Vendola: «Chiarezza sui limiti per la diossina»
Intanto al consiglio Comunale arriva il Piano Regolatore Portuale senza Rigassificatore
Emissioni di diossina e Ilva, scende in campo il presidente della Regione, Nichi Vendola, il quale ieri ha scritto sull’argomento una lunga lettera al Ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio. Quel che chiede Vendola è, in buona sostanza, un adeguamento dell’AIA per quanto riguarda il monitoraggio delle emissioni di diossina all’interno dello stabilimento Ilva di Taranto. A pochi giorni di distanza dalle polemiche sorte dopo la diffusione dei dati Arpa sulle emissioni di diossina dai camini Ilva, Vendola pone al Governo il problema dei valori limite indicati dalle normative in vigore in Italia, invitando Pecoraro Scanio a districare una matassa che il presidente della Regione definisce un «groviglio normativo».
«Un provvedimento è necessario - scrive Vendola nella lettera, che è stata inviata per conoscenza anche al presidente della Provincia, Florido, al Sindaco Stefano e al presidente di PeaceLink Alessandro Marescotti - per risolvere definitivamente il problema legato alla disparità esistente tra i limiti imposti dalla normativa comunitaria e quella nazionale, causa di ritardi nelle modalità di adozione delle Bat (Best Available Technologies) da parte dell’Ilva e i corrispondenti nuovi standard stabiliti ai fini della stessa autorizzazione».
Positivo il commento del presidente Florido. «Condivido in pieno - dice Florido alla «Gazzetta» - la posizione di Vendola, che lega la possibilità di rivedere le soglie di emissione dell’Ilva all’adeguamento delle Bat. E lo stesso atto d’intesa (il tavolo di discussione è stato convocato in Prefettura a Taranto per il prossimo 9 ottobre, n. d. r. ) va inquadrato alla luce della riduzione delle emissioni diffuse ma anche delle diossine.
La normativa italiana è farraginosa e va adeguata agli standard europei, su questo non credo vi siano dubbi. Con la diossina non possiamo scherzare».
NUOVO INFORTUNIO ALL’ILVA
Tre operai e un caposquadra dell’Ilva sono rimasti ustionati in un incidente avvenuto nel pomeriggio di ieri nel reparto Acciaieria 1 dello stabilimento siderurgico. I quattro dipendenti si trovavano all’interno di una cabina elettrica e stavano facendo controlli al quadro elettrico per verificare che le tensioni degli impianti(che determinano il senso di rotazione dei motori) fossero regolari, quando si è verificata una fiammata che li ha investiti.
Le condizioni dei dipendenti non sono gravi. Secondo la ricostruzione fatta dall’azienda, i quattro stavano facendo controlli ai quadri elettrici servendosi di uno strumento analogico digitale. Durante questa operazione, un operaio ha inavvertitamente avvicinato lo strumento al quadro elettrico ad alta tensione provocando un corto circuito e la fiammata. I quattro dipendenti hanno riportato ustioni di secondo grado al volto. I tre operai sono stati portati al centro ustioni del Perrino di Brindisi e il caposquadra all’ospedale Santissima Annunziata.
AL CONSIGLIO COMUNALE IL PIANO REGOLATORE PORTUALE SENZA RIGASSIFICATORE
Dovrebbe essere il primo ottobre la data utile per approvare in Consiglio comunale il piano regolatore del porto. Dopo una riunione che ha visti impegnati gli assessori competenti (Pastore, Cervellera e Calcante), ieri la decisione di portare il documento all’attenzione della commissione Assetto del territorio.
D’accordo con il presidente, il consigliere dell’Udeur Patano, è stata fissata per giovedì prossimo, 27 settembre, l’audizione dell’ingegner Daraio dell’Autorità portuale. Il tecnico illustrerà il Piano regolatore del porto. Dopo l’ok della commissione sarà la volta del Consiglio, così come ha chiesto il sindaco Ezio Stefàno. Più volte il primo cittadino ha ribadito che l’importanza del Piano regolatore portuale imponeva qualcosa in più del semplice via libera della giunta, esigendo una specie di consultazione popolare attraverso il Consiglio, che rappresenta la città. In dettaglio, il Piano regolatore conferma l’esclusione del rigassificatore dall’area portuale.
Un aspetto non trascurabile viene poi dalla zona retroportuale. Il Piano, infatti, assegna al Comune la responsabilità degli interventi urbanistici lì dove dovrebbe sorgere il DIstripark. Tuttavia l’Amministrazione civica, così come ricorda il documento, deve raccordare le sue attività con le strategie dell’Autorità portuale per lo sviluppo dello scalo marittimo.
Interessanti anche gli aspetti ambientali contemplati dal Piano regolatore, oltre la vicenda rigassificatore. Il Comune ha già sollevato la questione del secondo sporgente, dove attraccano le navi dell’Ilva. Le attività industriali, con il loro inevitabile impatto inquinante, finiscono per incidere sull’intera area portuale. Al momento, però, non è possibile lo spostamento delle navi dell’Ilva perché gli sporgenti più lontani dal cuore dello scalo non hanno fondali sufficientemente profondi per permettere loro di gettare l’ancora. Sarà così istituita una commissione tecnica mista, composta dall’Autorità portuale, dal Comune e dall’Ilva perché studi le misure migliori al fine di ridurre l’impatto ambientale. Su questo punto Comune e Autorità portuale hanno già raggiunto una intesa qualche settimana fa.
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