Grave incendio su una piattaforma nel Mar Caspio con 30 dispersi

Una delle piattaforme petrolifere a 75 miglia dalle coste dell'Azerbaijgian brucia dal 4 dicembre. I nostri governi devono proteggere il Pianeta
6 dicembre 2015

La piattaforma sul giacimento Gunashli (Mar Caspio) in fiamme

 La notte tra il 4 e il 5 dicembre scorso, quel tratto del Mar Caspio a 75 miglia dalle coste dell'Azerbaijgian era in tempesta. In quell'area si trova una delle piattaforme che trivellano i giacimenti Azeri–Chirag–Gunashli (ACG) della Compagnia di Stato SOCAR. La tempesta ha scatenato lo scoppio di una linea di gas e un incendio. Stando a quanto dichiarato alla BBC dalla Compagnia SOCAR, in quel momento c'erano 63 persone. Una è certamente morta, delle altre 30 non si sa ancora nulla. 

Nessuno dei disastri degli ultimi anni – di cui non si porta più il conto - è troppo lontano da noi. Tutti sono collegati al sistema di sviluppo che detta le scelte di vita in alcune parti del Pianeta, ma ne segna sempre più rapidamente l'intero destino. Nei programmi economici dell’Azerbaijan legati allo sfruttamento dei giacimenti sottomarini c'è stato sin dall'inizio l'obiettivo di partecipare ad uno dei progetti che interessano la costruzione di gasdotti per il trasporto di gas verso i Paesi dell’Unione Europea.

Ma un numero troppo modesto di persone si occupa sia delle scelte dei governi, sia di così tante vite spezzate. Tra le spiegazioni, per quanto riguarda almeno il nostro Paese, c'è l'inadeguatezza dei canali attraverso cui il sapere tecnico-scientifico si traduce in scelte economiche e produttive, e forse di chi quel mondo mette in relazione con la classe politica e giornalistica. La stessa estrazione e formazione di queste categorie (tra l'altro omogenea) non sembra di aiuto, mancando una preparazione capace di proteggere da interferenze. Né sembra di aiuto l'arretratezza che caratterizza parte delle classi imprenditoriali e finanziarie più influenti, occupate da individui incapaci di progettare benessere senza distruggere risorse e spazi di autonomia e innovazione, quando non sono consapevoli di alimentare illegalità, o meccanismi di oppressione in altre regioni del Pianeta. 

Immagini dall'Azerbaijgian (Andrey Kolghugin)

Sembra ancora che l'attenzione dell'opinione pubblica non sia abbastanza attratta da queste e altre terribili morti. Ma se ancora le vite umane sacrificate e le ferite che colpiscono i nostri mari, le coste e i fiumi, le falde profonde delle acque intorno a cui sono nate le nostre più antiche città non sono al centro delle nostre paure, delle rivendicazioni politiche e dei progetti più importanti, anche personali, vuol dire che bisogna cambiare e intervenire in fretta: dobbiamo chiedere sicurezza e responsabilità ai nostri governi e farlo in tanti. Soprattutto i più giovani dovranno chiederlo, al più presto, con convinzione e determinazione e anche con entusiasmo.

Note: Per saperne di più sull'incidente e sui giacimenti di idrocarburi in Azerbajgian

Video BBC (2015)
http://www.bbc.com/news/world-europe-35016461

Greenreport (2015)
http://www.greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/esplosione-di-una-piattaforma-petrolifera-nel-mar-caspio-e-marea-nera-a-sakhalin-fotogallery/

Sito ambasciata Azerbaijgian
http://www.azembassy.it/?page_id=1023

https://en.wikipedia.org/wiki/Azeri%E2%80%93Chirag%E2%80%93Gunashli

Articoli correlati

  • Alla COP30 Lula contro il riarmo e per la pace
    Latina
    In Brasile ha preso il via la conferenza ONU per contrastare i cambiamenti climatici

    Alla COP30 Lula contro il riarmo e per la pace

    “Se quanti fanno la guerra fossero qui a questa COP, si renderebbero conto che è molto più economico investire 1,3 trilione di dollari per porre fine al problema climatico piuttosto che spendere 2,7 trilioni di dollari per fare la guerra, come hanno fatto l’anno scorso”, ha dichiarato Lula.
    11 novembre 2025 - Redazione PeaceLink
  • La COP30 ci chiama alla mobilitazione
    Ecologia
    La Conferenza ONU sul clima si terrà in Brasile dal 10 al 21 novembre

    La COP30 ci chiama alla mobilitazione

    Intanto Trump e i repubblicani non solo negano la crisi climatica ma minacciano gli Stati che scelgono la decarbonizzazione e impongono all’Europa massicci acquisti di combustibili fossili, con la leva dei dazi doganali.
    7 novembre 2025 - Redazione PeaceLink
  • Trump incendia i Caraibi
    Latina
    Le provocazioni statunitensi cercano il casus belli per attaccare il Venezuela

    Trump incendia i Caraibi

    La guerra al narcotraffico rappresenta solo il pretesto per impadronirsi delle risorse dell’intera regione
    5 novembre 2025 - David Lifodi
  • Resistere è un diritto, non una condanna a morte
    Latina

    Resistere è un diritto, non una condanna a morte

    Nuovo rapporto sugli attacchi contro chi difende i beni comuni​
    8 ottobre 2025 - Giorgio Trucchi
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.8.26 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)