Taranto Sociale

Ilva Taranto, pronto ok al ddl diossina. Occhi puntati su Fitto

Il consiglio regionale si accinge ad approvare il ddl anti diossina proposto dalla giunta guidata da Nichi Vendola. E il timore è che proprio l’ex governatore, possa sollevare la questione di compatibilità di queste norme rispetto a quelle nazionali.
16 dicembre 2008
Fonte: Il Velino

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Il consiglio regionale pugliese si accinge ad approvare il ddl anti diossina proposto dalla giunta guidata da Nichi Vendola. Il provvedimento potrebbe incassare anche i voti del centrodestra: l'opposizione infatti è palesemente intenzionata a non ostacolare lo spirito bipartisan che accompagna questa legge. Una volta approvato il testo, però, c'è il rischio che l'inizativa risulti inefficace.

La parola spetterà infatti al governo e in particolare al ministro dei Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto dal momento che il testo contiene limiti massimi di emissione consentiti più bassi rispetto a quanto previsto dalla normativa nazionale e cioè il codice Ambiente (il decreto legislativo 152/2006). E il timore è che proprio l’ex governatore pugliese possa sollevare la questione di compatibilità di queste norme rispetto a quelle nazionali.

Secondo quanto previsto dal ddl, su cui si è consumato un duro braccio di ferro tra Vendola e il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, tutti gli impianti dell’industria primaria e secondaria di nuova realizzazione dovranno attenersi al valore limite di inquinamento di 0,4 nanogrammi, adeguando le produzioni alle migliori tecnologie disponibili (Bat). Per gli impianti già in esercizio si impone invece un ruolino di marcia a tappe forzate per arrivare allo stesso limite di 0,4 nanogrammi per metro cubo entro il 2010.

A partire dal 1 aprile del 2009, gli stabilimenti come quello dell’Ilva di Taranto dovranno abbattere le emissioni dal livello attuale fino a 2,5 nanogrammi al metro cubo per poi raggiungere l’obiettivo ultimo a dicembre 2010. Ma già entro 60 giorni dall'entrata in vigore del provvedimento, i gestori degli impianti in esercizio devono elaborare un piano per il campionamento in continuo dei gas di scarico e presentarlo all'Arpa Puglia che ha il compito di validarlo contribuendo alla definizione delle misure per verificare l’efficacia delle misure per l’abbattimento dell’inquinamento da diossina. In caso di sforamento, Arpa Puglia ha il compito di attivare la Regione che diffida il gestore affinché le emissioni rientrino nei limiti entro 60 giorni, pena il blocco dell'attività. "Oggi la Regione Puglia cambia non solo la storia di Puglia, cambia la storia d'Italia - ha commentato Vendola -. Perché questa legge regionale darà coraggio e speranza a tutti i movimenti ambientalisti d'Italia. Ci sono molti impianti in costruzione che stanno per essere inaugurati o che sono presenti sul territorio da molto tempo e che sputano diossina e furani nella rassegnazione generale: bisogna rompere il muro della rassegnazione".

La Puglia è la prima regione italiana a dotarsi di una legge che contiene limiti di inquinamento più restrittivi di quelli che sono contenuti nel Codice Ambiente, alla luce del quale, stabilimenti industriali come quello dell’Ilva di Taranto sono assolutamente in regola. L'allegato tecnico del Codice infatti non prende in considerazione il criterio del cosiddetto 'inquinamento equivalente': ciò comporta che ai fini della valutazione delle emissioni non è pesato l'impatto della singola matrice inquinante, anche se - come a Taranto - la diossina è a livelli allarmanti. In Europa il limite di inquinamento indicato dal 1996 è 0,4 nanogrammi, mentre il Protocollo di Aarhus impone ai Paesi membri di adottare le migliori tecnologie per portare le emissioni a 0,4-0,2 nanogrammi. Ma l’obbligo sarà vigente solo nel 2014.

L’area di Taranto è caratterizzata dalla presenza di una vasta area industriale che ospita cinque degli undici impianti presenti sull’intero territorio nazionale sottoposti ad Autorizzazione integrata ambientale. Proprio l’avvio della procedura Aia da parte del ministero dell’Ambiente per il rilascio allo stabilimento della famiglia Riva (che ha una capacità di produzione di acciaio pari 15 milioni di tonnellate all’anno) dell’autorizzazione integrata ambientale ha accesso la polemica tra il presidente della regione e il titolare del ministero dell’Ambiente. Sulla procedura, che dovrebbe concludersi entro il prossimo marzo, la regione ha già annunciato parere negativo. Si tratta di un parere non vincolante: da qui la decisione di adottare un disegno di legge ad hoc.

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