"Non parlateci di emergenza in 14 anni non avete fatto nulla"
BRUXELLES - «Mi rifiuto di parlare di "emergenza" perché un´emergenza, per definizione, non può durare così a lungo. E questa situazione, a quanto mi risulta, si trascina da quattordici anni». Il commissario europeo all´ambiente, Stavros Dimas, è esasperato per la crisi dei rifiuti in Campania. E i suoi servizi fanno sapere che potrebbero anche anticipare i tempi per passare alla seconda fase della procedura avviata contro l´Italia.
Commissario, perché l´Italia è sul banco degli accusati?
«Questa procedura è stata aperta nel giugno scorso proprio per la Campania. In maggio il governo aveva adottato un decreto legge sulle misure di emergenza da adottare nella regione per affrontare la crisi dei rifiuti e aprire quattro nuove discariche nei comuni di Serre, Savignano Irpino, Terzigno e Sant´Arcangelo Trimonte. La Commissione ha valutato il decreto ed ha concluso che offre solo soluzioni limitate alla crisi. In particolare manca un approccio sistematico e di lungo termine per risolvere il problema della carenza di una rete adeguata di depositi. E poi il decreto non impedisce le discariche abusive e incontrollate, come sta avvenendo».
Entro gennaio la Commissione minaccia di passare alla seconda fase della procedura. E già la sua Direzione generale ha detto che, «alla luce della situazione di crisi attuale», le risposte che vi ha dato il ministro dell´Ambiente, Pecoraro Scanio, «forse non rappresentano ancora un passo sufficiente». In base a quali criteri deciderete se passare alla seconda fase della procedura.
E che cosa questo può comportare per l´emergenza rifiuti in Campania?
«L´Italia ha risposto adesso alle richieste di spiegazioni che avevamo mandato in ottobre. Valuterò la lettera del ministro anche alla luce di quest´ultima crisi. Se decideremo di passare al secondo stadio della procedura, è chiaro che le dichiarazioni di buona volontà non ci basteranno più. Le autorità italiane dovranno agire, prendere misure concrete e immediate per risolvere la situazione tenendo in considerazione sia le esigenze di salute pubblica sia quelle di protezione ambientale. Occorre raddoppiare gli sforzi per risolvere la crisi sia a breve sia a lungo termine».
In che modo la direttiva comunitaria, se rispettata, avrebbe impedito questo disastro?
«La direttiva europea prevede che gli stati membri prendano le misure necessarie per la raccolta e l´eliminazione dei rifiuti senza danni per la salute umana e per l´ambiente. La direttiva proibisce esplicitamente l´abbandono e la discarica incontrollata dei rifiuti: gli stati membri devono approntare piani che prevedano chiaramente come e dove i rifiuti vengono trattati e stabilire una rete di depositi per il materiale che non può essere recuperato. L´Italia si era impegnata a rispettare pienamente queste norme. Se lo avesse fatto, non ci troveremmo nella situazione attuale».
Ma, a parte la crisi in Campania, l´Italia in generale come affronta il problema del riciclaggio delle scorie?
«Nel 2003 la Commissione ha lanciato una serie di procedure contro l´Italia per un numero molto elevato di discariche abusive: diverse migliaia, stando alle stesse autorità italiane. Nell´aprile 2007 la Corte europea di giustizia ha stabilito che l´Italia non ha adottato le misure previste dalla direttiva. Per ottemperare alla sentenza della Corte l´Italia deve agire velocemente. I miei servizi stanno controllando da vicino l´evolversi della situazione».
Insomma, in questo campo siamo il fanalino di coda dell´Europa.
«Rispettare la legislazione sui rifiuti non è mai facile. Tutti vorrebbero poter produrre spazzatura senza doversi far carico della sua eliminazione: è la tipica mentalità del "dovunque, ma non nel mio cortile". Far accettare la responsabilità dello smaltimento dalla popolazione richiede un grosso lavoro di persuasione a livello locale. Ma se questo è possibile negli altri paesi, e anche in altre regioni italiane, non vedo perché non dovrebbe essere possibile in Campania».
Quanto ritiene siano seri i rischi per la salute pubblica in seguito alla situazione creatasi in Campania?
«È ovvio che la situazione, se non si pone rimedio rapidamente, creerà problemi sanitari. E questa è proprio una delle ragioni per cui la direttiva fa obbligo agli stati membri di non abbandonare i rifiuti e insiste perché vengano prese le misure necessarie ad evitare danni alla salute umana come risultato degli scarichi abusivi. Ma questo dovrebbe saperlo anche il governo italiano».
Ritiene che le misure d´urgenza adottate siano adeguate?
«Tocca alle autorità italiane decidere quali siano i passi migliori per risolvere la crisi. Io mi terrò costantemente informato sull´evolversi della situazione per poter valutare se quanto è stato fatto è sufficiente».
Ha in programma di venire in Italia o di visitare Napoli per discutere la situazione con le autorità nazionali o con quelle locali?
«Se ce ne sarà bisogno, chiederò la creazione di un gruppo tecnico per discutere le misure adottate dalle autorità italiane. I miei servizi hanno già fatto una prima visita sul posto nel giugno scorso e sono pronto a mandarli di nuovo sul terreno. Ma solo se questo può servire a migliorare rapidamente la situazione. Qui davvero non c´è più tempo da perdere».
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