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I lavoratori Enel a Greenpeace: «avete compiuto una grave azione»

Brindisi - Greenpeace contro Enel

Attivisti sono entrati nella centrale per srotolare striscioni di protesta «il carbone è il primo nemico del clima globale». Un elenco degli impianti più inquinanti. I dipendenti: «lasciateci lavorare».
30 novembre 2007
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno

Brindisi - Greenpeace contro Enel Azione di Greenpeace alla centrale Enel di Brindisi Sud. Secondo quanto riferisce l’associazione ambientalista, all’alba di questa mattina gli attivisti sono entrati all’interno della centrale a carbone per ricordare che, a pochi giorni dall’apertura del vertice delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici a Bali, «il carbone è il primo nemico del clima globale». I volontari hanno aperto striscioni sia sul tetto della centrale Enel, che sul grande carbonile all’aperto. Il banner più grande (20x25 mt) è stato posto accanto al logo dell’Enel con la scritta '1st climate killer in Italy'.

I lavoratori della centrale «Federico II» di Brindisi, pur dando il «benvenuto» ai volontari di Greenpeace, hanno respinto le affermazioni fatte, dichiarando che il «carbone è energia, l’energia è vita». L'invito, in blocco dei dipendenti della centrale di Cerano, è stato: «Lasciateci lavorare».

All’azione internazionale hanno partecipato i rappresentanti di Greenpeace Italia e oltre quindici attivisti provenienti anche da Canada, Svizzera e Gran Bretagna. Sono intervenuti gli agenti della sicurezza interna e le forze dell’ordine. «Siamo qui perchè la centrale di Brindisi Sud è il primo impianto per emissioni di gas serra in Italia, con 14,4 milioni di tonnellate di CO2 nel 2006», spiega Francesco Tedesco, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace. L'Europa dovrà ridurre le proprie emissioni di almeno il 20% al 2020, ma – sottolinea Greenpeace – Italia e Spagna sono in coda tra i paesi con obiettivi di riduzione, secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente.

«Se l’Europa intende essere leader nella lotta ai cambiamenti climatici durante il vertice di Bali, stati come Italia e Spagna devono riportare le proprie emissioni sotto controllo, impedendo la costruzione di nuove centrali a carbone e chiudendo i vecchi impianti obsoleti, come quello dell’Enel a Brindisi – scrive l'associazione ambientalista – E' necessario invece investire su fonti rinnovabili e misure per l’efficienza energetica».

«Il Governo italiano controlla oltre il 30% di Enel, ma non sta facendo assolutamente nulla per far sì che la Società contribuisca al raggiungimento degli obiettivi nazionali per Kyoto - spiega Giuseppe Onufrio, direttore delle Campagne di Greenpeace -. Romano Prodi, che è stato presidente della Commissione europea e che ha giocato un ruolo attivo per l'entrata in vigore del protocollo di Kyoto nel 2005, dovrebbe promuovere il massiccio sviluppo delle fonti rinnovabili, così come richiesto dall’Europa».

In Italia la prima fonte rinnovabile è l’efficienza energetica: investendo in misure di efficienza si potrebbe risparmiare al 2020 il 20% dei consumi elettrici nazionali – circa 100 miliardi di chilowattora – pari alla produzione di 6 centrali come quella di Brindi Sud.

Greenpeace ha annunciato che diffonderà da oggi la classifica degli impianti italiani che emettono più CO2 (anidride carbonica), scaricabile da sito web: www.greenpeace.org.

Secondo la classifica si trovano in Puglia i tre «peggiori impianti in Italia per emissioni di Co2», anidride carbonica. Oltre alla centrale Enel Federico II di Brindisi sud – che è stata assaltata stamane dal gruppo ambientalista e che ha prodotto 14.4 milioni di tonnellate di CO2 nel 2006 – figurano al secondo e terzo posto della lista lo stabilimento siderurgico Ilva di Taranto (con 10,7 milioni di tonnellate di anidride carbonica nel 2006) e la centrale Edison di Taranto (con 10,1 milioni di tonnellate).

I lavoratori della centrale «Federico II» di Brindisi, pur dando il «benvenuto» ai volontari di Greenpeace, hanno respinto le affermazioni fatte, dichiarando che il «carbone è energia, l’energia è vita». L'invito, in blocco dei dipendenti della centrale di Cerano, è stato: «Lasciateci lavorare».

«Se Greenpeace che è presente in tutto il mondo, sceglie Brindisi come luogo simbolo della sua campagna, allora -dice una nota a firma dei lavoratori Enel della centrale Federico II- ha sbagliato indirizzo. Pechino, Shangai, Bombay, Singapore, Sidney, Miami, ma anche Colonia, Stoccarda e addirittura Copenhagen, sarebbero molto più indicate perché si tratta di città e Paesi che fondano le loro economie sull'uso del carbone per la generazione elettrica».

«Ogni anno - prosegue la nota - solo in Cina si costruisce una nuova centrale a carbone alla settimana, centrali che non possono essere paragonate per qualità e livello delle tecnologie, alla centrale Enel di Brindisi. Non accettiamo lezioni da chi non ha mai lavorato e dice sempre e solo no a tutto. Condanniamo con tutte le forze le azioni che questa mattina hanno offeso la nostra dignità con questa grave azione».

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