Le intenzioni dell'Eni su Taranto
Fermiamo l’attenzione su questi ultimi due obiettivi. Bisogna anzitutto ricordare che nel 2002, per alterare gli stati di avanzamento dei lavori dell’oleodotto che collega la Val d’Agri a Taranto, è scattato l’arresto per Carlo Femiani, construction manager di Eni-Agip, e per Maurizio Pierini, ex-funzionario del gruppo petrolifero, perché accusati di concorso in corruzione aggravata. Ed è del 30 giugno 2004 la notizia di nuovi arresti che coinvolgono l’Eni per pagamento di tangenti per sveltire le pratiche che riguardavano la multinazionale. La “fretta” insomma–se solo di fretta si tratta–gioca brutti scherzi…
Per perseguire “lo sviluppo economico dell’area jonica” l’Eni inoltre prevede l’assunzione di 120 nuovi posti di lavoro, e 1600 unità occupate nella costruzione degli impianti. Quindi ciò significa più lavoro precario, immediato e di basso profilo per tanti (e ci si domanda a tal proposito se i lavoratori in questione saranno tarantini), e sempre meno lavoro a tempo indeterminato e qualificato per il futuro. Perché in fondo l’Eni, così come le altre grandi società industriali dall’Ilva alla Gas Natural conoscono bene la strategia da adottare per vedere esauditi i loro “grandi progetti”: ammaliare i tarantini con la promessa del “posto di lavoro”. Si veda la presunta “vittoria” dei 4mila posti di lavoro–a caratteri cubitali sui quotidiani locali–seguita alla sottomissione incondizionata alle pretese industriali di continuare indisturbati ad appestare l’aria e le acque (è interessante leggere l’articolo pubblicato nella stessa pagina di quotidiano, da cui si evincono le preoccupazioni dei medici sugli effetti nocivi dell’inquinamento di Taranto sulla salute dei cittadini).
E i capi della politica locale, questa strategia adottata dalle grandi compagnie industriali la conoscono bene, la sostengono e la impiegano anch’essi per ottenere consensi. Ci riferiamo a quei consensi che con l’avvicinarsi della campagna elettorale diventano rilevanti per la conquista del “podio comunale”. E allora per i nostri cari candidati sindaci (ma qui è bene non fare di tutta l’erba un fascio) diventa fondamentale utilizzare questa “strategia politica” della promessa che poi non potranno mantenere (è noto) del “posto di lavoro per tutti”, soprattutto ora che il Comune di Taranto si trova alle prese con un grave dissesto finanziario, che ha colpito i suoi cittadini rendendoli più deboli, e potenziali prede di facili raggiri.
Tuttavia come si legge nell’articolo considerato, oltre a uno sviluppo dell’economia jonica, l’Eni promette anche meno inquinamento! Ci si domanda come è possibile, visto che aumenterà la produzione. L’Eni risponde che le emissioni di anidride solforosa e di polveri saranno ridotte grazie al “rinnovo della centrale attualmente in funzione” (esiste una valutazione d’impatto ambientale, un piano di sicurezza resi noti alla cittadinanza, ecc?). Stiamo attenti alle promesse…: queste scelte costituiranno punti di non ritorno che segneranno per molti decenni il destino dell’intera provincia. E poi l’Eni dovrebbe spiegarci per quale motivo non ha pensato prima all’adeguamento di tale impianto altamente inquinante?
Sarebbe ora, e per il bene di Taranto dire basta a questo sistema, per non cadere nella trappola delle false promesse e degli illusori sogni fantastici che le grandi multinazionali ci rifilano, diventando protagonisti del nostro sviluppo sostenibile, magari con la guida di un primo cittadino serio e illuminato.
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