Disarmo

L'ammiraglio è stato nominato presidente del Comitato militare della NATO

Il preoccupante messaggio dell’ammiraglio Cavo Dragone: "Non potremo avere una mentalità di pace"

Ha dichiarato: "Potrà farci paura, ma sicuramente non potremo avere una mentalità di pace. Non so come possiamo chiamarla per essere politicamente corretti, però non più una mentalità di pace". E ha chiesto un aumento delle spese militari.
21 gennaio 2025

A destra l'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone visita Israele come ospite ufficiale del Capo di Stato Maggiore, LTG Herzi Halevi (a sinistra). La foto è del 4 settembre 2024.

L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, recentemente nominato presidente del Comitato militare della NATO, ha espresso posizioni durissime sulla questione dell'aumento delle spese militari. Nel suo intervento riportato da Il Foglio, emerge una visione incentrata sulla militarizzazione, sulla competizione strategica e sull’idea che la stagione dei "dividendi di pace" sia stata un errore.

Un invito all'aumento della spesa militare

L'ammiraglio Cavo Dragone (lo vedete qui mentre stringe la mano e abbraccia il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi il 4 settembre 2024, la fonte della foto e del video è IDF, Israel Defense Forces) insiste sulla necessità di aumentare la spesa per la difesa, rispolverando i toni della Guerra fredda. Afferma: “Se dai primi anni Novanta avessimo continuato a destinare alla difesa il 3 per cento dei Pil avremmo speso 8.600 miliardi di euro in più”. L'abbraccio fra l'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi, 4 settembre 2024

Una dichiarazione che sembra considerare quasi negativamente il fatto che quegli stessi fondi sono stati destinati, almeno in parte, a settori essenziali per il benessere collettivo come l’istruzione, la sanità, lo stato sociale e lo sviluppo sostenibile.

Richiamare nostalgicamente i tempi della Guerra fredda per giustificare una nuova corsa agli armamenti è una visione a cui ci opponiamo. La logica secondo cui spendere di più per la difesa significa garantire maggiore sicurezza non tiene conto delle lezioni della storia: un mondo iper-militarizzato è un mondo più instabile, in cui il rischio di conflitti armati diventa una costante.

La "mentalità di guerra" come nuovo paradigma

Le dichiarazioni finali dell’ammiraglio sono particolarmente inquietanti: “Potrà farci paura, ma sicuramente non potremo avere una mentalità di pace. Non so come possiamo chiamarla per essere politicamente corretti, però non più una mentalità di pace”. Queste parole non sono soltanto un’ammissione di resa alla logica del conflitto militare, ma un capovolgimento del valore e dell’idea stessa di pace come valore fondante delle relazioni internazionali.

Passare da una "mentalità di pace" a una "mentalità di guerra" rischia di consolidare un circolo vizioso in cui ogni nazione si arma contro le altre, aumentando le tensioni e minando la sicurezza condivisa.

Un modello alternativo: la sicurezza condivisa

La pace non è un intralcio ma una necessità urgente in un mondo sempre più segnato da aspre competizioni economiche e geopolitiche. L’Unione Europea e la NATO dovrebbero affrontare le cause profonde delle tensioni più difficili da risolvere: povertà, disuguaglianze, cambiamento climatico. Sono tensioni che non si allentano ma si aggravano con la spirale di aumento delle spese militari che l'ammiraglio Cavo Dragone caldeggia e che non serviranno a far diminuire disuguaglianze, fame e povertà, in preoccupante aumento, assieme a gigantesche migrazioni.

Un appello alla società civile

Le parole di Cavo Dragone hanno bisogno di una risposta.

La retorica bellicista va contrastata.

Le organizzazioni impegnate per la pace sono lo strumento per mobilitarsi contro questa visione.

Il futuro non si costruisce con una "mentalità di guerra".

Papa Francesco (lo dice nel video al minuto 18) è stato chiaro nel definire la guerra come "una sconfitta".

Facciamo sentire la nostra voce.

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