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Gli scavi sono previsti nella base navale del Mar Piccolo

PeaceLink presenta un esposto alla Procura contro i dragaggi a Taranto

Teresa D'Assisi (Wwf Taranto): ''Non è giusto utilizzare fondi pubblici: chi ha inquinato paghi''
Daniele Marescotti14 febbraio 2006
Fonte: Redattore Sociale

Domani, 15 febbraio 2006, verranno aperte a Bari, presso la Regione Puglia, le buste delle offerte relative al bando di gara che prevede il dragaggio fondali della zona del mar Piccolo dove attraccano le unità navali della Marina Militare. L’operazione, presentata come bonifica ambientale, aveva già suscitato perplessità fra ambientalisti, mitilicoltori e docenti universitari. L’associazione PeaceLink – al fine di bloccare i dragaggi - ha realizzato un esposto inviandolo alla Procura della Repubblica di Taranto e, per conoscenza, al sindaco Rossana Di Bello e al governatore regionale Nichi Vendola. Secondo quanto riportato da PeaceLink nell’esposto, le analisi sui sedimenti hanno appurato la presenza di sostanze inquinanti in quantità elevata, tali da indurre a ipotizzare eventi dolosi o colposi. I dragaggi porterebbero alla eliminazione del "corpo del reato". Da qui l’obiezione sollevata con l’esposto alla Procura.

Nell’esposto si legge inoltre: “L'accertamento delle responsabilità è agevolata dal fatto che l'area in cui sono presenti tali sedimenti è "zona militare" e pertanto su di essa era esercitata una stretta e diretta sorveglianza”. Il bando prevede che il Presidente della Regione Puglia abbia la facoltà di "interrompere o annullare in qualsiasi momento la gara in base a valutazioni di propria esclusiva competenza, comunque finalizzate alla tutela del pubblico interesse, senza che i concorrenti possano vantare diritti o aspettative di sorta". PeaceLink invita a fare questa scelta avanzando argomentazioni di carattere legale.

Le perplessità degli ambientalisti di Taranto sono così sintetizzate da Teresa D’Assisi, del Wwf jonico: “Ci sembra indispensabile, prima di avviare una qualunque operazione di bonifica, rimuovere le cause che hanno prodotto tale inquinamento. La prima operazione da fare sarebbe quella di censire le fonti di inquinamento (attuali e passate) chiedendo ai responsabili di assumersi tutti gli oneri delle eventuali bonifiche”. A questo si aggiunge che i dragaggi sarebbero a spese dei cittadini. “Non è giusto utilizzare fondi pubblici (di tutti) per rimediare ai danni prodotti da pochi responsabili: chi ha inquinato paghi”, ha dichiarato Teresa D’Assisi. E nell’esposto è infatti menzionato anche questo problema a proposito del quale si legge che “un acclaramento delle responsabilità di chi ha inquinato consentirebbe di realizzare il risanamento a spese di chi ha inquinato e non del contribuente”.

Recentemente il sindaco di Taranto Rossana Di Bello ha incontrato i rappresentanti delle associazioni dei mitilicoltori, preoccupati per le ripercussione che i dragaggi avrebbero sulla coltivazione dei mitili. Dopo questo incontro il sindaco ha promesso di farsi portavoce presso la Regione Puglia dei timori dei mitilicoltori e di chiedere al presidente della Regione un "fondo rischi" per risarcire gli allevatori. “Ma - spiega Teresa D’Assisi - noi riteniamo che in caso di danni ad un ecosistema così fragile come quello del mar Piccolo, gli allevamenti sarebbero compromessi per lunghissimo tempo, quindi non crediamo che un "fondo" possa mai risarcire un danno ambientale, forse irreparabile, e la perdita di un'attività che non solo garantisce la sussistenza per moltissime famiglie ma che fa parte dell'identità della città di Taranto”.

Tale vicen, il TAR della Liguria ha annullato tutte le delibere della conferenza dei servizi presso il minisda presenta similitudini con quella di La Spezia dove, alla fine di marzo 2004tero dell'Ambiente a favore del dragaggio del porto di La Spezia accogliendo il ricorso del Wwf e del "Comitato per la salvaguardia del Golfo dei poeti". “A La Spezia – spiega Teresa D’Assisi - le associazioni ambientaliste sostengono che il dragaggio potrebbe compromettere la qualità ambientale di tutta la costa, perché sui fondali giacciono i depositi inquinanti di materiale che le correnti potrebbero portare sino alle Cinque terre”. Ne è nata una lunga controversia legale che sembra riproporsi adesso anche a Taranto.

Note: Per gentile concessione dell'agenzia stampa Redattore Sociale (http://www.redattoresociale.it)

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