Il mio mare dice molte a chi lo vuole ascoltare
Arrivo al solito scoglio e, guardando il mare, ritrovo la solita limpidezza, i riflessi verdi del mar Jonio, gli scogli con i ricci ben visibili, la piattaforma di scoglio da cui tuffarmi ed è tutto bello come sempre.
Andare a mare sugli scogli è una scelta di vita di chi cerca il silenzio anche nelle domeniche di luglio e agosto, di chi non cerca la località alla moda, di chi va lì per nuotare, fare qualche tuffo e magari per un’oretta senza consumare benzina. E’ un posto per famiglie perché i bambini imparano presto a muoversi tra le asperità degli scogli, io ci camminavo a piedi nudi o con gli zoccoli saltando da un punto all’altro e per di più vicino agli scogli ci sono più pesci, molluschi e alghe colorate da osservare con la maschera. I più grandi si mettono alla prova con tuffi pericolosi da scogli alti vari metri dove l’acqua è alta solo un metro. Qualcuno più pigro sonnecchia sul materassino al largo, mentre altri si sfidano a raggiungere mete impossibili come la punta che segna il confine con la conchetta affianco. Un paio di volte sono riuscita ad arrivarci quando avevo i polmoni dei vent’anni.
E’ il tipico mare dove vanno persone che si conoscono da sempre e che magari abitano in zona e scendono a piedi. Una barca a vela passa vicino e si ferma.
Il patto per godersi quel mare è non guardare alle spalle. Dove sono parcheggiate le auto il mio sguardo cade sulla scritta su un cassonetto, una scritta non proprio gentile nei confronti del sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno.
La strada che costeggia gli scogli ha anch’essa un fondo roccioso ed è solo polvere e buche. La via d’accesso è asfaltata, ma in fondo non peggio di tante altre della città.
Penso a come potrebbe essere trasformata questa zona: il sentiero che corre lungo gli scogli potrebbe diventare un percorso molto lungo a partire da San Vito in poi, direzione Gandoli, aperto tutto l’anno ad iniziative culturali e ludiche. Potrebbe diventare il sentiero degli dei come forse in origine era. Penso a una sistemazione del fondo per trasformarlo in una pista ciclabile o almeno per la montain bike, al recupero della vegetazione mediterranea, ad un piano di pulizia sistematico degli scogli, alla valorizzazione di strutture antiche quali muretti a secco e rifugi della seconda guerra mondiale. Immagino un percorso che colleghi il sentiero alle tante masserie tra Lama e Gandoli ed a un itinerario naturalistico.
Considerato che Taranto è al centoquattresimo posto nella classifica sulla qualità della vita 2013 proprio per il tempo libero, la presenza di piste ciclabili e di servizi culturali aiuterebbe a migliorare la vivibilità e fornirebbe una pubblicità positiva con ricadute sui movimenti turistici. http://www.ilsole24ore.com/speciali/qvita_2013/home.shtml
In definitiva il mare è il principale patrimonio di noi tarantini, un patrimonio su cui non abbiamo pagato l’imposta di successione e che dobbiamo riconsegnare ai nostri eredi come l’abbiamo ricevuto. Se l'abbiamo danneggiato con l'incuiria o la speculazione edilizia, abbiamo il dovere di recuperarlo.
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