Assennato «Polveri sottili, incremento ai Tamburi»
Taranto che si affanna nel tentativo di recuperare, ma che arranca e, a volte forse, cede. L'ultima bocciatura nei giorni scorsi. L’annuale indagine di Legambiente sulla qualità dell’aria nei capoluoghi italiani ha confermato quello che sapevamo: frequenti sforamenti dei limiti di Pm10 (polveri sottili). Ma poi ci sono anche gli Ipa (Idrocarburi policiclici aromatici). E non dimentichiamo la diossina. E neppure le frequenti anonime emissioni odorigene. Una città assediata, accerchiata da mostri invisibili.
Insomma, professor Giorgio Assennato (direttore generale Arpa Puglia),
un’ennesima bocciatura, un’ulteriore conferma.
Ma a che punto siamo con i controlli, le verifiche, i provvedimenti?
«Taranto ha una pluralità di sorgenti inquinanti. Noi stiamo facendo lo sforzo di capire quali sono tutte le fonti. Ma non siamo ancora vicini alla comprensione. E’ un’attività che richiede ulteriori approfondimenti».
Cominciamo dall’aria. Voi avete le vostre centraline, ma quando integrerete la rete delle centraline comunali?
«Il Comune sembra d’accordo nel definire la proposta di razionalizzazione della rete per avere centraline funzionanti nelle zone chiave e così verificare l’impatto dell’area industriale. Stiamo per ora concentrandoci sul rione Tamburi sia per gli aspetti ambientali che sanitari».
Quindi state validando l’attinenza tra inquinamento e patologie specifiche?
«Sì, stiamo cominciando ad incrociare i dati».
Perché avete deciso di concentrarvi sul rione Tamburi? C'è un peggioramento della situazione?
«La centralina di via Machiavelli sta registrando un incremento di polveri sottili. Stiamo cercando di capire quali siano i costituenti di questo eccesso di polverosità».
Un incremento di quanto?
«Diciamo un incremento importante».
Da quando?
«Da quando abbiamo potenziato e rivisitato la stazione di via Machiavelli».
Legambiente torna a lanciare anche l’allarme Ipa...
«Effettueremo il monitoraggio sia all’esterno che all’interno dell’Ilva ed effettueremo la speciazione chimica delle polveri per capire da dove provengono».
Sul fronte diossina, invece?
«A febbraio parte il secondo monitoraggio. Replicheremo le modalità del primo monitoraggio, vale a dire con le stesse partnership perché non abbiamo ancora la strumentazione necessaria per procedere autonomamente. Stiamo, tuttavia, installando nella nostra sede del Dipartimento a Taranto, che stiamo attrezzando allo scopo, uno spettrometro di massa ad alta definizione, per il quale c'è stato un investimento di 400 mila euro. Saremo, quindi, in grado di lavorare autonomamente».
Intanto, a seguito del primo monitoraggio e dopo le vostre rilevazioni, cosa è successo?
«I provvedimenti sono di competenza ministeriale che dovrebbe modificare i limiti normativi. Dal canto suo, l’Ilva ha provveduto spontaneamente ad alcune modifiche tecnologiche».
E’ stata allestita la strumentazione che dovrebbe consentire di verificare la provenienza delle emissioni odorigene spesso avvertite in città?
«Purtroppo, siamo in ritardo. Non abbiamo ancora potuto acquisire quella strumentazione per difficoltà di gestione amministrativa. Ora dovremmo essere in grado di farlo».
Lavori in corso nel Dipartimento a Taranto?
«Sì, stiamo procedendo a sistemare le apparecchiature per il monitoraggio dei microinquinanti».
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