«Chiudiamo l’Ilva?» Un referendum proverà a sondare i tarantini
Prima uscita pubblica per il Comitato referendario per la tutela della salute e del lavoro «Taranto Futura».
Il nuovo organismo è stato presentato alla stampa da alcuni componenti del comitato di base tra cui l’avvocato Nicola Russo, l’architetto Nevio Conte e Claudio Monteduro. Ne fanno parte anche il dottor Patrizio Mazza, Franco Conte, la professoressa Ida Morales, Clara Fornaro, Aldo Tomai, il professor Leonardo Corvace, il dottor Luca Piccione, Maria Carmela Siliberto, Pietro Velluzzi, l’avvocato Giuseppe Carlucci e Emma Cotenna Bellocci.
Il Comitato nasce con l’obiettivo di stimolare la classe politica ad una severa presa di posizione nei confronti della grande industria, l’Ilva in particolare, imputata del crescente numero di morti per neoplasie.
Sino ad oggi, è stato detto, poco o nulla è stato fatto per tutelare la salute dei tarantini e a Taranto l’ipotesi di chiusura del siderurgico viene spesso considerata irrealizzabile e improponibile.
Il Comitato «Taranto Futura», invece, ricordando quanto accaduto in Liguria, con la chiusura dello stabilimento di Cornigliano, e poi i casi di Bagnoli e Piombino, crede fermamente che si possano contemperare il diritto primario alla tutela della salute di lavoratori e cittadini con quello, costituzionalmente garantito, del lavoro. Il testo dei due quesiti referendari, ancora provvisorio, fa espresso riferimento all’immediata ricollocazione dei lavoratori in operazioni di bonifica delle aree dimesse o convertite ad altre attività industriali non inquinanti.
Già chiesto un incontro con il sindaco di Taranto che dovrà provvedere all’indizione del referendum consultivo, per il quale occorrerà raccogliere 5mila firme. Un punto di raccolta sarà l’Ufficio del Giudice di pace di Taranto. Un invito è stato rivolto agli altri comitati e organismi spontanei che si battono per evitare che l’inquinamento a Taranto possa compromettere la salute dei cittadini e le possibilità di futuro sviluppo del territorio. Russo ha sottolineato che l’iniziativa del referendum nasce «dalla crescente preoccupazione per le sorti di una città vittima di un ricatto industriale non più tollerabile.
Il nostro non è qualunquismo, ma voglia di cambiare le cose. Siamo gente onesta, che lavora e che spera che i propri figli e i propri cari possano vivere in un ambiente più sano». Questo il testo dei quesiti elaborati dal Comitato.
Primo quesito: «Volete voi, cittadini di Taranto, al fine di tutelare la vostra salute e quella dei lavoratori contro l’inquinamento, la chiusura dell’Ilva con l’impegno del Governo di tutelare l’occupazione, e, quindi, con l’impiego di lavoratori per la bonifica dell’area in cui sono attualmente situati gli impianti industriali e la destinazione dell’area stessa per altre attività economiche non inquinanti, nonché per lo sviluppo del porto?».
Secondo quesito: «O volete solo la chiusura dell’area a caldo, con conseguente smantellamento dei parchi minerali e con l’impiego dei lavoratori in altre attività?».
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