqua e sigarette. È iniziata la lunga marcia verso la disobbedienza totale, verso la resistenza passiva. E il sacrificio di sgattaiolare alla ricerca di provviste è solo un piccolo prezzo da pagare in confronto all’aspirazione della libertà. Sono fiero di avere accanto a me gli amici burkinabè. Mi stanno insegnando molto: il silenzio come maniera di comunicare, lo sguardo come modo di trasmettere amore, il sorriso come tentativo di non farti sentire diverso, il non giudizio per oltrepassare le barriere mentali e culturali. Sono consapevole che questa volta la via per scrollarsi di dosso la cancrena reazionaria sarà lunga e difficile. Ma sono anche orgoglioso di condividere con questo popolo l’aspirazione umana a un mondo più giusto.
http://www.pressenza.com/it/2015/09/burkina-faso-la-gente-fa-il-vuoto-ai-golpisti/
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