L'esercito criminale

Gli affiliati di camorra sono 2.480. Con i familiari e l'indotto si arriva a 50 mila persone. Dai dati della prefettura, l'allarmante censimento della malavita
13 dicembre 2006
F. G.

Quando a Scampia si moriva una volta al giorno, il governo di allora mise in campo il gruppo interforze. A Napoli polizia, carabinieri, finanza, Direzione investigativa antimafia dovevano scambiarsi le informazioni e colpire i clan con le misure di prevenzione. Dal 2004, secondo dati del ministero dell'Interno, la polizia ha presentato 127 proposte di blocco dei beni per un valore di 400 milioni. Ma una cosa è il ministero dell'Interno, un'altra è il ministero della Giustizia. E senza giudici in aiuto, di quelle 127 richieste soltanto 22 sono state concesse. Nel giro di pochi mesi il Tribunale, con due collegi da tre giudici dedicati alle misure preventive, ha fatto sapere di non potersi più occupare soltanto di provvedimenti patrimoniali. Così il gruppo interforze si è fermato senza che nessuno ne parlasse. In silenzio, come la guerra di Scampia e Secondigliano che intanto continua: 11 omicidi dall'inizio dell'anno.

A Napoli e provincia la polizia schiera 4.500 persone. I carabinieri 3.400. La Finanza circa 2 mila. L'impiego arriva a quattro persone in strada ogni persona in ufficio per la polizia, tranne che per i servizi amministrativi (60 persone), l'ufficio personale (100) e l'ufficio immigrazione. Per i carabinieri la media è di uno a uno: metà in strada e metà in attività logistica e d'ufficio. La camorra conta invece su 1.260 affiliati in città. E 1.220 in provincia. È il censimento aggiornato alla scorsa settimana secondo le mappe consegnate alla Prefettura e al Viminale (vedi tabelle). In tutto 2.480 camorristi soltanto nel Napoletano, in base a indagini già concluse o ancora in corso. Ai quali vanno aggiunti le mogli, i figli, i familiari. E l'indotto: il sottobosco di migliaia di persone che arrotonda lo stipendio, vive, ha trovato lavoro o risparmia grazie alla camorra e alle sue reti commerciali. Le stime calcolano complessivamente a Napoli almeno 50 mila simpatizzanti. È proprio questa la forza di 'o sistema: un fiume di soldi da far correre.

Contro di loro è schierato uno Stato che, a forza di tagli alla spesa ed evasione fiscale, non stanzia più risorse. In città molte pattuglie di vigili non danno multe perché sono finiti i blocchetti. L'ultima moda diffusa in provincia è rapinare le auto e restituirle ai proprietari in cambio di un riscatto. Le indagini però vanno a rilento perché le stazioni locali dei carabinieri non riescono a prendere le impronte digitali sulle macchine restituite: ci sono pochi soldi per comprare i materiali e ancor meno militari che li sappiano usare. Le nuove auto della polizia che stanno per arrivare a Napoli verranno intanto sottratte dalle questure italiane: due per ogni questura. Il Viminale ha da poco invitato tutti gli uffici a ridurre o eliminare del tutto anche il lavaggio delle volanti. "Quelle fatte su Napoli", spiega Giuseppe Tiani, segretario generale del sindacato di polizia Siap, "sono scelte operative obbligate per via della mancanza di investimenti nel bilancio ordinario. Chiudere alcuni commissariati, come è stato annunciato, potrebbe anche servire. Ma non si può sempre operare sull'emergenza. Al 31 luglio 2006 la polizia era sotto organico di 7.984 persone. Entro il 2008, con il turnover, l'organico sarà sotto di 13 mila unità. L'età media dei poliziotti ha superato i 40 anni. La sicurezza dei cittadini è un bene strutturale come fare autostrade. Non si può agire solo sull'onda delle emergenze". Intanto miliardi di euro in tutta Italia finiscono alle polizie private: "Questo è un problema in più. La domanda da porsi è questa: la privatizzazione della polizia costa allo Stato più o meno dell'impiego dei poliziotti?".

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