No agli inceneritori

Ho paura

Ho sempre più paura che il problema dei rifiuti in Campania continui ad essere affrontato sull’onda emotiva dell’emergenza. E' sbagliato credere che gli inceneritori possano rappresentare la panacea di tutti i mali. Gli inceneritori sono tra i massimi produttori di nanoparticolato, sostanza che penetra direttamente nelle vie aeree inferiori e negli alveoli polmonari, passa rapidamente nel sangue, penetra all’interno delle cellule e del nucleo, danneggiando il cervello e lo stesso DNA.
13 novembre 2006
Alex Zanotelli

Alex Zanotelli

Ho paura, ho una grande paura, ho sempre più paura che il problema dei rifiuti in Campania continui ad essere affrontato sull’onda emotiva dell’emergenza, la cui risoluzione, o presunta tale, risulta sempre più influenzata da aspetti di natura economico-finanziaria.
Risolvere l’emergenza sì, ma senza pregiudicare il nostro futuro e il diritto delle generazioni future, senza far credere che gli inceneritori possano rappresentare la panacea di tutti i mali.

Apriamo dunque, ma subito, con le istituzioni un grande dibattito, non si tollerino più scelte che possano pregiudicare definitivamente il territorio campano, costituendo, dal punto di vista sanitario-ambientale, un punto di non ritorno.

Voglio essere più esplicito e provo a spiegarmi meglio. Se si ritiene che il problema della spazzatura in strada e delle balle disseminate sul territorio campano possa risolversi con la realizzazione degli inceneritori, magari mutuando il modello emiliano o quello di Brescia, aree che registrano il più alto tasso di malati di cancro in Europa, a pari merito soltanto con la Ruhr, allora bisogna reagire, mobilitarsi, così come fu fatto due anni fa per fronteggiare le speculazioni sull’acqua. Ma proprio memore di questa esperienza, vorrei provare ad interloquire con chi in questo momento è titolare del potere di decidere. Bisogna dire, e ad alta voce, quello che stanno dicendo da mesi in convegni, seminari, congressi in tutta Europa i più famosi chimici e medici di provata autonomia ed indipendenza dal potere politico ed economico. Evitiamo un'altra catastrofe ambientale e sanitaria come quella dell’amianto, quando già dagli anni sessanta si sapeva che conteneva sostanze cancerogene. Diciamo chiaramente che l’unica possibilità per risolvere il problema rifiuti in Campania è la differenziata, ma una vera differenziata, associata a processi biologici “a freddo” di smaltimento quali la biossidazione; una raccolta differenziata, intesa quale fonte di risparmio energetico, va anche intesa quale risorsa per l’occupazione giovanile.

Bisogna che tutta la cittadinanza sappia, ed è un suo sacrosanto diritto, che tutti gli impianti di smaltimento a caldo quali gli inceneritori e i gassificatori sono estremamente dannosi per l’ambiente e per la salute delle popolazioni esposte direttamente ma anche indirettamente tramite la catena alimentare. Da almeno un decennio, infatti, è noto che nei territori in cui sono presenti gli inceneritori il tasso di diossine e metalli pesanti nei latticini e nei grassi animali ed in molti tessuti umani, con particolare riferimento a neonati e feti, è molto più alto che in popolazioni non esposte. Ma ancora più grave è quanto la letteratura scientifica più recente ha dimostrato, ovvero che gli inceneritori sono tra i massimi produttori di nanoparticolato, sostanza che penetra direttamente nelle vie aeree inferiori e negli alveoli polmonari, passa rapidamente nel sangue, penetra all’interno delle cellule e del nucleo, danneggiando il cervello e lo stesso DNA.

Dobbiamo dunque evitare una vera catastrofe ambientale ed è per questo che io imploro le istituzioni responsabili ad organizzare un incontro aperto, durante il quale tutta la cittadinanza sia messa in condizione di sapere quali sono le conseguenze dello smaltimento dei rifiuti attraverso gli inceneritori. Possiamo ancora evitare una possibile imminente catastrofe sanitaria ed ambientale, ma il tempo è ormai agli sgoccioli, credo in uno scatto di orgoglio e di responsabilità da parte del nostro Governatore.

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