Taranto Sociale

Viaggio tra i pensieri della famiglia Fornaro, rovinata dalla diossina che ha contaminato la masseria

Aspettando l’Alta Marea….

C’è fermento nella masseria Carmine in vista della seconda marcia contro l’inquinamento del 28 novembre, quest’anno a scendere in piazza non saranno solo gli allevatori colpiti dalla diossina, ma anche uomini pronti a ricostruire la propria realtà con tutti i mezzi necessari e dovuti.
15 novembre 2009
Mariangela Franco

“Alle soglie della seconda marcia contro l’inquinamento riusciamo ancora una volta a rivivere e a rafforzare la speranza di non venire dimenticati, e la conseguente certezza di non essere soli”:
è questa l’”Altamarea” che in questi giorni sta sommergendo la masseria Carmine, e che mantiene alti gli spiriti stanchi e provati dalle sofferenze e dalle delusioni dell’anno passato.
Ora è tempo di riflettere e di costruire… è tempo di agire! La società civile non è un partito politico e né lo sarà mai, proprio per questo emerge sempre più forte l’esigenza che la classe politica attuale sappia assumersi le responsabilità e gli oneri di decisioni forti, ma soprattutto sentite e volute da una cittadinanza unita e in grado di esprimere il proprio pensiero e la propria volontà anche qualora questa sia dissonante rispetto all’operato dei rappresentanti istituzionali.
E’ necessario, quindi, non demordere proprio ora ma al contrario, gridare più forte, raccogliere le forze rimaste e gridare, anche se non sempre questo significa alzare la voce, ma muoversi nel nascondimento, senza rumoreggiare troppo, cercando di non trasformare l’attimo fuggente in attimo ruggente, perdendo così la possibilità di vivere sulla lunga durata, dentro progetti di largo respiro, perché ogni occasione è da sfruttare fino in fondo per quanto può dare. masseria Carmine

Negli occhi e nello sguardo della piccola di casa c’è tutta l’energia e la voglia di andare avanti, di scendere in piazza, di continuare a mostrarsi risoluti e presenti nella difesa dei propri diritti di lavoratori e cittadini onesti e rispettosi di quelle stesse leggi che invece hanno tradito, e voltato le spalle senza il minimo ripensamento. Il danno genotossico infatti, di cui tanto si è parlato e si parlerà, oltre le gravi patologie mediche, comprende anche la voglia di farcela, di riprendersi ciò che è stato tolto e ricostruire una vita serena per chi ha bisogno di crescere e sentirsi protetto da tutto il marcio che deteriora, giorno dopo giorno, le masserie umiliandole e spogliandole di storia, cultura e abbondanza.
Il predatore vive di solo presente, non si occupa, né preoccupa, del futuro ma di quello che può guadagnare oggi, per cui è una verità inconfutabile che i primi a difendere il proprio territorio devono essere i cittadini che lo abitano, i primi ad occuparsi e preoccuparsi del proprio futuro è la gente che in prima persona vive nel disagio e nella precarietà.
Giocare e correre nello spiazzale della masseria insieme alla piccola Rosa vuol dire rassicurare lei e se stessi che tutto presto cambierà, che nell’ovile ci sarà un nuovo gregge da ammirare e da accudire, e il futuro sarà sinonimo di giustizia e di ricostruzione.

E’ ormai incastonata nell’anima la ferita aperta il 10 dicembre 2008, e ancora oggi, ci interroga sul valore di simili manifestazioni se le forze politiche del territorio non hanno la capacità di leggere la storia, di capire la gente, di sostenere lo sguardo di una bambina e di cogliere la bellezza di un diritto collettivo che diviene sogno… che senso ha?
Sono proprio i bambini come Rosa invece, che riescono con la loro trasparenza, a dare senso alla marcia contro l’inquinamento, a costituire la vera alta marea tanto temuta, e forse proprio la più temuta!
Non si scoraggiano Vittorio e Vincenzo, perché sanno che l’impegno può condurre lontano i loro progetti e desideri, e l’unione infettare il vigore e l’entusiasmo per riscrivere un nuovo capitolo della nostra storia cittadina e delle nostre vite familiari e personali.

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