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A Brindisi va bloccato, a Taranto invece si puo' fare

Rigassificatore: il colpo basso di Legambiente

"L’estrema pericolosità" del rigassificatore a Brindisi, scompare del tutto dai ragionamenti di Legambiente per il rigassificatore a Taranto.
Enzo Ferrari (direttore del quotidiano TarantOggi)
Fonte: TarantOggi del 21 aprile 2006

“Sì al cambiamento, no al rigassificatore”. Con questo slogan Legambiente ed altre associazioni scendono in piazza a Brindisi per fermare il progetto di un impianto di rigassificazione in quella città.
Il rigassificatore è pericoloso a Brindisi e a Taranto no?
Tutte condivisibili le ragioni di questa scelta: a Brindisi si pensa infatti al rilancio del porto e si sta promuovendo la compatibilità ambientale dei grandi insediamenti industriali, secondo quella che gli stessi ambientalisti, a Brindisi, hanno definito “una politica innovativa che comporta l’assoluta inaccettabilità del rigassificatore per la sua mastodontica invasività ambientale, per la gravità dei danni che arrecherebbe alla vocazione commerciale e turistica del porto e per la sua estrema pericolosità”.
“Ed anche perché – aggiungono gli ambientalisti brindisini, con in testa Legambiente – il nostro territorio (quello di Brindisi, ndr) ha pagato costi enormi alle esigenze energetiche del Paese”.

Tutte parole, queste, che potrebbero essere pari pari applicate alla realtà tarantina.

Tutte parole, queste, riportate in un manifesto fatto affiggere a Brindisi e del quale parliamo più diffusamente a pagina 7. Tra i firmatari, dicevamo, c’è Legambiente.

Quella stessa Legambiente che ieri pomeriggio ha fatto scomodare persino il suo presidente nazionale per dire che a Taranto, invece, il rigassificatore si può fare. Per la semplice ragione – ha sostenuto ieri il presidente di Legambiente - che a Taranto non c’è vocazione turistica e che quindi, seguendo questo ragionamento, Taranto può accettare tutta la spazzatura che altrove rifiutano.
Offrendo il proprio benestare al rigassificatore a Taranto, Legambiente di colpo dimentica che anche in questa città c’è voglia di cambiamento; che anche in questa città è in atto il difficile tentativo di rendere compatibili con l’ambiente i grandi insediamenti industriali, come insegna la sofferta trattativa che ha portato all’atto di intesa con l’Ilva; che anche a Taranto esiste una vocazione commerciale del porto e che anzi proprio su quella si fondano le speranze di futuro sviluppo economico del territorio; che anche Taranto, con la presenza della raffineria e con il gigante industriale dell’acciaio, ha pagato e continuare a pagare un costo altissimo in termini ambientali e di salute dei propri abitanti per servire le esigenze del Paese.

Meraviglia delle meraviglie, poi, “l’estrema pericolosità” del rigassificatore a Brindisi, scompare del tutto dai ragionamenti di Legambiente per il rigassificatore a Taranto. Come se qui l’impianto dovesse nascere in un eden incontaminato e non, come è nei programmi, a pochi metri dai mastodontici serbatoi della raffineria. In una città peraltro già dichiarata ad “alto rischio di incidente rilevante” e per giunta ancora priva di un piano di sicurezza in caso di emergenza.

Cosa abbia indotto Legambiente ad adottare due valutazioni opposte per realtà del tutto simili è difficile dirlo. Di sicuro questa vicenda del rigassificatore puzza molto di bruciato. Prodi e D’Alema che calano a Taranto per spalancare le porte della città all’impianto; le procedure per la valutazione d’impatto ambientale che vanno avanti di soppiatto senza che nessuno, a Taranto, presenti le proprie osservazioni; adesso il colpo basso di Legambiente, sulla cui genuinità ambientalista avevamo cominciato a dubitare proprio qualche mese fa, quando si cominciava a subodorare una sua presa di posizione molto differente da quella di Brindisi.

E’ forte la sensazione che questa storia sia stata decisa a tavolino in altre sedi, come spesso capita a questa città di dover subire. E che a questa regìa - si può ragionevolmente ipotizzare di centrosinistra - si siano interessatamente allineati enti, partiti, associazioni.

Il problema più autentico va persino oltre la scelta sul rigassificatore – una scelta che comunque meriterebbe di essere approfondita per capire quali vantaggi e quali svantaggi porterebbe alla città. Purtroppo anche in questa occasione – ed è appunto questo l’aspetto più inaccettabile – la dignità di Taranto e dei tarantini viene mortificata e disprezzata in nome di interessi estranei al territorio ma che in questo territorio trovano sempre l’accogliente disponibilità di qualche ignobile cavallo di troia. Se il centrosinistra in Val di Susa ha costruito la propria campagna elettorale invocando il coinvolgimento del territorio per le scelte sull’Alta Velocità, qui a Taranto non si è neppure preoccupato di sapere cosa ne pensino i tarantini del rigassificatore. E’ così bassa la considerazione che il centrosinistra nazionale ha di Taranto e dei tarantini da non ritenerli meritevoli neppure di un’opinione sulla possibilità di insediare un impianto di una così “mastodontica invasività”?
Ma forse ha ragione il presidente di Legambiente, quando dice beffardamente che, in fondo, non è colpa loro se Taranto non ha vocazione turistica e quindi può subire il rigassificatore. Probabilmente, manca anche la vocazione a tenere la schiena dritta. Se questa vocazione ci fosse, il signor Della Seta a Taranto non avrebbe neppure messo piede. Non gli sarebbe mai stato consentito di farsi beffa in questo modo di Taranto e dei tarantini.

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