Ilva, il vento è cambiato...
Il vento dev’essere proprio cambiato se le istituzioni locali, ma non solo, ora si compattano sulla scia del ddl regionale antidiossina. Ieri pomeriggio, l’assessore all’Ambiente Losappio, al “Testa”, ha illustrato più dettagliatamente il disegno di legge approvato dalla giunta regionale che impegna severamente le industrie pugliesi al rispetto di limiti piuttosto stringenti sulle emissioni inquinanti.
Un disegno di legge, com’è noto, che ha provocato un durissimo scontro istituzionale tra Regione Puglia e Ministero dell’Ambiente. Da quanto è emerso nell’incontro di ieri, molto più convinte a dar battaglia, all’Ilva soprattutto, sono Provincia e Comune, in passato più propense al dialogo. Insomma, pare proprio che la strada verso posizioni più rigide nei confronti della Grande Industria sia stata intrapresa.
«Lo posizione dell’Ilva è inaccettabile. Non può contestare i tempi e i limiti indicati nel nostro disegno di legge senza spiegare il perché». L’assessore regionale all’ecologia Michele Losappio, ieri a Taranto per presentare il ddl anti-diossina, non ha usato mezzi termini: «Come rappresentante delle istituzioni e quindi del pubblico non posso bermi tutto quello che viene detto da una società privata – ha continuato l’assessore – noi possiamo spiegare perché abbiamo fissato quei limiti e quelle scadenze, l’Ilva deve motivare perché non può rispettarli».
Ha spiegato Losappio: «In merito al limite fissato dal Protocollo di Aarhus, cioè 0,4 nanogrammi, l’Ilva si impegna a rispettarlo entro l’ultimo secondo, l’ultimo minuto, l’ultima ora dell’ultimo giorno utile. Ma non è solo un problema di tempi: non ci dice neanche con quale procedimento intende arrivare a tale risultato. A queste condizioni la Regione non può dare parere favorevole al rilascio dell’Aia».
Il termine “inaccettabile” è stato utilizzato anche dal presidente della Provincia Gianni Florido e dal sindaco Ezio Stefàno, anche loro intervenutial convegno organizzato presso l’ospedale “Testa”. Il tutto a dimostrazione di un’unità di intenti mai così forte ed evidente. Florido è stato estremamente critico nei confronti dell’Ilva: «Con il cronoprogramma presentato per il rilascio dell’Aia l’azienda dice sostanzialmente che ha bisogno del 2009 e del 2010 per studiare gli impianti da utilizzare per l’abbattimento delle diossine, mentre dovrà aspettare fino al 2014 per montarli. Il tutto senza presentare uno straccio di progetto. Si tratta di un approccio inaccettabile sul piano metodologico. Tutta la partita per l’Aia non può prescindere dai progetti impiantistici».
Florido ha poi definito “sconcertanti” le critiche al ddl regionale espresse da Stefania Prestigiacomo: «Il ministro dell’Ambiente non può dire che l’iniziativa della Regione è contro il Governo. Dovrebbe pensare al ladrone che hanno messo loro nella commissione Aia, uno che ha capi di imputazione degni di Al Capone».
Il termine “inaccettabile” si è riaffacciato anche durante l’intervento di Stefàno: «Non comprendo perché l’Ilva debba aspettare sette mesi per avviare l’utilizzo del sistema urea che permette una riduzione parziale delle emissioni – ha poi aggiunto il sindaco– è arrivato il momento di attrezzarci per effettuare controlli improvvisi, in qualsiasi momenti delle giornata».
Facendo tesoro di quanto scritto in un volume curato dal dottor Giuseppe Masera, professore dell’Università degli Studi di Milano, Stefàno propone di aprire una vertenza sulla questione ambientale basata sui dati statistici raccolti in questi anni per dimostrare la colpevolezza di chi inquina.
Il convegno di ieri è servito a serrare le fila in vista dell’approvazione del disegno di legge, un passo storico, che la giunta Vendola intende compiere entro dicembre. Il prossimo appuntamento è fissato per giovedì prossimo, quando il ddl sarà discusso in commissione Ambiente. «Contro questa legge si stanno già muovendo il Governo, le consorterie, gli ambienti imprenditoriali, una parte della stampa - ha sottolineato l’assessore – ma se saremo uniti, se la popolazione di Taranto sarà con noi, nessun Governo nazionale avrà il coraggio di impugnarla.
Battiamoci insieme per denunciare gli abusi ma anche per realizzare una speranza». L’appello è stato accolto con convinzione dagli altri rappresentanti istituzionali, compreso il sindaco di Statte: «Ormai siamo arrivati ad un punto di non ritorno – ha dichiarato Angelo Miccoli – il ddl inverte una tendenza e dà un segnale forte sui tempi. Ora bisogna pensare anche a rafforzare il sistema sanitario per far fronte all’emergenza che stiamo vivendo».
«Non potremo più dividerci – ha proseguito Florido – l’intesa istituzionale è un punto di forza che abbiamo deciso di estendere anche oltre la legge sulla diossina». Il presidente della Provincia si è soffermato anche sulla conduzione degli impianti: «E’ un tema decisamente influente sul discorso ambientale. Serve un cambio culturale nella gestione impiantistica. In questo ambito il ruolo dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali è decisivo».
Il convegno si è chiuso con un intervento particolarmente duro del prof. Giorgio Assennato, direttore generale di Arpa Puglia: «L’Ilva usa strumentalmente dati vecchi per dire che a Taranto si sta bene. Ma le altre aziende presenti in Puglia si comportano diversamente, trattano con noi sulle questioni riguardanti l’impiantistica. Anche l’Agip lo fa, come dimostra l’incontro in programma domani (oggi per chi legge), l’Ilva invece no». Assennato ha ribadito la necessità di rafforzare i monitoraggi e di dotare l’Arpa di una sede idonea e risorse umane. Presupposti fondamentali per rendere ancora più utile e concreta la sua azione sul territorio.
Da segnalare, infine, che da lunedì prossimo saranno in città tecnici della Regione e dell’Arpa per verifcare lo stato di attuazione degli interventi di ambientalizzazione previsti dal Protocollo d’Intesa: «Pretendiamo che l’Ilva spenda fino all’ultimo euro le somme previste. Confronteremo le carte e le fatture finora presentate con le opere effettivamente realizzate».
A quanto pare gli enti locali hanno deciso di mettere l’Ilva all’angolo. E’ facile prevedere una dura reazione dell’azienda. E anche del Governo.
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