Dopo cinquant’anni, due milioni di morti, centinaia di migliaia di profughi e intere città e villaggi distrutti, in Sudan si firma uno storico accordo che dovrebbe riportare la pace.
Ma stretta di mano non nasconde due milioni di cadaveri
La storia di Joseph, cristiano, è raccontata in una recente newsletter della 'Persecution Project Foundation', un'organizzazione che monitora la persecuzione dei cristiani in Africa.
Nonostante sia stata oscurata dall'apocalisse del Darfur, la ventennale guerra civile tra governo e ribelli meridionali del Sudan People's Liberation Army (SPLA) è ripresa in forze su almeno due fronti distinti, a dispetto dei colloqui di pace in corso in Kenya. Secondo operatori umanitari dipendenti dalle Nazioni Unite, dalla prima metà di maggio sono in corso violenti combattimenti tra le due controparti nella regione di Shilluk, situata nello Stato dell'Upper Nile (Sud Sudan).
Sudan, i massacri della popolazione nera nel Darfur pongono una serie di quesiti cui le Nazioni Unite per prime hanno il compito di rispondere. Per non ripetere gli errori commessi in Ruanda
In questo complicato conflitto due fatti nuovi hanno prodotto un cambiamento importante: il petrolio e l’atteggiamento degli Usa. Esiste da alcuni anni una serie di analisi teoriche e iniziative pratiche da parte di aziende petrolifere e Governo Usa per aumentare le importazioni di petrolio africano a scapito di quello medio-orientale.
In circa 70 paesi vi sono leggi che puniscono gli atti sessuali con persone del proprio sesso. La pena di morte per omosessualità è prevista in quattro paesi: Arabia Saudita, Sudan, Mauritania e Iran.
Un rapporto dell’IMS (International Media Support), un’organizzazione danese che sostiene i Media dei paesi colpiti da conflitti, mette in evidenza la difficile situazione dei giornalisti che lavorano nelle regioni del Corno d’Africa devastate dalla guerra. Lo stato non tollera punti di vista diversi ed è molto repressivo nei confronti dell’informazione.
Gli studenti, mentre in classe ascoltano l’insegnante che impartisce la lezione, tengono l’orecchio sempre teso per sentire il rombo distante dell’Antonov, un aereo russo che il governo sudanese utilizza per bombardare villaggi e obiettivi vari nel Sud Sudan. Gli studi ne risentono e nascono anche fra i ragazzi serie nevrosi.
Si rinnova l’attivismo islamico dei governanti di Khartoum, che si offrono di allestire campi d’addestramento per combattenti sudanesi ed altre brigate internazionali destinate a scatenare la Jihad, la guerra santa, in Medio Oriente. La tregua con gli USA dopo i fatti dell’11 settembre sembra già finita.
La costruzione della diga di Merowe, nel Sudan settentrionale, che si prevede abbia inizio nei prossimi mesi, sta facendo riaffiorare lo scontento dei paesi attraversati dal Nilo per l’utilizzo sperequato delle sue acque. Si tratta di uno stato di cose causato anche da un trattato imposto nel 1959 dagli inglesi e che non è più attuale.
In Sudan, per la seconda volta negli ultimi anni, una società petrolifera ha abbandonato il paese. Riferendosi alla mancanza di sicurezza i dirigenti della svedese Lundin hanno fatto sapere che, solo se si arriverà ad un serio e stabile cessate il fuoco, riprenderanno le operazioni. Così, inaspettatamente sembra prospettarsi un fosco futuro per le compagnie petrolifere che si stavano espandendo nel paese.
I generali islamici hanno riguadagnato forza e si comportano nella guerra contro il Sud come hanno sempre fatto, se non più brutalmente. Importanti esponenti politici governativi ripropongono la Jihad, sono affiorate minacce di Khartoum di boicottare ogni accordo di pace, mentre è in atto una violenta offensiva militare.
PeaceLink invita cittadine e cittadini a firmare e diffondere la richiesta di revoca dell’accordo militare con Israele, chiedendo ai parlamentari di agire prima della scadenza dell’8 giugno. Un gesto concreto per non essere complici di crimini contro l’umanità.
Sabato 24 maggio saranno esposti ovunque dei lenzuoli bianchi per le vittime palestinesi. Occorre sospendere i rapporti militari con Israele. L’Italia li ha formalizzati in un Memorandum che si rinnoverà automaticamente il prossimo 8 giugno se non ci sarà una decisione politica di revoca.
La maggioranza ha votato sì all'acquisto di tecnologia militare israeliana ma forte è stata la reazione dell'opposizione. Mentre a Gaza la popolazione viene uccisa in una morsa disumana, il governo continua la collaborazione con un apposito Memorandum militare con Israele.
La fame nel XXI secolo non è solo un'emergenza, è – come ha detto il segretario generale dell'ONU Guterres – "un fallimento dell’umanità". E se oggi cresce, non è perché mancano le risorse, ma perché mancano la volontà politica, la solidarietà concreta e un nuovo ordine di priorità.
Martedì prossimo il voto in Commissione Difesa sull'acquisto di tecnologia militare israeliana. Puoi scrivere un messaggio al presidente della Commissione, l'onorevole Antonino Minardo. Ecco cosa puoi fare per chiedere di rompere i legami militari con il complesso industriale-militare israeliano.
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