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Il caso

I malati di tumore: «Sequestrate i beni ai Riva»

I legali della confederazione italiana sindacati utenti e consumatori hanno depositato un'istanza in procura
13 settembre 2012
Annalisa Latartara
Fonte: Corriere del Giorno - 12 settembre 2012

Il processo è ancora lontano anche se l’incidente probatorio sulle perizie epidemiologica e chimica hanno fornito un “assaggio” del dibattimento sul disastro ambientale.

In attesa che il caso giudiziario approdi in aula, alcuni cittadini hanno giocato d’anticipo promuovendo una sorta di class action contro i Riva. Una ventina di cittadini che hanno subito un danno alla salute, quasi tutti malati di tumore o di altre patologie gravi, si sono rivolti alla Confederazione italiana sindacati utenti e consumatori (Co.I.S.U.C.) e il responsabile legale dell’associazione (con sede principale a Roma) l’avvocato Antonio Iezzi, tramite due legali tarantini domiciliatari, ha depositato in procura una richiesta di sequestro conservativo dei beni di Emilio Riva e della sua famiglia. Targa "Ennesimo decesso per neoplasia"

Se il processo proverà il nesso causale fra malattie killer ed emissioni nocive del siderurgico, i promotori dell’azione legale presenteranno il conto per il danno alla salute. Per questo chiedono che quei beni vengano “congelati” dalla magistratura. L’istanza è stata depositata in Procura nei giorni scorsi e sarà vagliata dai magistrati inquirenti che dovranno esprimere il parere. Subito dopo passerà al vaglio del gip Patrizia Todisco che pronuncerà l’ultima parola. I legali della Co.I.S.U.C. hanno chiesto anche alla magistratura la revoca del presidente del cda dell’Ilva Bruno Ferrante dal pool di custodi giudiziari, in quanto, a loro parere, non è un soggetto terzo ma rappresenta la proprietà e l’esclusione del siderurgico da qualsiasi operazione di risanamento ambientale che, ritengono, dovrà essere affidata ad aziende terze.

«Taranto è una città distrutta dal punto di vista ambientale – sottolinea l’avvocato Iezzi – e qualcuno dovrà pagare i danni alla popolazione e al territorio, non i contribuenti ma chi li ha provocati. Per questo chiediamo alla magistratura che emetta un provvedimento di sequestro conservativo perchè i beni dei Riva non vengano dispersi». Ai mandati giunti finora all’associazione potrebbero aggiungersene altri di cittadini che hanno intenzione di costituirsi parte civile e chiedere un risarcimento poichè direttamente o indirettamente, hanno subito danni alla salute, in particolare neoplasie. Quella adottata dai malati di tumore e altre patologie provocate dall’inquinamento, in ordine di tempo, è una delle prime iniziative adottate nei confronti dei vertici del siderurgico dopo l’exploit dell’inchiesta. Ma in passato diverse decine di abitanti del quartiere Tamburi hanno avviato azioni legali nei confronti dell’Ilva chiedendo il risarcimento dei danni provocati ai palazzi (imbrattati e, stando alle perizie tecniche, deprezzati). Gli abitanti di un condominio distante appena 300 metri dalle ciminiere, in via De Vincentiis, hanno intentato un’azione civile chiedendo anche il danno biologico previsto dalla cosiddetta “sentenza Seveso”.

Altri, invece, hanno intentato un’azione penale ma con lo stesso obiettivo: ottenere un risarcimento dei danni subiti. Si tratta di processi già avviati da alcuni anni che proseguono su un altro binario. Invece, un’altra inchiesta potrebbe confluire nel processo in cui sfocerà l’inchiesta sull’ipotesi di disastro ambientale che ha fatto scattare il sequestro dell’area a caldo e gli arresti di Emilio, Fabio Riva e di altri sei indagati. E’ scattata in seguito alla denuncia di 135 abitanti di via Galeso (al quartiere Tamburi) che lamentano non solo l’imbrattamento dei rispettivi appartamenti ma anche il disagio subito quotidianamente in quanto, soprattutto nelle giornate di vento teso, sono costretti a chiudersi in casa e a non affacciarsi al balcone per mettersi al riparo da folate di fumi e polveri inquinanti.

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