Scuola tra Storia e Memoria
Tramandare gli eventi della Shoah si prospetta come l'occasione per porre le nuove generazioni di fronte a questioni aperte sul male, nel rapporto con l'altro, in quanto considerato diverso, straniero, nemico. La riflessione pedagogica, inerente gli eventi, impedisce la banalizzazione del senso e del significato dell'esistenza, sottopone a critica i meccanismi apparentemente innocenti della vita quotidiana, come l'assenza di responsabilità, inducendo a comprendere che il vivere quotidiano è sempre al confine con la diversità e con l’anormale, mettendo in crisi i tentativi di relativizzazione dell'altro, riducendolo a cosa, senza considerarlo donna, uomo e prossimo. Gli eventi che riguardano la deportazione di ebrei, prigionieri politici, zingari, omosessuali, asociali sono considerati come avvenimenti paradigmatici nell'ambito della storia del ‘900. La Shoah costringe a ripensare il problema del male come obbligo di apertura all'universalità e alla solidarietà verso tutte le vittime della storia. Il dibattito sull'Olocausto dimostra la necessità di evitare ogni banalizzazione per confrontarsi con il paradigma dell'annientamento, quale argomento imprescindibile nella storia del nostro secolo, come questione aperta sul male. L'esigenza di riconoscimento può creare un senso di universalità e solidarietà con tutte le vittime, anche se può tendere all'esclusione della sofferenza dell’altro come singolo. Molti sopravvissuti ai campi nazisti, portando le loro testimonianze nelle scuole, vivono la scelta dell'universalità e della solidarietà, mostrando dove risieda la differenza tra gli esseri umani, nel tessuto sociocomunitario. Infatti, essere ebrei dopo la Shoah significa aprirsi al dolore degli altri ed essere più umani. Un progetto educativo, inerente l'Olocausto, considera ottenuti gli obiettivi didattici non quando muove genericamente a compassione per le vittime o quando trasmette una conoscenza impersonale degli eventi. La capacità di identificarsi con le storie individuali e, al contrario, la semplice ricostruzione degli eventi non sono sufficienti. Si considera raggiunto l'obiettivo didattico quando subentra un intreccio tra particolare ed individuale e quando una singola vita viene considerata unica, preziosa ed insostituibile, mentre si attua una comprensione globale, complessiva ed universale degli eventi. Risulta necessario evitare il consumo di memoria storica e riuscire a conservare un ricordo integrale e, al contempo, collettivo della sofferenza umana nei suoi molteplici aspetti e nelle differenti manifestazioni, spesso collegati fra loro dal filo invisibile del rancore, dell'odio e della vendetta. La vicenda del genocidio ebraico e l'annientamento di ogni genere di diversità, divergenza e opposizione all'interno del tessuto sociocomunitario si prospettano come una pagina paradigmatica della storia, su cui ogni persona deve soffermarsi, quale punto nevralgico, di non ritorno, nella coscienza dell'umanità. Educare alla memoria degli eventi risulta un compito fondamentale ed imprescindibile che richiede un approfondimento storico ed educativo. Un corretto progetto pedagogico, didattico ed educativo, dovrebbe concentrarsi sulla ricerca di opinioni e sulle reazioni ed impressioni dei giovani rispetto ai racconti e alle testimonianze relative all'argomento. Si rileva la scarsa conoscenza, da parte delle nuove generazioni, rispetto al fenomeno concentrazionario, alla presenza sul territorio di campi di concentramento e di sterminio, alla guerra, all'annientamento sistematico, che rimangono tematiche da indagare rispetto all'universo di pensieri, opinioni, giudizi e pregiudizi con cui i giovani comprendono il passato, proprio in un clima storico e culturale in profondo mutamento, dove viene sottolineato il legame tra l'ignoranza della storia e gli atteggiamenti xenofobi e razzisti e si lamenta lo scarso interesse per i temi di impegno civile e sociale. Anche l'eccesso di spiegazione non permette di accostarsi all'enigma della Shoah, dove la morte e il male costringono ad una partecipazione personale, coinvolgendo sentimenti di compassione e solidarietà che spingono ad una riflessione sul senso e il valore della vita. Un progetto didattico di insegnamento della Shoah richiede di permettere che le storie degli altri, anche se lontane nel tempo, entrino nella sensibilità degli ascoltatori e dei lettori delle testimonianze e dei documenti. Le reazioni degli studenti che si accostano a film e a documenti sull'Olocausto sono spesso di banalizzazione e demonizzazione. Per questo motivo, l'insegnamento degli eventi storici, inerenti la Shoah, può condurre i giovani alla presa di coscienza e alla motivazione solidale con la causa civile e sociale di tanti singoli, genti, popoli e minoranze minacciati, perseguitati e sterminati, attualmente, in tante parti del mondo, dove i diritti umani e civili vengono ripetutamente violati. L'insegnamento della Shoah deve contribuire a costituire una coscientizzazione morale che comporti il riconoscimento e l'identificazione di un evento storico cardine, paradigmatico e imprescindibile, il cui monito, sempre attuale, sia finalizzato all'impegno sociale e civile rispetto a tutte le questioni politiche contemporanee, che implicano e comportano la violazione dei diritti umani imprescindibili della persona, promulgati e sanciti dalla dichiarazione universale dei diritti e dalla carta costituzionale democratica. L'obiettivo educativo e didattico non è solo l'informazione di quanto avvenuto, ma soprattutto consiste nell'interrogare le scelte etiche, le posizioni morali, i comportamenti della persona che riceve il messaggio e l'eredità della testimonianza. L'obiettivo educativo e il compito formativo non concernono esclusivamente il mero insegnamento della storia, ma la trasmissione della memoria e la cultura del ricordo caratterizzate dall'interazione tra fattori di personalità, sensibilità ed emotività, di storia individuale e familiare e di mutamenti sociali e politici che influenzano l'interesse in merito. I progetti formativi e le strategie pedagogiche coinvolgono infatti molteplici dimensioni, come la situazione storica, l'ambiente educativo, le condizioni sociali e i fattori di personalità. Il peso dell'antisemitismo storico e del razzismo, sempre attuale, insegnano la potenza distruttiva del pregiudizio nei suoi aspetti psicologici, individuali e collettivi. Dunque, il compito più gravoso e difficile, consiste nel dover accompagnare i giovani nella ricostruzione di un periodo storico, affinché sorgano ripetutamente e costantemente interrogativi, domande, questioni, che sfocino in un impegno personale attivo, civile, pluralista e democratico. Laura Tussi
“Il dovere di ricordare. Riflessioni sulla Shoah”
DVD ideato e narrato da Moni Ovadia e curato da Elisa Savi, con la partecipazione di Antonio Albanese, Nicoletta Braschi, Lorenzo Cherubini, Luciano Ligabue, Luciana Littizzetto, Shel Shapiro, Palumbo Editore 2009.
Chiappano A., Minazzi F., Il presente ha un cuore antico. Atti del Seminario residenziale per insegnanti, Quaderno 1, MIUR 2002
Tussi Laura, Memorie e Olocausto. Il valore creativo del ricordo per una “pedagogia della resistenza” nella differenza di genere, Aracne, Roma 2009
Santerini M., Antisemitismo senza memoria. Insegnare la Shoah nelle società multiculturali, Carocci, Roma 2005
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