Brevetti, il 17 mobilitazione nazionale
"Alla prima discussione sulla mozione contro la brevettabilità del software - ha dichiarato il senatore dei Verdi Fiorello Cortiana, delegato del Senato al WSIS di Tunisi - firmata da 99 senatori di tutti gli schieramenti politici, ho sollevato il tema della libertà delle nostre università, delle nostre imprese, dei nostri cittadini". Una questione sulla quale già molti parlamentari sembrano aver acquisito una certa sensibilità ma che secondo i promotori della mozione deve essere sostenuta pubblicamente da tutti coloro che ormai da molto tempo si battono contro la direttiva.
In occasione del prossimo appuntamento per la discussione della mozione al Senato, prevista per il 17 maggio, è stata quindi convocata una Giornata di mobilitazione nazionale, che Cortiana definisce "una grande mobilitazione per la libertà degli alfabeti". Con la direttiva, infatti, è in ballo la libertà di usare i mattoni fondamentali del software, alfabeto informatico sempre più centrale nella vita degli uomini.
In una "lettera aperta al mondo della Rete" si invita il cosiddetto "popolo di Internet" a prendere posizione sulla questione brevetti e per una volta a dimostrarlo anche il prossimo 17 maggio nelle scuole, nelle università e nelle imprese, "in tutti quei luoghi - afferma la lettera - di produzione di conoscenza che, con l'approvazione della direttiva, sarebbero meno liberi". Tutte le iniziative possono essere comunicate via email o via telefono all'ufficio di Cortiana in modo tale da coordinarle e renderle note: f.cortiana@senato.it / Info-line 06/67063104.
Per sollecitare un impegno condiviso, Cortiana sta anche diffondendo la lettera che Richard Stallman, presidente della Free Software Foundation, ha voluto indirizzare a onorevoli e senatori italiani. Lettera che riproduciamo qui di seguito.
"Cari membri del Parlamento italiano,
gli sviluppatori e gli utilizzatori di software in Europa si troveranno di fronte ad un grande pericolo se l'UE permetterà di brevettare le tecniche di software: il pericolo di essere incriminati per le idee contenute nei software che essi sviluppano e usano.
A differenza del copyright, che protegge la descrizione dell'intero programma ma non le singole idee che lo compongono, la brevettabilità del software consentirebbe un monopolio sull'uso di tecniche generiche. Un programma complesso è la combinazione di migliaia di queste tecniche. Se un paese permette la brevettabilità di ognuna di queste tecniche, un programma complesso può infrangere centinaia di brevetti in un colpo solo (secondo uno studio svolto lo scorso anno il Kernel di Linux, la parte centrale del programma linux, usato per il sistema operativo GNU, infrangerebbe 283 brevetti USA).
Come sono queste tecniche?
Consideriamo la "progress bar", la barra progressiva che gradualmente passa dallo 0% al 100% mostrando sullo schermo la realizzazione di una operazione, come l'apertura di una pagina web o lo scaricamento di un documento. Questa tecnica è una piccola parte contenuta in migliaia di programmi software che svolgono differenti funzioni. Persino questa tecnica è stata brevettata all'Ufficio Europeo dei Brevetti, insieme ad altre 50.000, a dispetto dello stesso trattato costitutivo dell'Ufficio Europeo dei Brevetti.
Se la Direttiva del Unione Europea desse un valore legale a questi brevetti, gli sviluppatori e gli utilizzatori di migliaia di programmi rischierebbero la minaccia di incriminazioni.
Un programma è come un romanzo: una raccolta di dettagli che insieme sviluppano molte idee. Immaginate cosa accadrebbe se ogni idea letteraria venisse brevettata, per esempio "una scena d'amore con una donna sul balcone" o "gli occhi blu di una persona che assomigliano al mare". Chiunque scrive un romanzo potrebbe violare diverse centinaia di brevetti; se uno scrittore scrivesse con la preoccupazione di essere incriminato, difficilmente scriverebbe un buon romanzo. Non è questo il modo di promuovere la scrittura né dei romanzi, e neanche dei programmi software.
Le pressioni per la brevettabilità del software provengono principalmente dalle multinazionali dell'informatica. Esse vogliono la brevettabilità del software perché ognuna ne detiene migliaia negli USA e li vuole importare in Europa. Se l'Europa permetterà la brevettabilità del software le multinazionali (molte non europee) avranno uno strumento di controllo sull'uso del software in Europa.
Poi c'è il mito che vuole che i brevetti possano "proteggere" i "piccoli inventori" dalla competizione delle multinazionali. Se questo fosse vero le multinazionali non sarebbero favorevoli alla brevettabilità del software. Ogni multinazionale usa le sue migliaia di brevetti per mettere ognuno nelle condizioni dello scambio le licenze. Così facendo il programma innovativo di un piccolo inventore combinerebbe le sue poche nuove idee brevettate con le centinaia (o migliaia) di idee ben conosciute, alcune brevettate da IBM, alcune brevettate da Microsoft, ecc. Poi loro si comporteranno con lui come se la questione dei brevetti non ci fosse. C'è quindi il mito del vantaggio che le compagnie americane avrebbero proprio perché gli USA riconoscono la brevettabilità del software mentre l'Europa no. Se questo fosse vero, le compagnie statunitensi ed il governo degli Stati Uniti non presserebbero l'Europa per consentire la brevettabilità del software.
Al contrario l'Europa ora ha un vantaggio.
I brevetti degli Stati Uniti riguardano soltanto ciò che è fatto negli Stati Uniti, ma ognuno può avere un brevetto statunitense. Le compagnie europee possono avere brevetti statunitensi e attaccare gli sviluppatori americani. Ma attualmente gli Americani non possono avere brevetti software Europei e quindi attaccare gli Europei. Fino a che l'Europa rifiuterà di brevettare il software, l'Europa avrà questo vantaggio.
Se l'Europa mantiene il suo vantaggio, con il rifiuto di brevettare software, finalmente il mio paese può trovare necessario competere cambiando la sua insensata politica. Per favore, aiutate gli Stati Uniti a salvarsi dai brevetti sul software, salvando innanzitutto voi stessi.
Con franchezza,
Richard Stallman
Presidente della Free Software Foundation
Membro della MacArthur Foundation
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