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Il Sindaco Stefàno chiama a raccolta Governo, Regione e Provincia

Cozze, il seme resta in Mar Piccolo

20 agosto 2011
Alessandra Congedo
Fonte: Corriere del Giorno - 20 agosto 2011
«Il Comune sta facendo la sua parte ma anche le altre istituzioni devono muoversi». L’appello lanciato ieri mattina dal sindaco Stefàno ha tre interlocutori ben precisi: Governo,  Regione e Provincia.

Un concetto ribadito anche dal vice sindaco Cataldino: «La mitilicoltura tarantina non è un patrimonio solo cittadino ma di tutto il territorio pugliese. Facciamo appello al senso di responsabilità di tutti».
Non ci sta l’Amministrazione Comunale a sobbarcarsi da sola gli oneri derivanti dall’emergenza cozze. Uno sfogo giunto dopo aver captato segnali troppo deboli dagli altri enti, nonostante le richieste rivolte  al ministro Romano, al governatore Vendola e agli assessori regionali interessati: Nicastro (Ambiente) e Fiore (Sanità).


La conferenza stampa convocata a Palazzo di Città aveva soprattutto questa finalità:  ricordare all’opinione pubblica i passi compiuti dal 22 luglio scorso, quando l’Asl è stata costretta a vietare il prelievo e la vendita delle cozze del primo seno di Mar Piccolo a causa di valori di Pcb (policlorobifenili) al di sopra della soglia. Da allora la vicenda ha vissuto una vera e propria escalation. Gli ultimi dati arrivati dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo sui campioni di mitili prelevati il 19 luglio hanno dato il colpo di grazia facendo emergere picchi di 18 picogrammi, quando il limite è di 8 pg.
Sono otto i punti illustrati dal sindaco Stefàno, attorniato per l’occasione dal presidente del Centro Ittico Tarantino Massimo Giusto, dal vice sindaco Cataldino, dall’assessore all’Ambiente Sebastiano Romeo e dal consigliere delegato Vincenzo D’Onghia, ai quali si sono aggiunti l’on. Ludovico Vico e l’assessore provinciale alle Attività Produttive Antonio Scalera.
Si parte dalla volontà  di lasciare il novellame nel primo seno di Mar Piccolo per  trasferirlo in una fase successiva nelle nuove aree di Mar Grande.


«Il nostro obiettivo è quello di salvaguardare la prossima produzione», ha spiegato il sindaco.  Il secondo punto riguarda il sostegno economico da destinare agli allevatori danneggiati per  fronteggiare questa prima fase dell’emergenza.
«La delibera è già stata approvata dalla Giunta comunale – ha detto il sindaco – ora stiamo aspettando che le altre istituzioni si muovano nella stessa direzione. Bisogna decidere insieme come rimborsare i mitilicoltori –ed ha aggiunto – ad essi garantiremo anche un sostegno legale. Bisogna individuare chi ha inquinato. Confidiamo nel lavoro della Magistratura, che ha già aperto un fascicolo». Al momento la cifra dello stanziamento non è stata ancora definita in attesa di verificare le disponibilità di bilancio. Si è parlato di una somma compresa tra i 100 e i 200 mila euro, ma senza il contributo degli altri enti si potrà fare ben poco.  Mare e inquinamento a Taranto

Altro punto cruciale è quello relativo alla richiesta di bonifica. «In passato tale operazione non è andata in porto perché c’erano problemi tecnici – ha spiegato il sindaco – alcuni ricercatori avevano evidenziato delle  criticità. Ora devono essere Arpa Puglia e Cnr a dirci come farla senza procurare danni all’ecosistema. Non è detto che si debbano fare per forza i dragaggi. Esistono anche altri sistemi».

Il Comune si è  impegnato ad effettuare, a proprie spese, nuovi esami nel primo seno di Mar Piccolo. «Non è per mancanza di fiducia in chi ha analizzato i campioni finora – ha sottolineato il primo cittadino –  ma vogliamo avere la certezza matematica sulla contaminazione di quell’area. Ci affideremo ad un altro istituto per avere ulteriori elementi. Insisto, comunque, sulla necessità di istituire a Taranto un Dipartimento per l’ambiente e la salute – ha aggiunto Stefàno – è assurdo che si debba andare  fuori per avere questi risultati».


Tra i nodi più  insidiosi continua ad esserci quello relativo all’individuazione delle nuove aree in Mar Grande dove collocare gli allevatori esiliati dal primo seno di Mar Piccolo. L’operazione non è per niente facile. Lo dimostra ciò che è accaduto ieri mattina: la riunione tecnica che avrebbe dovuto trattare la questione è saltata perché la Capitaneria di Porto ha chiesto altro tempo per esaminare l’idoneità degli spazi finora individuati dal Centro Ittico Tarantino.


«La riunione è stata rimandata ai prossimi giorni – ha detto il sindaco – la Capitaneria di Taranto deve consultarsi con il Comando nazionale». Oltre alle valutazioni legate alla distanza dagli scarichi dell’Aqp e alla navigazione delle navi, sono decisive anche le considerazioni di Cnr e Asl (sulla salubrità delle acque prescelte) e dell’Autorità Portuale sulle zone di sua competenza .
Poi c’è il capitolo riguardante la distruzione dei mitili contaminati. Questo costo, estremamente gravoso, peserà sulla casse comunali.


«Metà  del materiale sarà distrutto nell’inceneritore. Il nostro impianto non può smaltire tutto – ha fatto sapere Stefàno – l’altra metà sarà conferita in discarica».
Infine, altri due punti estremamente delicati. Il Comune vuole puntare sul riconoscimento dello stato di calamità naturale (anche se in questo caso di naturale c’è ben poco, dato che il danno è stato casuato da fonti inquinanti) e sull’ottenimento di finanziamenti dalla Regione per realizzare nuovi impianti mitilicoli. E qui entrano nuovamente in gioco le responsabilità del governo nazionale e di quello regionale, chiamati a dare segnali forti ad una città che appare drammaticamente isolata.

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