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Un mese e mezzo in casa dopo le minacce, i media sono muti

Intervista al blogger ambientalista che vive a Isola delle Femmine, vicino Palermo e ha portato in questi anni la propria battaglia «per la difesa del territorio, della salute dei cittadini, della legalità e della trasparenza» nelle stanze del Parlamento e delle Procure, ma non è riuscito a farsi ascoltare dai giornali.
30 luglio 2008
Comitato Cittadino Isola Pulita

Libera informazione Pino Ciampolillo, l'ambientalista che dopo aver ricevuto minacce di morte per le sue battaglie nell'Isola delle Femmine ha “congelato” il suo blog , da un mese e mezzo vive tappato in casa. Ha deciso che le minacce ricevute in piazza da due persone che lavorerebbero nel cementificio contro il cui inquinamento si batte da una vita («La bara per te è già pronta»), non sono da prendere alla leggera. Non in Sicilia, dove è sempre difficile capire dove finisce il confine della sbruffonata e inizia quello dell'evento possibile, quando “l'atteggiamento” mafioso coincide con lo “status” del mafioso vero, quando uno agisce per conto suo o per interessi di altri.

Allora, se non si ha chiara la situazione, è meglio piantarla lì, spegnere il computer grazie al quale per anni si sono riversate denunce su denunce a favore dell'ambiente e chiudersi in casa con quelle parole sibilate che ancora ronzano nelle orecchie.

L'odissea di Pino comincia con la creazione del Comitato Cittadino Isola Pulita, che utilizza i moderni strumenti offerti da internet - dai blog alle mailing list - per denunciare «il clima di malaffare e illegalità che pervade Isola delle Femmine», cittadina di 5 mila abitanti a 10 minuti d'auto da Palermo.

Al centro dell'azione di “Isola Pulita” la lotta contro corruzione e illegalità, ma soprattutto i danni all'ambiente causati, secondo il Comitato, da un cementificio costruito, praticamente, nel centro del paese.

«Noi non siamo nati - spiega Ciampolillo - per combattere l'impianto della Italcementi. Non è nostra intenzione chiederne la chiusura. Noi vogliamo soltanto che vengano rispettate le normative in materia ambientale, quelle a livello italiano ed europee. In particolare tenendo conto della salvaguardia del territorio - l'Italcementi addirittura è inserita in siti Sic (cioè di iportanza comunitaria, ad alta protezione ambientale certificati dalla Ue) - e della salvaguardia della salute dei cittadini. Abbiamo sempre chiesto questo, ma in un paesino di 5 mila abitanti una grande industria per il politico della zona vuol dire - siamo in Sicilia - il posto di lavoro, il favore...

Il sostegno dei politici le è insomma mancato. E quello della gente?

Il meccanismo di cui parlavo prima si riflette anche nella mancata solidarietà della cittadinanza. Ma non è che i cittadini non siano con noi. Un piccolo episodio: io sono venuto qui in Sicilia 30 anni fa - vivevo a Torino –-al funerale di Peppino Impastato e di Cinisi mi sembrava non ci fosse nessuno. Poi un “cinisaro” ci ha spiegato: «Non è che non c'è nessuno, sono tutti dietro la finestra. Non escono di casa, non scendono in piazza, ma nel momento in cui aprono la finestra, alzano la tapparella, fanno capire al mafioso di turno, alla gente e al vicino di casa, che si sono schierati con Peppino Impastato». La stessa cosa è capitata adesso. Se si schierano con Isola pulita... il certificato fatto in tempo reale, il loculo al cimitero, qualsiasi cosa guardi, qui è tutto contrattabile in termine di voti e di favoritismi personali. La gente si condiziona psicologicamente, perché a Isola delle Femmine, come in Sicilia in generale, c'è lo “stato di necessità”.

Lei ha scritto una lettera di appello alle autorità alcune settimane fa, denunciando le minacce ricevute e annunciando che, senza l'aiuto dello Stato, Isola Pulita si sarebbe dovuta arrendere alle intimidazioni subite. Avete avuto qualche risposta?

C'è stata solidarietà trasversale, devo riconoscere che non è stata una questione di appartenze politiche o associative. Dai vari comitati, dai vari partiti dalle organizzazione sindacali, da Veltroni, tanto per fare un nome. Siamo stati ricevuti dalla Commissione antimafia, la prossima settimana andiamo dal Presidente della Regione Sicilia, saremo ricevuti fra 15 giorni alla Procura della Repubblica, dal Prefetto. Ci stiamo muovendo. Nei mesi scorsi sono state presentate interrogazioni parlamentari sul cementificio di Isola delle Femmine.

Tutto questo nel silenzio dell'informazione. Come mai, secondo lei, i grandi giornali e le grandi televisioni ignorano la battaglia del Comitato?

Abbiamo dovuto combattere, per vedere pubblicato qualcosa. Ma più che l'interesse di alcune televisioni locali e qualche trafiletto non abbiamo ottenuto. Forse perché questa storia è stata presa come Isola Pulita contro Italcementi. E naturalmente con l'Italcementi, specialmente i giornali nazionali, hanno qualche difficoltà. Almeno questa probabilmente è stata, forse, la notizia che è arrivata nelle redazioni.
Ieri dopo tanto insistere finalmente è apparso un piccolo trafiletto nelle brevi di un giornale nazionale. È uscito un pezzo su una rivista locale, e poi altro niente. Ho chiamato ieri l'Ansa e mi hanno detto che l'hanno lanciata, ma che non era stata ripresa.

Ha avuto difficoltà insomma.

A noi l'attenzione dei giornali servirebbe per uscire dall'isolamento, per liberare, come uso dire, le forze sane del Paese. Per ora nessuno si espone. Tornando al discorso di prima, di Cinisi e Peppino Impastato, nessuno apre le finestre se non c'è chi guarda.

Quindi secondo lei i media la ignorano perchè è conivolta una grande industria?

In questo periodo tenga presente che l'Italcementi è sotto torchio. Ha avuto anche problemi nelle varie aste, ha una sorta di calo di produzione... ci sono problemi, in particolare in tutto il meridione. Per esempio a Reggio Calabria, Messina...
Quindi forse a livello di management la situazione meridionale... forse c'è stato anche questo, non dico che c'è il coivolgimento diretto della Italcementi, per carità, ma forse una scelta autonoma dei giornali di non parlarle contro. Io veramente non sono riuscito a spiegarmi come mai, ma le posso raccontare un episodio. Due anni fa, c'è stata la storia delle alghe rosse. Tra i corresponsabili di questo problema c'era sicuramente l'inquinamento causato dal deposito del Pet Coke della Italcementi che, per la conformazione del terreno, inquina fino al mare.

E neanche di questo avevano parlato i giornali?

No, nemmeno di questo. C'è stata un'interrogazione parlamentare, io avevo avuto dei contatti con una cronista di un grande giornale. C'era un esame geologico del terreno... mi dicono domani, domani, e non esce mai. A un certo punto mi arrabbio, e vado in redazione a Palermo. Sa cosa mi hanno detto? «Abbiamo ricevuto delle disposizioni da Roma che non dobbiamo pubblicare nulla sulla Italcementi». Non di Pino Ciampolillo o di Isola Pulita... insomma, sulla questione Italcementi i giornali devono stare molto attenti, perché siamo in un periodo molto delicato.

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