mostra: le guerre dimenticate
Tema:
Le guerre dimenticate
Le guerre dimenticate con i drammi le violenze, ed i morti che ne scaturiscono, non fanno notizia, sono tutte vittime dimenticate in luoghi e popoli ignorati dai media, genocidi con cifre impressionanti. Ciò è un’omissione pericolosa verso l’umanità, perché “il silenzio è il miglior alleato della violenza” sono migliaia i morti che le TV ignorano, migliaia le stragi dimenticate, le fosse comuni, le torture atroci, le violenze sommarie, gli stermini razziali di massa; per i media è comodo farle cadere nel vuoto, a causa degli interessi politici ed economici che dettano la priorità delle notizie e degli argomenti da infondere, lo spazio concesso a crisi umanitarie che avvengono nei paesi più poveri o isolati di questo pianeta è scarso, paragonabile ad uno spazio concesso da gretti meschini. I mezzi d’informazione sprecano parole e parole per un’infinità di scadenti idiozie e argomenti di trita superficialità paragonabili all’insensatezza, all’ottusità, ma non il dramma che vivono popolazioni intere, ricche di una propria cultura intrinseca, tramandata da generazioni.
Si tratta delle guerre dimenticate che non fanno più notizia per i mezzi di comunicazione e che soprattutto in Africa si combattono da sempre, guerre ormai cronicizzate che continuano a mietere vittime senza che nulla o quasi si faccia per contribuire ad una soluzione seria e definitiva.
Il silenzio uccide più di tutte le guerre, le parole hanno senso soprattutto se vengono usate per aiutare, testimoniare, riflettere, trovare soluzioni a ferite visibili ed invisibili di popolazioni inermi, l’amplificazione delle parole, parole che scaturiscono spontanee da ciò che i nostri occhi vedono e le nostre coscienze registrano.
Noi pensiamo che trovare “normale” tutto questo significhi “dimenticare” e che dimenticare non sia ne giusto ne rispettoso. Non solo: dimenticare significa rischiare di ripetere, dimenticare significa chiudere un’altra volta le orecchie e gli occhi, dimenticare significa voltarsi da un’altra parte, significa non guardarsi le mani sporche di sangue, significa dire “non mi riguarda”, e invece di nuovo ci riguarda.
Noi vorremmo con questa mostra, da questo punto d’osservazione diffondere emozioni, commenti, denunce, speranze, grida di dolore, finché non saranno rotti tutti i silenzi e altre voci, altre storie avranno diritto di essere ascoltate e comprese.
Dallo Statuto delle Nazioni Unite (ONU) del 24 ottobre 1945:
Noi Popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità, a riaffermare le fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole …..…......
E’ evidente che ci siamo dimenticati di: Angola, Burundi, Ciad, Costa d’Avorio, Etiopia, Ciad, Nigeria, Congo, Somalia, Sudan, Uganda, Iraq, Palestina, Algeria, Saharawi, Colombia, Perù, Kurdistan, Birmania, Filippine, Kashmir, Indonesia, Nepal, Sri Lanka, Afghanistan, Cecenia, Inguscezia e Daghestan, Georgia, Waziristan, ………………..
Sezione A.N.P.I. di Lastra a Signa
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