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Taranto Futura diffida il Sindaco Stefàno

Diffida al sindaco Stefàno e tre nuovi quesiti referendari a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. È l’ultima mossa di Nicola Russo, portavoce di Taranto Futura e promotore della consultazione popolare sull’Ilva.
1 novembre 2008
Barbara Scardigno
Fonte: Corriere del Giorno

- Diffida al sindaco Stefàno e tre nuovi quesiti referendari a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. È l’ultima mossa di Nicola Russo, portavoce di Taranto Futura e promotore della consultazione popolare sull’Ilva, ma anche una risposta alle recente presa di posizione del primo cittadino.

“Il sindaco dice di essere disposto chiudere l’area a caldo? Bene. Ma vogliamo garanzie – ha dichiarato Russo – lo diffidiamo, con un atto già notificato ieri in Comune, ad adottare provvedimenti urgenti per eliminare pericoli alla salute e danni alla città”.

Dito puntato anche contro il governatore pugliese: “Legge regionale contro la diossina? Era ora. Ma che le parole di Vendola si traducano in fatti, c’è il rischio di strumentalizzazioni a fini elettorali”.

Fila dritto per la sua strada, Nicola Russo. Richiama dichiarazioni e prese e posizioni “ tardive, ma tuttavia necessarie”, mette in guardia da possibili contaminazioni da campagna elettorale “le provinciali sono vicine e c’è il rischio che sulle emergenze ambientali comincino a parlare a vuoto”, insiste sulla necessità che il referendum sia reale strumento di consultazione “l’esito – ha detto - dovrà essere recepito dal Consiglio”.

Tutte preoccupazioni espresse ieri, in conferenza stampa, dall’avvocato Russo, accompagnato da una rappresentanza del comitato referendario di Taranto Futura e dalla portavoce del movimento ionico di Greenpeace. “Accogliamo la disponibilità di Stefano a chiudere l’area a caldo - ha spiegato Russo - ma vogliamo che non ci siano dubbi di sorta visto l’approssimarsi delle scadenze elettorali. La diffida è relativa all’adozione di azioni tese a prevenire, limitare ed eliminare i gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la salute dei cittadini, nonché per evitare ulteriori danni per Taranto. In mancanza di tali azioni ricorreremo al giudice amministrativo”.

I 4 quesiti del Referendum
- Volete voi cittadini di Taranto, al fine di tutelare la vs. salute, nonchè la salute dei lavoratori contro l’inquinamento, la chiusura dell’Ilva, con l’impegno del Governo di tutelare l’occupazione, impiegando le maestranze per lo smantellamento e bonifica dell’area in cui sono attualmente situati gli impianti industriali, e di destinare l’area stessa per altre attività economiche non inquinanti ovvero per permettere lo sviluppo del porto e dare alla città di Taranto nuove e concrete opportunità di lavoro nel settore del turismo? E volete, in alternativa, solo la chiusura dell’area a caldo dell’Ilva, maggiore fonte di inquinamento, con conseguente smantellamento dei parchi minerali e con l’impiego dei lavoratori in altre attività?

- Volete voi cittadini che il Comune di Taranto chieda all’Ilva S.p.a. il risarcimento dei danni, in seguito alla condanna definitiva da parte della Corte di Cassazione dei responsabili del citato impianto siderurgico per inquinamento ambientale, tenendo presente che gli interessi diffusi, come quelli dell’ambiente e della salute, non possono essere oggetto di accordo da parte dell’ente locale, così come sancito dalla Corte di cassazione e dalla magistratura amministrativa?

- Volete coi cittadini che il sindaco di Taranto, ai sensi dell’art. 50 del decreto legislativo 267/2000 (testo unico degli enti locali), per motivi sanitari, di igiene pubblica e per la tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori, obblighi l'Ilva Spa di Taranto a bonificare il territorio e il mare inquinato a sue spese, sulla base del principio “chi inquina paga” così come sancito dall’art. 174 - comma 2° - del trattato delle unioni europee e dall’art. 3 ter del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152?

- Volete voi cittadini che il consiglio comunale di Taranto si adegui al risultato positivo derivante dal consultivo in materia di ambiente, sulla chiusura totale o parziale dell’Ilva (della sola area a caldo), con la tutela dell’occupazione, così come dal quesito prospettato dal comitato promotore “Taranto futura”, nel pieno rispetto del principio della sovranità popolare, così come previsto dall’art. 1 della costituzione?

Nella diffida, inoltre, si fa riferimento ai dati delle emissioni inquinanti delle industrie del capoluogo ionico: anidride carbonica, il 92 % di diossina italiana, l’8,8% di quella europea, l’aumento del 30- 40 per cento di mielomi e linfomi. Dati da brivido. In ragione dei quali “La Regione è titolata per sussidarietà - ha incalzato Russo - ad adottare provvedimenti restrittivi. Un comparto, quello ambientale, su cui esistono interessi diffusi, che non può essere oggetto di accordo da parte degli enti locali”.

Un monito rivolto al Comune ma anche alla Regione “Vendola , vieni a ballare a Taranto” – ha scherzato l’avvocato ambientalista parafrasando il cantante Caparezza.

Poi le domande del referendum. Taranto Futura ha promosso altri tre quesiti. Insieme alla chiusura dell’llva, o in alternativa dell’area a caldo, i promotori della consultazione chiedono ai tarantini di esprimersi anche sull’eventuale risarcimento da parte del siderurgico, sulla bonifica di terra e acqua in base al principio che “chi inquina paga” e sulla possibilità che il consiglio comunale si adegui all’esito referendario.

Questi, in sostanza, i contenuti degli altri quesiti presentati ieri, che salgono così a quattro. Quesiti che potrebbero non essere definitivi. I contenuti delle domande, infatti, così come l’intero iter referendario - dalla data di svolgimento al numero delle firme necessarie - dovranno superare il vaglio del regolamento referendario. Un passaggio, quest’ultimo, su cui Russo ha individuato non poche ombre.

“Sul referendum abbiamo già registrato non pochi tentativi di ostruzionismo – ha proseguito - nella bozza del regolamento ci sono alcune norme che non ci convincono. A partire dalla possibile data di svolgimento della consultazione, che noi riteniamo possibile indicare un mese prima o dopo le provinciali. Il documento in questione, invece, vieterebbe il referendum nello stesso anno di elezioni provinciali, regionali e comunali. Il che significa slittare al 2011”.

Controversa, secondo Taranto Futura, la composizione dei garanti del referendum “ per noi – hanno detto - devono esserci componenti del Comune, del comitato e possibilmente un magistrato, anche in pensione”. Dubbi anche sul numero di firme necessarie per l’indizione: “Viene chiesto il 5% in rapporto all’elettorato, quando su scala nazionale basta l'1%”.

Infine sull’annuncio della cassa integrazione per oltre duemila lavoratori: “Già nel 2002 mettemmo in guardia sul rischio crisi dell’acciaio - ha ricordato Russo - Quella dell’Ilva è un’economia chiusa, bisogna puntare su altre leve per lo sviluppo, come il porto, l’agricoltura e il turismo”. In ordine all'immissione di Urea nel processo produttivo “è insufficiente, servono le torri di abbattimento delle emissioni, previste dal protocollo di Aarhus”.

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