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Il combustibile, sequestrato in un deposito di Statte, era destinato a due ditte lombarde

Pet coke: denunciati imprenditori milanesi

Il pet coke "cancerogeno" era importato e rivenduto a due ditte con sede a Milano: proseguono le indagini per comprendere da dove partiva e, soprattutto, dove arrivava il pet coke scoperto nell’Italcave di Statte.
12 dicembre 2007
Fonte: Corriere del Giorno

- Un primo esito si sarebbe avuto già nei giorni scorsi: stando ad alcune indiscrezioni, i titolari di due ditte di Milano sono stati denunciati. Le loro aziende avrebbero acquistato il prodotto per usarlo come combustibile anche se le caratteristiche del pet coke non erano a nor ma. Del seguito delle indagini, partite da un controllo fiscale delle Agenzie delle Dogane di Taranto, si saprà di più nei prossimi giorni quando inquirenti e investigatori ricostruiranno i passaggi del prodotto.

La settimana scorsa i carabinieri del Nucleo Ecologico di Lecce e gli uomini della Dogana di Taranto hanno sequestrato 6mila tonnellate di pet coke, un sottoprodotto della lavorazione petrolifera con alti valori di elementi cancerogeni.

Il materiale si trovava all’interno del deposito dell’azienda "Italcave" (l’azienda però non c’entra nulla con quello che si ipotizza essere un traffico internazionale di rifiuti). Il prodotto, anche se pericoloso, era destinato alla commercializzazione. Il materiale è di proprietà di un’impresa sudamericana. Le recenti normative hanno permesso l’utilizzo del prodotto come combustibile. Tuttavia, se il prodotto non risponde a specifiche caratteristiche è da considerarsi un rifiuto speciale.

Stando alle indagini, le aziende italiane cui era destinato il pet coke, allettate dal basso costo del prodotto, avrebbero accettato i carichi nonostante fossero potenzialmente pericolosi per l’ambiente. L’operazione dei militari del Noe di Lecce è partita a seguito di accertamenti tributari effettuati dal personale dell’Agenzia delle Dogane, che hanno riscontrato che sul pet coke vi erano anomalie amministrative per quanto riguarda il pagamento dei dazi.

Di qui l’intervento dei carabinieri che hanno accertato che la quantità di materiale stoccata nello stabilimento di Statte dell’Italcave supera di gran lunga le 10mila tonnellate, ma solo 6mila non risponde alle norme in materia ambientale.

Sequestro del pet-coke. «Si può fare di più»
Da tarantosera di martedì 11 dicembre 2007 :

STATTE – Quella del pet-coke è una storia vecchia più di un anno. Era settembre del 2006 quando i cittadini si dicevano preoccupati per quanto poteva accadere e si sentivano sotto la minaccia di un peso, grosso come un macigno, rappresentato dal paventato arrivo del temuto combustibile derivante dal petrolio considerato altamente pericoloso per l’uomo.

Il pet-coke si ottiene dal processo di condensazione per piroscissione di residui di petrolio pesanti e oleosi fino ad ottenere un residuo compatto e spugnoso. E’, in sostanza, l’ultimo prodotto delle attività di trasformazione del petrolio ed il suo trattamento deve seguire regole ben precise, dettate dal Ministero della Salute. Il sequestro di una montagna di pet-coke, circa sei mila tonnellate, ha riportato alla mente del consigliere Vincenzo Conte le ripetute sollecitazioni mosse nei confronti delle istituzioni per tutelare la salute pubblica.

Cosa è accaduto negli ultimi tempi? “Circa un mesa fa – ricorda Conte - venivano messi i sigilli al famigerato deposito di pet-coke, che altro non era che una ex cava dismessa, adibita allo stoccaggio senza le necessarie autorizzazioni da parte degli enti e senza i dovuti interventi a difesa di aria, suolo e sottosuolo. Nei giorni scorsi invece, sempre nello stesso sito, è stato sequestrato un’enorme quantità di questo materiale (pet-coke), considerato altamente tossico sia in fase di movimentazione che in quella di conbustione; per questa ragione i carabinieri del NOE hanno compiuto l’estremo gesto.

Oggi però noto con molto sconcerto che sono in tanti (soprattutto in modo subdolo) a voler attribuirsi i meriti dell’enorme risultato politico che la comunità stattese ha raggiunto, quando circa un anno fa e nei mesi successivi a più riprese denunciando e rendendo noto questo stato di cose ai cittadini di Statte la pericolosità di questo materiale e del fatto che quel deposito non avesse tutte le autorizzazioni necessarie producendo così un duro scontro politico all’interno del centrosinistra stattese senza precedenti (nonostante questo abbia fatto la propria parte). Per questo ho pagato in prima persona, uscendo dalla maggioranza. Io credo che sia giusto che i cittadini deleghino ai politici l’obbligo di amministrare, ma penso anche che gli stessi debbano mettersi al fianco dei propri amministratori nei momenti più difficili per la propria comunità, cosa che io rimprovero ai miei concittadini di non aver fatto.

Certo è che Statte è un paese complesso dal punto di vista sociale, dove purtroppo una larga fascia della popolazione vive un forte disagio economico e di reddito e quindi non ha la dovuta attenzione a queste problematiche. È anche vero però che ci sono molti altri che hanno a loro disposizione sia tempo che le capacità necessarie per affrontare questo tipo di problemi; è proprio a loro che mi rivolgo, affinchè diano un maggiore contributo per migliorare le condizioni di vita e di vivibilità del nostro paese.

Per concludere dico che oggi alla luce di questa situazione non so più se l’incolumità mia e della mia famiglia siano al sicuro, ma credo che vada bene così perchè ho esercitato in pieno il mandato che gli elettori mi hanno conferito per la tutela e la difesa del territorio e dell’ambiente”. Intanto le indagini vanno avanti e si cerca la pista per individuare dove quelle tonnellate di pet-coke era destinate.

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